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Le Nouvel Observateur / Ehud Barak: cento giorni in chiaroscuro


Raffaele Oriani

Le Nouvel Observateur, 20 ottobre 1999

Il Nouvel Observateur tira le somme dei primi cento giorni del nuovo governo israeliano di Ehud Barak, il premier laburista uscito vincitore dal confronto con Benamin Nethanyaou. E? un bilancio in chiaroscuro, ed e? un governo che proprio in questi giorni viene messo pesantemente alla prova dall?ennesima querelle con i coloni ebrei nella Cisgiordania occupata. Per quanto riguarda il bilancio: il processo di pace fa timidi passi in avanti, mentre da parte dell?Autorita? palestinese si ?rinnova la fiducia in Barak? e un rappresentante dello staff negoziale di Arafat dichiara che ?Barak e? duro nelle discussioni, ma non ha mai posto in discussione la necessita? della pace e della convivenza tra i due popoli?. Negli ultimi mesi sono stati liberati centocinquanta prigionieri palestinesi e l?esercito israeliano ha ricominciato il ritiro dalle zone implicate nell?accordo di Wyde Plantations. Resta invece stranamente ancora da realizzare la ?strada della sicurezza?, ovvero il corridoio che dovrebbe permettere ai palestinesi di passare senza controlli doganali e personali tra Cisgiordania e Gaza. Qualcosa insomma si muove, ma non si e? ancora fatto il salto decisivo, non si e? ancora spianata la via all?accordo-quadro che dovrebbe dare un primo stabile assetto ai rapporti tra le due entita? nazionali ebraica e palestinese. E passiamo alla piu? stretta attualita? che vuol dire essenzialmente problemi con i coloni: in Cisgiodania negli ultimi tempi sono infatti stati realizzati sette ulteriori insediamenti illegali di coloni ebraici. Illegali, ovvero senza l?assenso ma con la tacita acquiescenza del passato governo di Gerusalemme: che fare quindi di questi insediamenti? In ambienti della presidenza del Consiglio si riafferma la volonta? di applicare la legge, ovvero di smantellare gli insediamenti; in ambienti della coalizione che da? la fiducia a Barak si ribadisce al contrario che non ci saranno espropri ne? demolizioni: troppo delicate dal punto di vista politico, semplicemente inaccettabili per la coscienza nazionale di tanti israeliani. Il dilemma e? delicato e rischia da una parte di minare la credibilita? di Barak come uomo della pace e del dialogo, dall?altra di mettere in pericolo il suo governo che gode dell?appoggio del Partito nazionale religioso, dei russi di Sharansky e dello Shas, tutti schieratisi dalla parte dei coloni. Barak avrebbe sperato di rimandare ogni decisione a dopo l?accordo-quadro con l?Autorita? palestinese, l?attualita? gli impone una decisione che difficilmente risultera? priva di conseguenze sullo scacchiere mediorientale.

 

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