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The Economist / Verdi vs libero mercato: lotta insensata

 

Raffaele Oriani

The Economist, 14 ottobre 1999

Tra le schiere di avversari del libero mercato ultimamente va alzando sempre piu’ la voce quella ambientalista. L’Economist se ne preoccupa e deplora il fatto che i verdi di tutto il mondo gia’ si stiano preparando per il Summit di Seattle del prossimo novembre che vedra’ attorno ad un tavolo i Grandi dell’economia e della politica mondiale. Pronti a dare battaglia in nome della contrapposizione tra ambiente pulito e libero mercato. La tesi sembra effettivamente inattaccabile: la libera concorrenza tra le nazioni e i luoghi di produzione dei beni e dei servizi porta ad abbassare gli standard legislativi. E accaduto per il mondo del lavoro con contratti piu’ svantaggiosi per la manodopera, avvera’ anche per l’ambiente con standard di protezione decisamente piu’ bassi. A questa tesi l’Economist risponde con un altro assunto altrettanto valido: il libero mercato fa bene all’ambiente semplicemente perche’ fa bene all’economia; e dove cresce l’economia cresce la ricchezza e dove gli uomini sono piu’ ricchi sono anche piu’ puliti e pretendono di vivere in un ambiente piu’ salubre. Certo, anche per l’Economist il problema si pone e va affrontato: sono le soluzioni degli ambientalisti a non convincere. Prendiamo ad esempio il caso di uno stato che impedisca l’importazione di un prodotto per ragioni ambientali: il paese produttore fara’ reclamo al WTO che probabilmente finira’ per dargli ragione. Ma finisce davvero qui la battaglia? Certamente no, perche’ un’etichetta completa e trasparente segnalera’ le qualita’ per cosi’ dire non enviromentally correct del prodotto e la parola spettera’ quindi ai consumatori cui in tempi di libero mercato e’ giusto spetti il giudizio finale. Come si vede una posizione rigorosamente anti-statalista. Che l’Economist giura di voler rappresentare non solo in nome del commercio e della crescita, ma appunto anche in nome dell’ambiente. Per una volta il grande settimanale londinese convince solo a meta’.



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