Caro petrolio: rischi sul lungo
termine
Raffaele Oriani
The Economist, 14 settembre 2000
Il numero dell’Economist in edicola questa settimana
dedica copertina e servizi principali alla crescita del prezzo del
petrolio e alle sue possibili ripercussioni sulla crescita economia
mondiale. E’ la terza volta, ricorda il settimanale londinese, che il
petrolio si impone come imprevedibile variabile economica nella storia
recente dello sviluppo industriale: la prima negli anni settanta, quando
la crescita del prezzo del greggio porto’ a radicali misure di
austerity in tutto l’Occidente, la seconda nel 1990 in seguito alla
guerra del Golfo contro l’Iraq di Saddam Hussein, la terza oggi con i
prezzi piu’ ‘caldi’ degli ultimi dieci anni. Nelle due occasioni
precedenti il caro-petrolio porto’ ad annose recessioni economiche,
questa volta nessuno sembra credere che la crescita americana, asiatica
ed europea possa essere frenata dalla crescita dei prezzi dei
combustibili. Perche’ questa differenza? Secondo l’Economist si
tratta dell’ennesimo effetto della new economy, che comporta uno
slittamento dell’impegno produttivo dall’industria pesante a quella
dei servizi e della conoscenza, ovviamente meno dipendente dalle riserve
di carburante. D’altra parte negli ultimi anni hanno fatto notevoli
progressi anche le misure di risparmio energetico messe in atto sia in
Europa che negli Usa. Le economie piu’ esposte alle decisioni dei
grandi dell’Opec appaiono allora quelle degli stati emergenti in Asia
e in Sud America: piu’ che alimentare l’inflazione a New York il
caro petrolio rischia di compromettere lo sviluppo di Pechino e Bangkok.
La situazione e’ insomma estremamente complessa, anche perche’ se il
prezzo del petrolio dovesse continuare a crescere oltre il brevissimo
termine, anche l’Occidente rischierebbe di esserne pesantemente
colpito. A quel punto infatti secondo l’Economist il vero spauracchio
sarebbe il ritorno della spirale inflazione-salari che, soprattutto in
Europa, potrebbe compromettere i chiari segni di ripresa economica di
questi ultimi anni.
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