Caffe' Europa
Rassegna Internazionale




Russia: Putin tra macerie e grandeur


Raffaele Oriani

The Economist, 30 novembre 2000


Anche questa settimana l’Economist dedica la copertina e l’editoriale alla vicenda delle elezioni americane e all’interminabile scrutinio che rischia di incoronare prima o poi un presidente dimezzato. In attesa della fine della vicenda iniziata lo scorso 7 novembre questa rassegna preferisce comunque concentrare la propria attenzione su un ampio dossier che il settimanale londinese dedica alle vicende politiche d economiche della Russia. A che punto e’ - si chiede l’Economist - l’opera di Vladimir Putin? Il nuovo presidente russo e’ riuscito a far dimenticare gli eccessi schizofrenici della presidenza Eltsin? Parrebbe di si’, a dire perlomeno dei sondaggi che registrano le inclinazioni dell’opinione pubblica russa. I due terzi dei russi infatti gradisce o ha comunque fiducia nel presidente venuto dal Kgb, mentre l’economia pare timidamente riprendersi e anche i rapporti con l’Occidente vanno lentamente assestandosi su un piano di cooperazione o quantomeno di non tensione. Putin pare avere accettato definitivamente la collocazione ocidentale degli ex satelliti dell’Impero sovietico, mentre in casa propria e’ impegnato a riformare il sistema fiscale e il sistema pensionistico e ad avviare una vasta campagna di lotta alla corruzione. Certo, restano molte le zone d’ombra e l’Economist mette in evidenza il fatto che il liberalismo economico in Russia stenta ad abbinarsi saldamente ai rischi e ai benefici del liberalismo politico. E’ ad esempio un bene che Putin abbia cominciato a disfarsi degli oligarchi dell’era Eltsin, appare invece meno positivo il fatto che a farne le spese siano soprattutto i rarissimi magnati non allineati sulle posizioni politiche del Cremlino; anche in Cecenia la risposta dell’Armata alle spinte secessioniste appare del tutto sproporzionata, mentre nell’agone internazionale si rifanno di tanto in tanto vive delle tentazioni da grande potenza militare. Un ritratto quindi in chiaroscuro, anche se per la prima volta da molti anni in Russia sembrano prevalere gli aspetti positivi sui segni di degrado.

 

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