A Belgrado resa dei conti elettorale
Raffaele Oriani
Newsweek, 18 settembre 2000
Il 24 settembre quello che resta della Jugoslavia si rechera’ alle
urne per eleggere il presidente federale. In realta’ sin da ora e’
chiaro che si trattera’ di un presidente dimezzato, dal momento che il
‘junior partner’ della federazione invita esplicitamente al
boicottaggio e il vincitore avra’ quindi piu’ di qualche difficolta’
ad esercitare il proprio potere sul Montenegro dal palazzo presidenziale
di Belgrado. Piu’ che di un’elezione vera e propria si tratta quindi
di un referendum su un quesito di semplicita’ lapidaria: continuare
con Milosevic o voltare pagina? Al momento sembra che lo sfidante
Kostunica possa avere la meglio, visto che i sondaggi lo danno in
vantaggio con un 52 per cento delle intenzioni di voto contro lo
striminzito 26 di Slobodan Milosevic. Ma la strada e‘ ancora lunga e
piena di insidie piu‘ o meno politicamente corrette. Da una parte
infatti si ripropone il solito schema politico belgradese: al fronte
compatto della dirigenza nazional-comunista si contrappone una
coalizione di diciotto partiti d’opposizione momentaneamente uniti
nello sostenere lo sfidante ufficiale ma in realta‘ profondamente
divisi sulle soluzioni da dare ai principali problemi politici ed
economici che affliggono il paese balcanico. Dall’altra a Belgrado
tutti sono pronti a scommettere che Milosevic abbia in serbo qualche
trucco a sorpresa per mantenere il potere anche in caso di sconfitta
elettorale. Riuscira‘ Kostunica a strappare la Serbia alla spirale di
violenza e isolamento in cui e‘ precipitata negli ultimi dieci anni?
Non e‘ semplice rispondere a questo interrogativo, e in un lungo
servizio da Belgrado nel numeno in edicola questa settimana Newsweek
sottolinea che il campo dello sfidante pur essendo schierato contro
Milosevic non perde occasione di sottolineare il proprio credo
anti-occidentale. Le bome della Nato infatti sono state un trauma per
tutta la Serbia e nella Belgrado di inizio millennio non si vince
campagna elettorale senza riaffermare la fiducia nella patria contro l’arroganza
degli Stati Uniti. Situazione quindi estremamente ambigua, accentuata
dal fatto che lo sfidante Kostunica e‘ buon amico del famigerato
leader serbo-bosniaco Radovn Karadzic. Comunque vada a finire, sembra
sostenere Newsweek, queste elezioni non potranno che essere un primo
passo verso la normalizzazione della situazione politica in Serbia e
nella Federazione jugoslava.
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