Clinton se ne va: bilancio di fine
mandato
Raffaele
Oriani
The Economist, 18 gennaio 2001
‘Mentre il fulcro dell’attenzione va spostandosi
verso un altro governatore, inesperto quant’era lui ma molto meno
intelligente di quanto lui non sia, va facendosi largo la sensazione di
un talento sprecato. Avesse avuto piu‘ disciplina e meno indulgenza
verso se stesso, che anni avrebbero potuto essere gli otto anni di Bill
Clinton!“: cosi‘ si conclude l’editoriale che l’ultimo numero
dell’Economist dedica al congedo del presidente piu‘ amato e odiato
dagli americani. Clinton se ne va, il giovane Bush guadagna il centro
della scena, ma l’impressione e‘ che il presidente rimanga lui e che
l’uomo venuto dall’Arkansas sia destinato a lasciare dietro di se’
una lunga scia di rimpianto e di recriminazioni. Recriminazioni: troppo
infatti il tempo dedicato agli scandali, a sbagliare prima e difendersi
poi, a mandare in frantumi e tentare poi di recuperare la propria
credibilita‘ presidenziale. Troppo probabilmente anche il tempo
dedicato agli affari interni rispetto all’attenzione dovuta alla scena
del mondo: Clinton secondo il settimanale londinese e‘ infatti un
autentico talento di politica estera, guidato dalla semplice fede che
gli uomini possano e debbano vivere in pace gli uni accanto agli altri.
Quando nel secondo mandato ha deciso di essere presente sulla scena
internazionale ha fatto vedere grandi cose: dalla gestione della crisi e
della guerra dei Balcani, ai rapporti tatticamente accorti ma
strategicamente molto fermi con la Cina e la Russia, all’impegno
inderogabile per la pace in Medio Oriente. Quello che e‘ mancato al
presidente democratico e‘ stata invece la capacita‘ di tenere duro
sui propri obiettivi, di gestire con tenacia le grandi sfide che lo
hanno opposto al Congresso: dalla riforma dell’assistenza medica a
quella del welfare. Quali infine i suoi meriti in campo economico?
Certamente, riconosce l’Economist, i favolosi anni novanta sono merito
soprattutto di Alan Greespan e di Silicon Valley, ma e‘ indubbio che
Clinton ha saputo riconciliare il suo partito con il mercato e condurre
una politica molto giudiziosa sul fonte fiscale. Insomma, sicuramente un
grande presidente, purtroppo un talento sprecato.
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