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Letti per voi/Insegnare stanca, online anche di più

 

Riccardo Stagliano'




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Questo articolo è apparso su Repubblica.it  del 22 giugno Per accedervi direttamente cliccare qui

 Lavorare stanca, online non meno che in aula. Anzi di più, sostengono i professori che hanno provato la differenza tra l'insegnamento tradizionale e quello a distanza: bisogna preparare i corsi attentamente, bisogna rispondere alle mail degli studenti, bisogna scrivere, scrivere, scrivere. Insomma, ci vuole più tempo e la paga è la stessa: vale la pena?

 Dopo l'entusiasmo del sentirsi precursori, che sperimentano nuovi e tecnologici formati per reinventare il loro ruolo di docenti, adesso è il momento del bilancio. Online non si può barare: se la lezione non è stata preparata non è soltanto scadente, ma non esiste proprio. Mentre in aula si può improvvisare, magari intessendo un filo logico arbitrario che fa sbadigliare e venire il mal di testa agli studenti, quello che è scritto (o non è scritto) su una pagina web rimane a futura memoria, inchiodando i prof alle loro responsabilità. Il 53 per cento dei 400 partecipanti a un sondaggio organizzato dalla National Education Association, il più grande sindacato di categoria che rappresenta 100 mila insegnanti d'America, hanno risposto che è dura, che ci vuole sicuramente più tempo per preparare e impartire corsi online di quanto non lo fosse prima, davanti a una classe e una lavagna. E costoro sono anche preoccupati che a questo impegno extra non corrisponda nessun tipo di riconoscimento economico. 

"La parte più grossa del lavoro - spiega Christine Maitland, coordinatrice del settore "studi superiori" della Nea - è la corrispondenza elettronica con gli studenti. In classe ti possono fare tre, quattro, cinque domande mentre qui ne arrivano infinitamente di più". Quante di più? Risponde Mark Kassop, coordinatore per il distance learning del Bergen community college a Paramus, New Jersey: "Per un singolo argomento di discussione ho ricevuto 80-90 risposte da tutti i 20 studenti del mio corso online". "Cerchiamo di spingere il più possibile i nostri docenti a rispondere ai ragazzi entro 48 ore - aggiunge - e io personalmente cerco di farlo entro un paio d'ore da quando ricevo i loro messaggi". La sua università - come la stragrande maggioranza degli atenei americani - offre ormai la maggior parte dei corsi curricolari anche a distanza, utilizzando un supporto elettronico. 

Per ovviare alle preoccupazioni di "sfruttamento" degli insegnanti la Bergen University ha previsto che, mentre lo stipendio dei docenti tradizionali è calcolato sull'erogazione di cinque unità didattiche, per quelli online il conto si fa su quattro unità e si considera la quinta dedicata alla sua preparazione e alle altre attività che assorbono il tempo dei docenti. Il numero dei partecipanti ai corsi è anche ridotto dai 40 offline ai 25 online. Tuttavia, riconosce Kassop, questa modalità di insegnamento consente anche un vantaggio non trascurabile per chi lo impartisce: flessibilità. Ad esempio un suo collega che doveva fare ricerche accademiche in North Carolina vi si è trasferito e ha continuato a fornire le sue lezioni a studenti che si trovavano a migliaia di chilometri di distanza, senza che nessuno si accorgesse della differenza. E' un fringe benefit sottile, ma non di poco conto, che si chiama libertà.

 

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