Russia: cinque anni fa, la grande
svendita
Raffaele Oriani
Le Nouvel Observateur, 6
dicembre 2000
Prendendo spunto da un libro appena pubblicato in
America dall’ex capo dell’ufficio moscovita del Financial Times (Chrystia
Freeland, ‘Sale of the Century’), il Nouvel Observateur ritorna
questa settimana sulle vicende legate alla grande svendita di fine
secolo che nel ’95 consegno’ gran parte delle ricchezza naturali e
industriali della Russia nelle mani di quei sette oligarchi di cui ora
il presidente Putin tenta disperatamente di limitare l’influenza. E’
stato probabilmente il piu’ grande scandalo finanziario degli ultimi
decenni: svolto secondo coordinate semi-legali, grazie al fattivo
contributo della piu’ alta carica politica russa di allora (ovviamente
Boris Eltsin), in un’opacita’ tale che anche a cinque anni di
distanza non e’ semplice ricostruire esattamente l’intera vicenda.
In sostanza comunque si tratto’ di uno scambio di reciproche
convenienze: a voi le ricchezze del paese, a me il controllo sul potere
politico. Nel ’95 infatti Eltsin e’ in grandi difficolta’ e teme
per la propria riconferma alle elezioni dell’anno seguente. L’unico
modo per sopravvivere politicamente al fallimento totale delle politiche
cosiddette ‘liberalizzatrici’ gli sembra quindi un accordo di ferro
con l’elite economica nata nei convulsi anni che hanno fatto seguito
al crollo del comunismo. Il 30 marzo del ’95 sigla quindi il grande
accordo con i famigerati ‘oligarchi’: in cambio di un prestito di
facciata alle casse dello Stato russo questi ultimi si accaparrano
quindi le principali strutture estrattive del paese (clamoroso il caso
dell’azienda Norilsk Nickel che passa dalle mani dello Stato a
quelle di Vladimir Potanin per 170 milioni di dollari a fronte di un
giro d’affari di tre miliardi di dollari). L’occidente plaude la
privatizzazione avanzante, gli economisti liberisti esultano, gli
oligarchi si rimpinguano le tasche, il paese rimanda di tre anni la
bancarotta e di cinque la resa dei conti con questo modo truffaldino di
gestire il passaggio dal comunismo all’economia di mercato. Un anonimo
russo intanto osserva: ‘Marx avra’ pure sbagliato sul socialismo, ma
certo aveva capito tutto del capitalismo’.
PS: tra i primi a intuire il baratro di illegalita’ in cui stava
precipitando la Russia fu il finanziare ungaro-newyorchese Georges Soros
di cui consigliamo caldamente gli scritti apparsi nella collana ‘I
Libri di Reset’.
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