Caffe' Europa
 
Rassegna Internazionale




The Economist /Fare business con la Cina: un dilemma occidentale

Edoardo Buffoni

 

The Economist, 20-27 marzo 1999

Come gestire i rapporti con la Cina? L’esempio americano, secondo l’Economist, e’ forse il peggiore. Come punto di partenza, e’ evidente che la Repubblica Popolare e’ interessata ai segreti nucleari degli Stati Uniti. Il suo livello tecnologico e’ assai inferiore a quello americano. Per colmarlo, la Cina ha incrementato lo spionaggio industriale, e il finanziamento ai partiti in odore di Casa Bianca. Per influenzare le decisioni di Washington sul commercio, e sull’esportazione di tecnologie. Il caso delle spie di Los Alamos, che hanno agito indisturbate per undici anni, ha meso in ridicolo il sistema della sicurezza americano. E non c’e’ dubbio che, come contropartita, agenti americani stanno spiando in Cina. Ma al di la’ degli atteggiamenti ostili, dal ‘72 in poi, il migliore atteggiamento e’ stato quello del dialogo, delle reciproche responsabilita’ nel quadro del diritto internazionale.

Il problema vero e’ nato quando alla realpolitik estera di Washington si sono mescolate altre strategie, prima di tutte quella commerciale. Le commesse e gli investimenti che i manager strappano a Pechino sono ottimi per l’economia, ma portano due grossi rischi. Prima di tutto, fanno credere alla Cina che il commercio puo’ ammorbidire i temi di politica estera. Secondo, le industrie americane fanno lobby nel loro paese per allargare le maglie del commercio ci beni ad alta tecnologia, prima posti sotto il controllo della sicurezza. Lo fanno con donazioni ai politici, proprio come, si sospetta, gli stessi cinesi. Questo inquina la politica. Nel ‘92, Clinton accusava Bush di essere un burattino dei cinesi, oggi la stessa critica e’ rivolta dai repubblicani ad Al Gore, il candidato numero uno alla successione nel 2000.

Come ripulire i capitali off shore? E’ una domanda che si pongono in molti in Gran Bretagna, un paese che ha molti protettorati che sono anche paradisi finanziari. Il progetto del ministro degli esteri inglese Robin Cook e’ coraggioso: piena cittadinanza per i 160mila abitanti d’oltremare, i 13 territori "dipendenti" ribattezzati "d’oltremare". In cambio, dovranno abbandonare leggi antiquate come quelle sulla discriminazione degli omosessuali, o sulle punizioni corporali. E ripulire un sistema finanziario dedito al riciclaggio di denaro sporco. La pressione internazionale, specie americana, e’ forte, e i territori, soprattutto quelli nei Caraibi, come le isole Cayman, Anguilla e Virgin, accetteranno le riforme. Il problema e’ che non basta chiudere le banche sospette: le vie del denaro sporco sono infinite, attraverso proprieta’, immibili, assicurazioni, azioni, commerci, oro e gioielli. In piu’, a muovere i capitali sospetti sono sempre di piu’ gli avvocati, piuttosto che i banchieri, che hanno maggiori obblighi professionali. Inoltre, i capitali si muovono velocemente: chiuso un paradiso, se ne fa un altro.

La guerra dei database. Microsoft e Oracle sono ai ferri corti. Aldila’ delle vicende giudiziarie di Bill Gates, e’ sui database che si combatte la guerra piu’ aspra. Microsoft ha lanciato il nuovo SQL Server 7, e spera di sconfiggere la concorrenza. La torta in gioco e’ succulenta: in pratica, i sistemi informatici delle grande aziende, che hanno bisogno di controllare masse di dati in rete sempre piu’ grandi e sofisticate. Il nuovo prodotto Microsoft permette 500 transazioni online in contemporanea. Ma Oracle 8 e’ ancora piu’ potente, con oltre 2000 utenti in simultanea. Il fatto curioso e’ che i databese Oracle sono applicati sul 40 per cento dei computer che viaggiano col sistema operativo Windows NT, quello del’odiata concorrente.



homeindice sezionearchivio

Copyright © Caffe' Europa 1999

Home | Rassegna italiana | Rassegna estera | Editoriale | Attualita' | Dossier | Reset Online | Libri | Cinema | Costume | Posta del cuore | Immagini | Nuovi media | Archivi | A domicilio | Scriveteci | Chi siamo