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Rassegna Internazionale




Le Nouvel Observateur / Primakov: leader troppo popolare per poter governare

 

Raffaele Oriani

Le Nouvel Observateur, 27 maggio 1999

Il Nouvel Observateur con un’interessante corrispondenza da Mosca rivela i veri motivi che sono alla base della destituzione di Eugeni Primakov da primo ministro russo. Guerra nei Balcani? Crisi economica? Impopolarita’ diffusa? Nemmeno per sogno. Il gabinetto dell’ex ministro degli esteri godeva infatti di un consenso assolutamente inedito nella breve storia delle traballante democrazia russa: la popolarita’ era al 70%, l’ostilita’ solo al 12%. Forse proprio questo seguito e’ costato il posto a Primakov che, nella sua battaglia per ‘un’economia piu’ giusta’, aveva finito per scontrasri con troppi interessi che avevano sino ad allora goduto del favore del Cremlino. Primo tra tutti il grande affare dell’esportazione di capitali che da Mosca raggiungono le banche svizzare bypassando ogni controllo da parte dello stato. Sulla vicenda indagavano il procuratore generale della Repubblica e il magistrato ticinese Carla Del Ponte: una volta fatto il nome del magnate Boris Berezovski il meccanismo pero’ si e’ inceppato, Eltsin ha chiesto la destituzione del procuratore e appena ha potuto ha destituito il suo primo ministro che figurava come il vero ispiratore delle inchieste. Ma a dicembre ci sono le elezioni generali e non e’ detto che i russi non si ricordino del loro stimato ex primo ministro.

Da due anni la sinistra governa in Francia e la sfida principale sulle 35 ore e’ ancora molto lontana dall’essere vinta. Eppure la legge sulla riduzione dell’orario di lavoro e’ gestita da Martine Aubry che e’ uno dei ministri piu’ capaci del governo Jospin e ha dalla sua il supporto diretto del primo ministro che ne voleva fare il suo ‘cantiere sociale’. Ora e’ il momento dei primi bilanci e al ministro non resta che giocare con le parole: cambiano i parametri, finiscono sullo sfondo i dati piu’ negativi, si condisce tutto con considerazioni generiche sulla prospettiva e la via ormai tracciata ad un progetto troppo ambizioso per concretizzarsi in un paio d’anni. In sostanza la legge ha coinvolto 1,4 milioni di lavoratori grazie a 3800 accordi, ma dalla sua promulgazione ha creato solo 35.000 posti di lavoro. La Aubry insiste che il dato non e’ deludente perche’ vanno calcolati tutti i posti che cosi’ non si sono persi, ma il Nouvel non sembra convinto e imputa il fallimento ad un madornale errore di metodo: da subito infatti si annuncio’ il varo di una seconda legge nel prossimo autunno, creando cosi’ aspettative nei datori di lavoro che rimandano l’applicazione degli accordi in attesa di tempi migliori e condizioni piu’ vantaggiose.

 

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