Kossovo: scambio di ruoli tra vittime
e carnefici
Raffaele Oriani
Le Nouvel Observateur, 13
settembre 2000
Come al solito molto attento ai temi di politica
internazionale meno ‘coperti’ dagli altri media europei, il Nouvel
Observateur questa settimana va in Kossovo a raccontare la vita della
comunita’ serba a piu’ di un anno dalla fine dei bombardamenti della
Nato. Il bilancio e’ veramente deprimente e spiega la cappa di
silenzio scesa su queste zone da quando non sono piu’ teatro di guerra
aperta tra gli alleati occidentali e le forze del regime di Milosevic. L’unico
risultato della campagna del 1999 e’ stato infatti, a detta del
settimanale parigino, lo scambio dei ruoli tra vittime e carnefici, il
passaggio della paura dalle file degli albanesi a quelle dei serbi. Su
trecentomila serbi che abitavano la regione, pare che almeno i due terzi
se ne siano andati: chi profugo in Serbia, chi emigrante al di qua o al
di la’ dell’Oceano (il Nouvel non lo dice ma giova ricordare che tra
gli scampati si conta la quasi totalita’ della comunita’ gitana da
tempo bersaglio delle angherie degli ultra’ albanesi). Le forze del’Onu
scese in campo per difendere la maggioranza albanese devono ora
concentrare gli sforzi sulla difesa della sempre piu’ sparuta
minoranza serba: il che comunque non impedisce che si assista a uno
stillicidio di tre, quattro, cinque morti ammazzati a settimana per
ragioni etniche. Sempre piu’ esasperati i serbi si avvinghiano allora
al cadente carisma di Milosevic, con cio’ non contribuendo certo a
rasserenare il clima e favorire la convivenza tra le due etnie. Ma ancor
piu’ sconfortante del reportage sul campo e’ l’intervista del
settimanale parigino al plenipotenziario Onu per il Kossovo, il francese
Bernard Kouchner: l’ex patron di Medici senza frontiere sembra infatti
rassegnato alla china negativa degli eventi, rivela di non avere alcun
piano particolare per riconciliare le comunita’ in lotta, e in assenza
di ogni strategia politica si limita a ripetere come un mantra le solite
accuse al regime di Milosevic (e ad annunciare di essere ‘stanco’ e
di volersene andare). A un anno dalla fine della guerra nelle valli del
Kossovo diventa sempre piu’ stridente il contrasto tra il dispiego di
mezzi militari, ideologici, diplomatici e la poverta’ dei risultati
raggiunti.
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