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Le Nouvel Observateur / Kossovo: bilancio
della guerra e dei suoi detrattori
Raffaele Oriani
Le Nouvel Observateur, 14 luglio 1999
Copertina estiva per il Nouvel Observateur che strizza locchio al
turista e presenta tutto quello che cè da vivere e vedere a Parigi in
questultima estate del millennio. Grande interesse anche per lo scenario
internazionale, per il nuovo governo israeliano e per le conseguenze a bocce ferme di
piu di due mesi di guerra nei Balcani. Il consuntivo del Nouvel e in
realta diretto piu a contestare le contestazioni che a magnificare i risultati
delloperazione bellica contro Milosevic. Si parte dallassunto che non
cerano alternativa e se ne deriva una serie stringente di obiezioni a chi si e
schierato contro lintervento in nome del pacifismo, dellantiamericanismo,
della sovranita nazionale. E stata una vittoria e non poteva essere altrimenti
se si voleva salvaguardare il valore del diritto dei popoli e dei singoli: la Serbia
e stata costretta ad accettare le cinque condizioni poste a Rambouillet e le
cinquemila vittime denunciate da Milosevic (troppe per definizione, sottolinea il Nouvel)
non sono nulla se rapportate alle cifre di altri conflitti, al milione e mezzo di morti
degli scontri in Sudan, allaltro milione e mezzo che e costata linfinita
serie di guerre in Afghanistan. Ma e stata poi una guerra? No, non si puo
definirla tale perche per tutto il tempo del conflitto si e evitato un
pilastro fondamentale della classica teoria della guerra: spingere la propria
capacita doffesa alle estreme possibilita. E stata
unoperazione di pulizia internazionale che ha vissuto del paradosso di poliziotti
autonominatisi tali. E proprio su paradossi del genere sono cresciute le obiezioni
principali allescalation militare: quella pacifista prima di tutto, che il Nouvel
liquida con gli ormai classici richiami a Hitler e al pericolo che in questo secolo hanno
rappresentato i dittatori espansionisti. Gli antimperialisti, poi: gli ultimi reduci
clandestini del credo comunista, i delusi di tutte le rivoluzioni che si scagliano su
quella che appare lunica superpotenza rimasta (nel mirino e in particolare
Regis Debray e un suo editoriale per le monde). Infine i difensori a oltranza della
sovranita nazionale che soprattutto in Francia e ancora un tabu
intoccabile, da difendere gelosamente contro gli assalti delleuro, la
globalizzazione, ogni forma di federalismo sovranazionale. Sono obiezioni condivise da
fette consistenti di popolazione, ma per il Nouvel Observateur non sono in grado di
scalfire la legittimita di due mesi di bombardamenti dai cieli della Serbia.
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