Europa: il grande azzardo tecnlogico
Raffaele Oriani
The Economist, 19 ottobre 2000
L’Economist di questa settimana propone il cellulare in
copertina: non quello che usiamo tutti i giorni, ma quello che verra’.
Si parla infatti delle prossime mosse tecnologiche dei giganti della
telecomunicazione e il pretesto e’ offerto dal crollo subito dai
titoli tecnologici in queste ultime settimane (ma ormai sono mesi che il
Nasdaq ha perso lo smalto del ‘99…). L’analisi del settimanale
londinese parte da un dato di inquietante, disarmante semplicita’: i
giganti della comunicazione continentale stanno scommettendo montagne di
risorse su una tecnologia che nessuno ha ancora messo alla prova. Ma a
impensierire gli investitori e a far retrocedere il rating finanziario
di France Telecom, British Telecom e Deutsche Telecom non sono tanto
riserve di tipo tecnologico, quanto piuttosto l’incognita
rappresentata dai mercati. In sostanza, si chiede l’Economist,
interessera’ a qualcuno il cellulare di terza generazione che di qui a
uno o due anni realizzera’ la tanto sospirata convergenza tra Internet
e telefonia mobile? Nessuno lo sa, e nonostante molti top manager
continuino a farsi scudo di accuratissime proiezioni di mercato, e’
difficile anche solo immaginare quanti saranno i consumatori pronti ad
entusiasmarsi per la connessione a portata di mano: come dice il CEO di
Nokia, il finlandese Jorma Ollila, il business della telecomunicazione
sta entrando in una ‘terra oscura’. Unica certezza: ci arriveremo
presto, forse dopo i giapponesi, ma sicuramente prima degli americani.
Ma siamo sicuri, ci si chiede ancora da Londra, che tanto slancio
portera’ sviluppo e non piuttosto ad un capitombolo industriale di
proporzioni mai viste? Da una parte infatti c’e’ il fascino di una
tecnologia nuova su cui le maggiori industrie del continente nei
prossimi due o tre anni investiranno qualcosa come 600 miliardi di
dollari; dall’altro il campanello d’allarme rappresentato dal
fallimento della tecnologia WAP, il wireless appliucation protocoll che,
entrato in vigore all’inizio di quest’anno, non ha racimolato piu’
di due milioni di abbonati sui dieci previsti inizialmente. I dadi
comunque sono tratti: al Vecchio continente non resta che sperare di
vincere che la scommessa non si trasformi in disfatta.
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