Letti per
voi/Insegnare stanca, online anche di più
Riccardo Stagliano'
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online anche di più
Questo articolo è apparso su Repubblica.it
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Lavorare stanca, online non
meno che in aula. Anzi di più, sostengono i professori che hanno
provato la differenza tra l'insegnamento tradizionale e quello a
distanza: bisogna preparare i corsi attentamente, bisogna rispondere
alle mail degli studenti, bisogna scrivere, scrivere, scrivere.
Insomma, ci vuole più tempo e la paga è la stessa: vale la pena?
Dopo l'entusiasmo del
sentirsi precursori, che sperimentano nuovi e tecnologici formati per
reinventare il loro ruolo di docenti, adesso è il momento del
bilancio. Online non si può barare: se la lezione non è stata
preparata non è soltanto scadente, ma non esiste proprio. Mentre in
aula si può improvvisare, magari intessendo un filo logico arbitrario
che fa sbadigliare e venire il mal di testa agli studenti, quello che
è scritto (o non è scritto) su una pagina web rimane a futura
memoria, inchiodando i prof alle loro responsabilità. Il 53 per cento
dei 400 partecipanti a un sondaggio organizzato dalla National
Education Association, il più grande sindacato di categoria che
rappresenta 100 mila insegnanti d'America, hanno risposto che è dura,
che ci vuole sicuramente più tempo per preparare e impartire corsi
online di quanto non lo fosse prima, davanti a una classe e una
lavagna. E costoro sono anche preoccupati che a questo impegno extra
non corrisponda nessun tipo di riconoscimento economico.
"La parte più grossa del
lavoro - spiega Christine Maitland, coordinatrice del settore
"studi superiori" della Nea - è la corrispondenza
elettronica con gli studenti. In classe ti possono fare tre, quattro,
cinque domande mentre qui ne arrivano infinitamente di più".
Quante di più? Risponde Mark Kassop, coordinatore per il distance
learning del Bergen community college a Paramus, New Jersey: "Per
un singolo argomento di discussione ho ricevuto 80-90 risposte da
tutti i 20 studenti del mio corso online". "Cerchiamo di
spingere il più possibile i nostri docenti a rispondere ai ragazzi
entro 48 ore - aggiunge - e io personalmente cerco di farlo entro un
paio d'ore da quando ricevo i loro messaggi". La sua università
- come la stragrande maggioranza degli atenei americani - offre ormai
la maggior parte dei corsi curricolari anche a distanza, utilizzando
un supporto elettronico.
Per ovviare alle preoccupazioni di
"sfruttamento" degli insegnanti la Bergen University ha
previsto che, mentre lo stipendio dei docenti tradizionali è
calcolato sull'erogazione di cinque unità didattiche, per quelli
online il conto si fa su quattro unità e si considera la quinta
dedicata alla sua preparazione e alle altre attività che assorbono il
tempo dei docenti. Il numero dei partecipanti ai corsi è anche
ridotto dai 40 offline ai 25 online. Tuttavia, riconosce Kassop,
questa modalità di insegnamento consente anche un vantaggio non
trascurabile per chi lo impartisce: flessibilità. Ad esempio un suo
collega che doveva fare ricerche accademiche in North Carolina vi si
è trasferito e ha continuato a fornire le sue lezioni a studenti che
si trovavano a migliaia di chilometri di distanza, senza che nessuno
si accorgesse della differenza. E' un fringe benefit sottile, ma non
di poco conto, che si chiama libertà.
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