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        Summit a Pyongyang: speranze e riserve  
         
         
        Raffaele Oriani  
        
        Newsweek, 26 giugno 2000  
        Il numero di Newsweek in edicola in questi giorni presenta un
        lungo e ben documentato servizio sul summit che ha visto i due leader coreani incontrarsi
        per la prima volta in mezzo secolo nella captale settentrionale Pyongyang. Il senso
        dellarticolo e che lincontro autorizza a sperare, ma che non si e
        sicuramente ancora imboccata la strada che portera automaticamente
        allunificazione delle due Coree. Nei prossimi anni non si potra quindi
        confidare solamente sullinerzia della storia, ma ci si dovra impegnare con
        estrema convinzione su una marea di questioni concrete: piu economiche che
        politiche. Se infatti le motivazioni che hanno spinto il presidente sud-coreano a premere
        per lorganizzazione del summit sono essenzialmente culturali, nazionali, in ultima
        istanza politiche (Kim Dae Jung e un ex dissidente che ha passato la vita a
        predicare la riconciliazione tra i due stati e a denunciare i pericoli di ogni esclation
        militare che potesse allontanare ulteriormente luna dallaltra le due Coree),
        lunica vera ragione che ha portato il loeader nord-coreano ad accogliere
        lospite meidionale e che la situazione economica del suo paese non permette
        piu chiusure ideologiche di sorta e obbliga lultimo bastione stalinista del
        mondo a venire a patti con i nemici di ieri. Kim Il Sung II si aspetta quindi investimenti
        industriali e finanziari, ma soprattutto e per il momento forse esclusivamente aiuti: alla
        Corea del nord sembrano infatti non bastare piu le generose elemosine cinesi, ragion
        per cui a Pyongyang si e deciso di puntare sulla solidarieta dei fratelli del
        sud. Motivazioni opportunistiche quindi, che pero non e detto che non portino
        piu lontano degli slanci del cuore. Per il momento comunque a Seul i politici
        esultano e la popolazione sogna una conciliazione che potrebbe riunire dopo mezzo secolo
        migliaia di famiglie i cui membri furono gettati su sponde opposte dalla terribile guerra
        del 50-53.  
         
         
         
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