Immigrazione: la soluzione e’
aprire le frontiere
Raffaele
Oriani
The Economist, 5 aprile 2001
L’Economist prende congedo per una settimana dall’attualita’
piu’ immediata della politica internazionale e dedica la copertina al
fenomeno dell’immigrazione. Nemmeno su questo tema, che spesso porta
alla luce il protezionista nascosto anche nei liberisti piu’
sfegatati, l’Economist smentisce il suo credo profondamente,
culturalmente e economicamente liberale. La tesi in sostanza e’:
Schengen non e’ la risposta giusta alle masse dei diseredati in arrivo
da ogni parte del mondo (un milione in America l’altr’anno, 450.000
solo le richieste d’asilo in Europa nello stesso periodo), il problema
dell’immigrazione infatti si risolve aprendo le frontiere, non
pattugliando i confini. Certo, non un semplice spalancare le porte da un
giorno all’altro, ma un’apertura ragionevole e programmata che
consentirebbe a) di alleviare la sofferenza di moltissime persone
costrette al momento a entrare nei nostri paesi alla merce’ di
mercanti senza scrupoli e avvalendosi dei metodi piu’ atroci (a Londra
ricordano bene la tragedia dei quaranta cinesi trovati morti a Dover
quasi un anno fa), b) di dare nuovo slancio alle economie dei paesi
industrializzati che hanno un disperato bisogno di manodopera a basso
costo, ma soprattutto di nuove energie e nuovi stimoli di ogni tipo, c)
un’apertura controllata ma generosa delle frontiere consentirebbe
paradossalmente di frenare se non di fermare il fenomeno della fuga di
cervelli dal Terzo mondo. Spesso infatti accade che i professionisti piu’
dotati, quelli che sono riusciti a farsi una posizione nel paese di
destinazione, non tornino al paese d’origine per semplice paura di non
potere poi piu’ rientrare in America o in Europa. Ci sono quindi buone
ragioni per abbandonare l’atteggiamento protezionistico e
terrorizzante di questi ultimi anni e cominciare a vedere l’immigrazione
non come uno spauracchio, non come un diluvio, ma come una risorsa da
gestire con accortezza ma senza troppi patemi.
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