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Rassegna Internazionale




Le Nouvel Observateur /  Cina: l’impero c’e’ ancora ma procede a tentoni

 

Raffaele Oriani

 

Le Nouvel Observateur, 12 maggio 1999

Il ‘Nouvel Observateur’ presenta una grande, articolata inchiesta sulla Cina dopo mezzo secolo di comunismo. Se le autorita’ si preparano alle grandi celebrazioni che quest’autunno saluteranno i primi cinquant’anni di Cina popolare, il paese vive una profonda crisi politica, economica e di identita’. Non ci sono piu’ miti condivisi, non c’e’ piu’ lo slancio dei primi anni dell’era Deng quando il dio-denaro seppe rimpiazzare prontamente la caduta degli dei del Politburo. Un miliardo e mezzo di cinesi per la prima volta hanno la sensazione che la strada non sia tracciata con sicurezza e non porti necessariamente verso un orizzonte di progresso: come dare allora obiettivi credibili ad un paese in cui cala la crescita economica, aumenta la disoccupazione, esplode il deficit pubblico, dilaga il crimine e non si sono ancora affermati diritti civili e liberta’ politiche? Un paese in cui solo lo scorso anno secondo i dati ufficiali ci sono state cinquemila manifestazioni di protesta contro la corruzione dell’apparato comunista? La classe dirigente cinese che solo qualche anno fa sembrava pronta a disputarsi il dominio del mondo ora sembra soprattutto intenta ad amministrare le illusioni perdute di un paese in affanno: lo stesso premier Zhu Rongji non smentisce l’impressione e ammette franco di 'stare avanzando su un terreno minato'.

Molto preoccupato l’articolo del ‘Nouvel Observateur’ sul piu’ recente scandalo transalpino: il caso del prefetto Bernard Bonnet, incaricato di rimettere ordine in Corsica e incappato in una storia tragi-comica di servizi segreti, capanni da mare e incendi provocati ad arte. Il caso e’ ormai noto: in Corsica lo stato di diritto francese deve accettare qualche compromesso, tra i tanti la presenza di capanni abusivi che operano in nero nella stagione estiva e costituiscono ormai una delle attrazioni abituali dell’isola. Il prefetto ha un obiettivo e per questo e’ disposto ad usare mezzi poco ortodossi: per ripristinare la legalta’ paesaggistico-economica manda allora delle squadre di gendarmi a distruggere i capanni nottetempo. Quando e’ la volta di ‘Chez Francis’ a Cala d’Orzu qualcosa va storto, per un soffio non ci scappa il morto e l’operazione viene scoperta. Il prefetto viene quindi arrestato, il governo e’ in grande imbarazzo perche’ non e’ chiaro fino a che livello della gerarchia si fosse al corrente dei metodi spicci usati in Corsica, i corsi festeggiano e sbeffeggiano l’autorita’ costituita dietro le sbarre. Un grave colpo per lo stato di diritto, uno scacco alla lotta contro la malavita corsa, un passo falso dello Stato e della sua credibilita’.

 

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