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Ehud Barak: il rischio della pace

 

Raffaele Oriani

Nouvel Observateur, 10 novembre 1999


Come sempre molto attento agli affari del Medio-Oriente, nelnumero ora in edicola il Nouvel Observateur traccia un quadro veramente cupo della situazione interna allo stato ebraico. Secondo il Shin Beth, il servizio di sicurezza interna di Israele, la vita del primo ministro Ehud Barak sarebbe infatti in grave pericolo: per questo Barak ormai appare in pubblico sempre e solo protetto da un giubbotto antiproiettile e sempre per questo ha partecipato solo in voce e in immagine alla commemorazione di Rabin, apparendo su uno schermo gigante ad arringare la folla da cui i servizi di sicurezza gli avevano imposto di tenersi alla larga. Il fatto e’ che nelle ultime settimane contro Barak sono scese in campo le stesse forze che quattro anni fa montarono la campagna di odio nei confronti di Rabin : rabbini convinti che i suoi provvedimenti rappresentino una ‘violazione della legge divina’, circoli universitari nazionalisti che continuano a sostenere che contro chi danneggia gli interessi di Israele non puo’ essere escluso l’uso della forza, una buona fetta di opinione pubblica (il 2,5%, circa 90.000 israeliani adulti) persuasa che certe concessioni ai palestinesi vadano revocate ‘a quasiasi costo’. Quella israeliana insomma e’ una societa’ sempre piu’ divisa, tanto che sondaggi effettuati la scorsa settimana rilevano che il 65% degli israeliani e’ convinto che ci troviamo alla vigilia di nuovi attentati, con il 59% che vede proprio in Barak la prossima vittima, e il 42% preoccupato soprattutto per la sorte del suo ministro dell’Educazione Yossi Sarid del partito di sinistra Meretz. Tutto questo perche’ il governo Barak ha cominciato mettere in pratica gli accordi sottoscritti dall’ex premier conservatore Nethanyaou: liberazione di prigionieri palestinesi, ritiro parziale dalla Cisgiordnia, creazione di un corridoio tra Gaza e Cisgiordania, demolizione degli insediamenti ebraici abbozzati in luoghi non autorizzati. Ma forse quello che piu’ agita i nazionalisti israeliani sono le parole dello stesso Barak, che di recente ha affermato: ‘cerchero’ di convincere quanti piu’ israeliani possibile della bonta’ della pace, ma alla fine proseguiro’ comunque sulla strada tracciata da Rabin’.


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