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Le Nouvel Observateur / Si chiude il Novecento, finisce la psicanalisi ?


Raffaele Oriani

Le Nouvel Observateur, 13 ottobre 1999

L’uomo del secolo per il Nouvel Observateur e’ sicuramente Sigmund Freud. Al padre della psicanalisi e’ allora dedicata la copertina e un ampio dossier del numero questa settimana in edicola. Scelta coraggiosa, quella della rivista francese, scelta controcorrente non solo dal punto di vista mediatico (attirera’ acquirenti la vecchia barba austro-ungarica in copertina?), ma anche da quello culturale. E infatti si parte proprio da qui: e’ ancora viva la psicanalisi? Esiste ancora? Ce la fara’ a dire la sua anche nel secolo che si apre o e’ destinata a restare un capitolo della storia culturale del Novecento? La risposta del settimanale parigino e’ ovviamente si’: la psicanalisi ce la fara’ perche’ e’ una scoperta universale e perche’ la psicologia del profondo ha aperto regioni dell’anima che non finiremo mai di voler indagare. Ma quella del Nouvel Observateur resta una risposta titubante, data con grande passione ma senza troppa convinzione. Giustamente l’articolo d’apertura si chiede che ruolo possa avere ancora questa terapia che costa molto, dura all’infinito e declina ogni responsabilita’ in caso di riuscita mancata. Viviamo in un mondo di pillole, di interventi sofisticatissimi e immediati, di minime variazioni genetiche che promettono di riuscire a cambiare il destino e forse anche l’umore degli individui. Che c’entra la psicanalisi con tutto questo? Probabilmente molto, ma nemmeno i convinti assertori di questa tesi sono completamente privi di dubbi. E allora forse e’ meglio spostarsi dal piano della terapia a quello del costume: e’ innegabile infatti che la psicanalisi sia entrata nella nostra quotidianita’ e che abbia diffuso esigenze di approfondimento e comprensione personale e reciproca fino a qualche decennio fa completamente sconosciute ai piu’. La psicanalisi, per dirla col Nouvel, non si fara’ cancellare. E forse ha gia’ capito su quali frontiere organizzare la resistenza: manco a dirlo sono frontiere francesi, quelle della contaminazione tra le scienze psicologiche, sociali, critiche che, da Lacan in poi, ha ormai una tradizione consolidata nelle aule universitarie e nei salotti buoni d’Oltralpe.

 

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