Caffe' Europa
Klick mich!
Rassegna Internazionale




1989-1999: cronaca di un’occasione mancata

 

Raffaele Oriani

The Economist, 11 novembre 1999


L’Economist dedica copertina e servizio di apertura al decennale del crollo del Muro e ne approfitta per tracciare un bilancio di questi anni passati senza lo spettro del comunismo e della guerra nucleare. Che decennio e’ stato dal punto di vista della politica internazionale? Il settimanale londinese si sforza di delinearne un ritratto in positivo, ma non riesce ad andare oltre una sufficienza risicata, che date premesse e speranze lascia molta amarezza in bocca a protagonisti ed analisti. Da una parte la conquista della liberta’, l’Europa non piu’ divisa, la Germania che recupera la sua integrita’ territoriale e i due imperi sovietici (quello dell’Unione sovietica propriamente detta e quello del Patto di Varsavia) che si sciolgono in poco tempo e con pochissimo spargimento di sangue; dall’altra una poverta’ di idee, ideali e progetti politici che si fa tragicamente sentire sul piano concreto degli standard di vita di milioni di persone. Certo, vaste zone del mondo hanno saputo approfittare della scomparsa del nemico principe del mondo libero: l’America latina ad esempio ha in gran parte recuperato istituzioni democratiche ed ha smesso di subire i ricatti dei caudillos di turno; anche in Asia vanno diffondendosi istituzioni democratiche e, anche dove permangono governi dittatoriali come in Birmania o in Cina, la tendenza e’ piuttosto liberalizzatrice che regressiva. Ma in troppe parti del mondo sono ancora accesi focolai di guerra: l’Africa e’ un continente allo sbando tra epidemie, carestie e conflitti, mentre i Balcani nonostante dieci anni di conflitti non hanno ancora raggiunto un equilibrio accettabile dal punto di vista etnico e politico. Per non parlare, e infatti l’Economist non ne parla, degli strascichi infiniti e dolorosi della Guerra del Golfo e dello stato economicamente miserabile di troppi paesi dell’ex Europa orientale e dell’ex Unione sovietica. Il bilancio dell’Economist e’ comunque deludente: sembra che il comunismo non abbia lasciato nessun vuoto e che nessuno si sia premurato di sostituire l’ideologia sconfitta con qualche brandello di visione originale.

 

homeindice sezionearchivio

Copyright © Caffe' Europa 1999

Home | Rassegna italiana | Rassegna estera | Editoriale | Attualita' | Dossier | Reset Online | Libri | Cinema | Costume | Posta del cuore | Immagini | Nuovi media | Archivi | A domicilio | Scriveteci | Chi siamo