
|
Chi possiede l'economia della conoscenza?
Andrea Pinchera
The Economist, 14 aprile 2000
I brevetti sono la forma più forte di diritto sulla proprietà intellettuale. Il loro
scopo è beneficiare gli inventori in modo da incoraggiare le invenzioni future. E il loro
numero è in continuo aumento: solo nell'ultimo anno, l'Ufficio brevetti statunitense ha
registrato 161 mila nuovi brevetti, quasi il doppio rispetto a dieci anni fa. Questo è in
parte dovuto al fatto che il valore della conoscenza è cresciuto rispetto ad altri
fattori strategici. Ma è anche perché nuovi tipi di brevetti sono stati riconosciuti, in
aree che finora qualcuno poteva pensare non brevettabili, come i software informatici,
l'ingegneria genetica e, in modo crescente, i sistemi finanziari on line. Una tendenza che
fa riflettere The Economist e alla quale dedica la sua copertina. Il boom dei
brevetti, sostiene il settimanale inglese, arriva a coprire idee molto semplici
permettendo delle specie di monopoli su sistemi ormai universali, come molte delle
funzioni con le quali si fa shopping on line. L'Ufficio brevetti sostiene che non c'è
ragione per non concedere simili riconoscimenti, come è sempre stato fatto per le idee
nuove, utili e non ovvie. D'altra parte, decenni di progresso tecnologico testimoniano
della bontà del sistema. Ma con Internet si è avuto un esempio opposto, che fa emergere
alcuni dubbi sulla necessità di un sistema così rigido di protezione. La rete, infatti,
è cresciuta a lungo come una zona priva di brevetti, dove le idee e le tecnologie
potevano circolare liberamente. E questa, in buona parte, è stata la garanzia del suo
successo. Persone intraprendenti e capitali arrivavano anche senza la necessaria
protezione dei brevetti. "Il problema con la legge attuale", scrive The
Economist, "è che non fa differenza tra gli incentivi necessari per investire in
diversi generi di tecnologia. Fornisce la stessa protezione a un idea formulata al bagno
come a un farmaco al quale sono serviti molti anni e centinaia di milioni di dollari per
passare dal concepimento al mercato". Lo stesso Jeff Bezos, fondatore di Amazon.com,
ha scritto in una lettera aperta - distribuita in rete - che i software e i sistemi
finanziari dovrebbero godere di una protezione più breve. Chiara la conclusione del
settimanale inglese: "I brevetti dovrebbero avere differenti forme e dimensioni, o il
sistema produrrà conseguenze assurde".
|
|
  
|