Caffe' Europa  
Rassegna Internazionale

Newsweek / Usa-Cina: guerra di spie

 

Edoardo Buffoni

 

Newsweek, 15-22 marzo 1999

 

 

Mistero nel deserto. Il deserto e’ quello del New Mexico, dove si trova il centro di Los Alamos, mega laboratorio di fisica e centrale operativa delle ricerche statunitensi sul nucleare, civile e militare. Qualche tempo fa, uno scenziato di origini taiwanesi, Wen Ho Lee, e’ stato scoperto a passare segreti militari al governo di Pechino. In molti a Washington sono insorti contro la politica di Clinton contro la Cina: troppe concessioni al commercio, troppe smagliature nella rete della sicurezza nazionale. Ma il caso Lee non e’ cosi’ semplice come molti credono, e infatti il ricercatore e’ stato licenziato, ma per ora l’Fbi non ha nessun capo di accusa contro di lui, e difficilmente ne trovera’. Il fatto e’ che Lee non e’ una spia nel senso tradizionale del termine, con mandato e missione specifica da parte dell’intelligence cinese: e’ un cittadino che all’occorrenza passa dati a Pechino. Come lui, in America ce ne sono tanti.

Sono studenti e ricercatori, perfettamente integrati nella societa’ americana, con senso patriottico. E le informazioni che raccolgono nella maggior parte dei casi non sono riservate, ma pubbliche, ricavate dai seminari estivi, dalle chiacchierate con i professori, dalle conferenze. Quello che serve alla Cina adesso non e’ tanto il know-how militare, ma quello industriale-tecnologico-scientifico in generale, in grado di colmare il dislivello con l’Occidente. La Cina prende di tutto, e considera gli Stati Uniti una miniera d’oro per le informazioni tecnologiche. Le piu’ ambite riguardano l’avionica, i materiali avanzati, i supercalcolatori, le biotecnologie, le tecnologie sanitarie. Quando vengono scoperti, molti di questi giovani cinesi confessano subito, e non sanno nemmeno di aver commesso reato.

L’Europa finanziaria non e’ piu’ il posto tranquillo di una volta. Le due mega scalate programmate Bnp-Paribas e Olivetti-Telecom insegnano che anche il vecchio continente e’ terra di scontri durissimi, di lotta senza quartiere ai piani alti delle aziende, delle banche e dei mercati. Pebereau, capo della Bnp, e’ ambizioso, e vuole creare il piu’ grande istituto di credito del mondo. Che vinca o che perda, la sua sfida cambiera’ la faccia della business culture francese. In Europa, la ristrutturazione e’ in corso, i manager, con l’euro e le frontiere cadute, non hanno piu’ bisogno dei nulla osta politici. In Italia, bastione dello statalismo per decenni, Colaninno sta cercando di conquistare la sesta azienda telefonica del mondo, cinque volte piu’ grande della sua Olivetti, in un dramma "alla Fellini".

Fino a cinque anni fa, chi sapeva il significato di "www"?. Ora lo sanno tutti. Da un anno a questa parte la sigla da imparare e’ Mp3, contrazione di "Mpeg-1, Layer 3", tecnica di compressione per file digitali, cioe’ il formato con cui i suoni passano su Internet. La sua crescita esplosiva sta facendo tremare le case discografiche, perche’ il flusso di canzoni in Mp3, da Cd alla Rete, da amico a amico, da sito a sito, rende vane royalties, diritti d’autore, profitti per i produttori. Mp3.com e’ il sito piu’ grande per la diffusione del nuovo formato, e accetta materiali sonori da qualsiasi artista: ce ne sono novemila nel sito. Le grandi case (Bmg, Emi, Universal, Sony, Warner) ora vogliono codificare i Cd per prevenire le copie illegali sul Web. Ma Michael Robertson, capo di Mp3.com, sostiene l’eliminazione degli intermediari tra artisti e consumatori. Nel ‘97 ha acquistato il marchio per mille dollari, in quattro ore c’era il primo sponsor, in un giorno diecimila visitatori. Ora il formato ha milioni di fan, le case discografiche tentano di fermarlo, ma sara’ difficile.

 

 

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