Caffe' Europa
Rassegna Internazionale




Qualcosa di vecchio in Francia

 

Andrea Pinchera

The Economist, 7 aprile 2000


C'è una palese contraddizione in Francia. L'economia va benissimo, ma il governo è in difficoltà. Assediato da professori e studenti, mentre la crescita economica viaggia attorno al 4 per cento. Costretto a cambiare quattro ministri, richiamando la vecchia guardia mitterandiana, compreso il suo antico rivale Laurent Fabius alle Finanze, quando la disoccupazione scende e i consumatori francesi si scoprono nuovamente ottimisti. Così, scrive The Economist, un sentimento di paralisi sembra avere colto il governo francese all'ultimo summit dell'Unione Europea, a Lisbona, dove la Francia ha lasciato un'immagine d'inerzia: "Troppo ostinata per abbandonare la sua vecchia strada statalista, troppo riluttante per perseguire la riforma del mercato, troppo fiera per ammettere i meriti delle politiche economiche liberiste americane". Così il settimanale inglese ha deciso di dedicare la sua copertina a quanto sta avvenendo a Parigi, con un eloquente titolo: "Qualcosa di vecchio sta accadendo in Francia". Quali sono le cause di una tale impasse, si chiede l'Economist? Ci sono due spiegazioni a riguardo. La prima è che il cambio della guardia nel governo sia stato necessario per riequilibrare i rapporti tra moderati e sinistra, un problema aperto dalle dimissioni di Dominique Strauss-Kahn dal ministero delle Finanze, dove aveva imposto politiche orientate verso il mercato. Da questo punto vista, Fabius avrebbe il merito di poter continuare un simile approccio, ma con una solida base nel Partito Socialista, cosa che lo favorirà nei complessi negoziati necessari a far digerire le riforme al riluttante corpo elettorale di sinistra. La crisi politica appena vissuta in Francia, quindi, sarebbe una tappa fondamentale per il rilancio dell'iniziativa riformista del governo Jospin. L'Economist, tuttavia, indica un'altra possibile spiegazione. "Una conclusione meno accomodante", sostiene infatti il settimanale inglese, "è che Jospin si sta facendo timido. Non è un segreto che stia preparando il suo cammino verso la presidenza, per la quale non si prevedono elezioni prima del 2002. Non è insolito che un politico perda i nervi man mano che il giorno del voto si avvicina. Ma se Jospin ha l'ambizione di essere ricordato come l'uomo che ha spolverato l'immagine tradizionale della Francia, facendo del paese uno dei motori economici dell'Europa, questo è il momento che non si può permettere di perdere".

 

 

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