Tempesta all’orizzonte per l’economia
americana e mondiale
Raffaele
Oriani
The Economist, 1 febbraio 2001
Editoriale a tinte cupe questa settimana per l’Economist:
il settimanale londinese si occupa infatti di stagnazione americana, di
economia mondiale, di bolla speculativa e di rischio recessione. La
diagnosi e’ pesante, la terapia tutt’altro che certa e di sicuro
effetto. In sostanza secondo l’Economist l’America corre un serio
rischio recessione, nonostante i richiami all’ottimismo di molti
commentatori e nonostante ci sia gia’ chi preannuncia un ritorno alla
crescita per gli ultimi mesi di quest’anno. Potrebbe non andare cosi’,
e potrebbe anzi verificarsi una frenata della crescita economica cosi’
brusca da ricordare la crisi che dieci anni fa porto’ il Giappone sull’orlo
della catastrofe finanziaria. L’Economist mette in luce le somiglianze
tra la situazione di allora a Tokio e dintorni e l’aria che si respira
ora negli States: in sostanza un debito fuori controllo ha pompato per
anni i consumi posponendo sempre la resa dei conti con la promessa dello
sviluppo a venire. In Giappone a drogare il mercato furono allora le
quotazioni stellari degli immobili, negli Usa a contribuire all’atmosfera
da paese di cuccagna sono stati invece i titoli azionari di Wall Street
che per anni hanno arricchito (virtualmente) la maggior parte dei nuclei
famigliari statunitensi. Il debito e il l’alto tasso di virtualita’
dei patrimoni posseduti dalle famiglie e dalle imprese sono due patate
bollentissime che stanno passando freneticamente di mano in mano e che
la prossima settimana saranno al centro delle preoccupazioni del
comitato di policymaking della Federal Reserve. Per l’ennesima volta
si spera che il governatore Alan Greenspan sappia tirar fuori un magico
coniglio dal suo capiente cappello.
|