Dopo settimane e mesi passati a magnificare la New Economy formato States Business Week da
qualche tempo va predicendo un futuro roseo anche al Vecchio Continente, attardato quanto
a sviluppo tecnologico e dinamismo sociale, ma evidentemente ancora in grado di dire la
sua in tempi di compiuta globalizzazione. Questa settimana il preteso e
lanniversario della caduta del Muro, ma a differenza di tante altre testate Business
Week non indulge alla rievocazione storica e prende spunto dalla ricorrenza per fare il
punto sulla nuova Europa: un continente sempre meno diviso, sempre piu conscio delle
proprie potenzialita e sempre piu deciso a fare la sua parte nel mondo della
rivoluzione tecnologica permanente. Attenti a non sbagliare, ammonisce larticolista
con toni che riecheggiano lopera di Eric Hobsbawm: il nuovo secolo non
iniziera il primo gennaio del Duemila, ma e iniziato dieci anni fa il 9
novembre 1989 con la caduta del Muro. Da allora e stato un crescendo di liberalismo,
con la politica confinata in secondo piano e leconomia prepotentemente alla ribalta
della nuova scena liberista. Analisi frettolosa che non tiene conto delle dinamiche tutte
europee per cui e spesso la memoria a provocare sorprendenti balzi in avanti; ma
analisi suggestiva che se non fotografa le vicende del decennio, registra la situazione di
questi ultimissimi anni. Lanello debole per Business Week e ancora quello che
dovrebbe essere il perno della riscossa: la Germania che si attarda in dibattiti datati su
stato sociale e rigidita del lavoro. Ma volano le concentrazioni industriali (1300
miliardi di dollari questanno), sono sempre piu liberalizzati i settori
strategici delle telecomunicazioni, aumentano paurosamente gli investimenti allest
(11 miliardi di dollari in Polonia, Ungheria, Cechia, Estonia e Slovenia), aumentano in
genere gli investimenti oltre confine (400 miliardi di dollari contro i 90 del 92).
Insomma, lEuropa ce la puo fare.
Curiosita: tra gli uomini che stanno facendo lEuropa di
domani secondo Business Week ci sono due soli italiani, ovviamente il presidente Prodi che
firma un commento geopolitico e il sindaco di Roma Francesco Rutelli che la rivista
americana vedrebbe bene come premier post-DAlema