Caffe' Europa
Rassegna Internazionale




Economia Usa: i rischi dell’euforia

 

Raffaele Oriani

The Economist, 27 gennaio 2000


L’Economist non molla e continua, nonostante tutti gli indicatori ufficiali sembrino smentirlo, a predire sventure per l’economia americana. Secondo l’autorevole settimanale londinese il livello raggiunto dal debito privato in America sara’ infatti alla lunga insostenibile e rischia di essere il materiale inerte capace di trasformare un normale e del tutto possibile crollo di borsa in una spirale recessiva e in una valanga di perdite non solo azionarie. Le Cassandre londinesi ribadiscono la loro ricetta e non per niente intervengono proprio questa settimana su un tema cosi’ scottante: il primo febbraio si riunisce infatti il Comitato esecutivo della Federal reserve americana e il consiglio spassionato che l’Economist riserva al presidente Alan Greenspan e’: alzare i tassi, alzarli di molto, raffreddare l’economia prima che sia troppo tardi. Gli Stati Uniti sono infatti preda di un’euforia generale che affascina e spaventa: i consumi al dettaglio sono aumentati del 10% in un anno, sull’onda dell’ottimismo le famiglie acquistano beni oltre le loro attuali possibilita’ e finiscono per indebitarsi non tanto per investire in attivita’ imprenditoriali o educazione quanto per assicurarsi gli ultimi prodotti del nuovo mercato informatico in piena effervescenza creativa. Un quadro assai diverso da quello europeo, dove i consumatori sono sin troppo prudenti e la domanda va semmai incoraggiata da parte della mano pubblica. Ma ancora piu’ contrastante del panorama statunitense e’ quello giapponese, dove e’ invece lo Stato ad essersi indebitato a livelli mai raggiunti prima da un paese industrializzato (ma davvero ci superano?). Qui la ricetta dovrebbe ovviamente essere diversa e di fronte ad una tale voragine finanziaria la Banca centrale, secondo l’Economist, sara’ costretta a ‘monetizzare’ il debito pubblico, ovvero a farlo pagare presto o tardi al consumatore in termini di inflazione. Se abbia davvero ragione l’Economist ce lo diranno i fatti delle prossime settimane e dei prossimi mesi, una cosa comunque e’ certa: leggerlo non fa mai male.

 

 

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