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The Economist / Economia Usa: ma il vero eroe non e’ Bill Gates

 

Raffaele Oriani

The Economist, 24 settembre 1999

L’Economist questa settimana punta tutto sull’economia: in copertina i trionfi di Jack Welch, CEO di General Electric dal 1981, nelle pagine interne un interessante articolo/recensione sulla nuova economia e l’imbarazzo che sta creando ai teorici impegnati a comprenderla. Non e’ certo ricco e famoso come Bill Gates, ma Welch e’ forse l’uomo che meglio incarna la ristrutturazione attuata dall’economia americana in questi ultimi vent’anni. Le sue performance alla GE (da cui proviene fra l’altro il presidente Fiat Fresco) si possono infatti riassumere in un paio di cifre sin troppo eloquenti: dal 1981 i profitti della General Electric sono quadruplicati, il valore delle azioni del gruppo e’ aumentato di trenta volte, la sua capitalizzazione di Borsa supera ormai il valore di tutti i mercati azionari dell’America Latina. Come e’ potuto accadere? Da una parte l’economia americana che negli anni ottanta e novanta ha ripreso decisamente la testa del cambiamento; dall’altra il migliore interprete dell’american way of business che ha saputo realizzare il giusto cocktail di disciplina e creativita’, tradizione e innovazione, adattabilita’ al mercato e ristrutturazione produttiva verso il grande affare dei servizi. Welch avrebbe molto da insegnare sia alle grandi multinazionali sia ai nuovi imprenditori dell’high tech: cosa succederebbe ad esempio della Philips se seguisse l’imperativo ad uscire da ogni business in cui non si riesca ad occupare il primo o il secondo posto? Quali potrebbero essere i profitti di Amazon se unisse al culto dell’innovazione quello della disciplina che da sempre vige alla GE? Welch ha vinto la sua sfida su tre piani: svolta verso i servizi, adattabilita’ ad internet, piena adesione alla globalizzazione. E come Welch l’America, che ha vinto le prime due sfide (l’industria manifatturiera contribuisce ormai per non piu’ di un sesto al PIL statunitense), ma rischia ora di incontrare la temibile concorrenza europea sul piano della globalizzazione.

Sempre di economia si parla in un interessante articolo sulle nuove tecnologie e il loro impatto sui meccanismi della concorrenza. Secondo i ‘new theorists’ infatti l’informatizzazione favorisce i monopoli per la semplice ragione che il valore di un prodotto aumenta in rapporto alla sua diffusione: lo standard di un software puo’ essere anche scadente, ma il solo fatto che tutti lo usino ci impone di comprarlo. Osservazione ingegnosa che pero’ secondo l’Economist non centra il bersaglio perche’ concorrenza e’ appunto lotta per la convenienza: se i costi del passaggio da un prodotto all’altro superano i possibili benefici del cambiamento non si vede perche’ si dovrebbe lasciare la vecchia strada per la nuova. Osservazione scontata che non fa che confermare il rischio della diffusione dei monopoli.



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