Caffe' Europa  
Rassegna Internazionale

Newsweek / La trappola del Kosovo

 

Edoardo Buffoni

 

29 marzo-5 aprile 1999

 

La guerra contro la Serbia domina il numero di questa settimana. Reportage dal Kosovo, analisi delle forze in campo, un ritratto di Milosevic. Poi il racconto di Holbrooke, il diplomatico occidentale che lo conosce meglio, degli ultimi, fallimentari colloqui. Holbrooke spiega che il leader serbo e’ sempre stato un difficile interlocutore: evasivo, furbo, pronto a usare ogni trucco. Ma gli ultimi incontri avevano del surreale, perche’ le posizioni sul Kosovo erano inconciliabili. Lui ha sempre sostenuto che in Kosovo non era in atto un attacco contro gli albanesi, ma solo qualche operazione di polizia contro criminali. Milosevic comunque e’ sempre calmo, fatalista. Alla fine dei colloqui, aveva capito benissimo che ci sarebbe stato un attacco della Nato. E congedo’ Holbrooke con un: "Mi chiedo se ci rivedremo ancora".

Un altro articolo e’ scritto da Kissinger, ex segretario di stato Usa. Per Kissinger, la convinzione di Clinton che in futuro serbi e albanesi riusciranno a convivere e’ irrealistica. Inoltre, il presidente usa analogie con il passato che non reggono ad un esame ravvicinato. Milosevic non e’ come Hitler, e non minaccia l’eqiulibrio mondiale. La Prima guerra mondiale non nacque da un conflitto etnico, ma all’opposto, dal dominio austriaco nei Balcani. I negoziati di Rambouillet sono falliti perche’ credevano di imporre una soluzione, sbagliata, soto la mminaccia delle bombe, il che ha solo esacerbato gli animi. Ora le forze Nato che andranno in Kosovo, manterranno una pace che non esiste piu’. Gli albanesi hanno firmato per provocare le bombe, e puntano all’indipendenza. Ora che la Serbia e’ indebolita, lo vorranno ancora di piu’. La soluzione e’ andare avanti con al guerra per fermare i massacri, stracciare gli accordi di Rambouillet e aprire negoziati per l’autonomia del Kosovo. Ormai la Nato non puo’ piu’ fare marcia indietro. Per salvare la faccia a questo punto deve pensare a un’invasione via terra, e piazzarsi anche in Macedonia, per impedire un allargamento del conflitto.

L’eterna guerra dello Sri Lanka. Sono ormai 19 anni che i Tamil combattono contro il governo nel Nord del paese. 50mila persone sono morte, altre 30mila scomparse, un milione ha perso la casa. La guerra oggi sembra aver devastato la societa’ srilankese, anche nei comportamenti quotidiani, sempre piu’ violenti. Stupri e omicidi sono in crescita, il tasso di suicidi e’ il piu’ alto del mondo. Ma gli psichiatri sono quasi tutti all’estero, dove guadagnano di piu’. L’economia e’ in ginocchio, eppure il paese ha risorse uniche in Asia: massima alfabetizzazione, poca poverta’, natura e arte spettacolari, risorse naturali, porti. Ma la guerra e’ una cancrena, le donne sono molto piu’ degli uomini, risucchiati dalla guerra.

Un’intervista a Roberto Calasso. Cresciuto a Firenze, si legge, leggeva tutto Proust a 13 anni, e tutto Goethe in tedesco a 14. Arrivato alla guida di Adelphi, ha raggiunto il successo nell’88, con le "Nozze di Cadmo e Armonia" e con "Ka", sulla mitologia indiana. Il mio interesse per l’India - dice - risale alla mia giovinezza. Ho imparato il sanscrito negli ultimi dieci anni. Quello che colpisce nei testi Veda e’ la portata dell’idea del sacrificio, che sta alla base della metafisica indiana, ed e’ la radice della non violenza. I miti sono fondamentali nella vita, eventi assurdi, come la vita. E ho una passione per il lavoro di editore: e’ come creare un libro fatto di centinaia di libri.

 

 

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