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The Economist / Wall Street: dietro il miracolo avanza la bolla

 

Raffaele Oriani

The Economist, 30 settembre 1999

Ma cos’avra’ in piu’ l’Economist? Da dove gli derivera’ l’autorevolezza che traspare da ogni suo commento, reportage, editoriale? Eppure e’ cosi’: non per niente l’Economist ha sostituito alle firme dei singoli la propria, inconfondibile griffe giornalistica, analitica, politologica. E’ cosi’ quasi sempre, ma questa settimana davvero piu’ che mai: un editoriale impietoso richiama infatti il Governatore della Fed alle proprie responsabilita’ e il tono dello scritto e’ tanto obiettivo, distaccato e puntiglioso da imporre una reazione, un consenso, un contrasto, comunque una presa di posizione. Il fatto e’ questo: per l’Economist Wall Street e’ in balia di una bolla speculativa di dimensioni colossali; nonostante si moltiplichino le voci che vogliono il Dow Jones a 30.000, 40.000, 100.000, l’attuale livello di 10-11.000 per il settimanale londinese e’ del tutto sproporzionato al valore reale dei titoli quotati alla Borsa americana. Di piu’: lo stato della Borsa Usa per l’Economist oggi come oggi e’ la piu’ grave minaccia all’economia del globo. Non e’ evidentemente un contributo alla riflessione: e’ un campanone d’allarme che gli esperti della rivista vogliono far risuonare alle orecchie di Alan Greenspan, il Governatore americano che gia’ un paio d’anni fa si disse preoccupato per il surriscaldamento della Borsa ma che da allora non ha fatto nulla per raffreddarla. Gia’, ma cosa dovrebbe fare? Semplice: far scendere le quotazioni alzando il costo del denaro. Ma sarebbe politicamente difendibile una decisione del genere? Qui sta il problema, perche’ la Fed ha un’unica ragione sociale: gestire la massa monetaria per impedire fiammate inflazionistiche. Lo spettro agitato dall’Economist non ha invece i tratti famigliari dell’inflazione al consumo, ma della supervalutazione di Borsa. Molto temibile, certo, ma allo stesso tempo molto opinabile: chi potrebbe infatti accettare una piccola, ma reale perdita alla Borsa di oggi, per evitare un rischio certo enorme ma dal profilo incerto, forse inesistente, comunque riguardante la Borsa del futuro? Gia’, chi? Certo, sembra sostenere l’Economist, nessuno potra’ dire che non l’avevamo detto…



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