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Joanna Zichowicz


Diego Ballani

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Mentre stavano girando il loro cortometraggio semi-amatoriale, Dan Myric e Eduardo Sanchez non avevano idea che dal loro ingegno sarebbe scaturita una delle più innovative e fruttuose azioni di marketing del nuovo millennio. Dall’uscita sugli schermi americani, "The Blair Witch Project" ha già superato i 100 milioni di dollari di incasso, mentre il suo sito Internet   riceve migliaia di contatti giornalieri, contribuendo a trasformare "Il mistero della strega di Blair" nel primo grande hype virtuale.

Ora Myric e Sanchez sono fra i cineasti più bramati dall’industria hollywoodiana e la loro lezione nel campo del marketing promozionale non ha mancato di fare proseiliti. Da qualche tempo infatti navigando in Rete ci possiamo imbattere nell’imberbe sorriso di una bionda cantante country di origini polacche, balzata improvvisamente all’onore delle cronache. Joanna Zichowicz è bella, bionda e selvaggia. Il suo ultimo singolo, dall’eloquente titolo "Dirty country girl" è reperibile anche in Italia in tutti i negozi di dischi e sembra che stia ottenendo un discreto consenso di pubblico. Joanna ha un unico difetto: non esiste.

Eppure la giovane cow-girl negli ultimi tempi non ha lesinato apparizioni pubbliche, è stata vista persino a Sanremo sulla passerella dell’Ariston! Collegandosi, poi, al suo sito Internet  si possono ammirare le sue foto da bambina, ascoltare i suoi precedenti successi e consultare le date del suo imminente tour mondiale. Ma proprio fra le maglie della Rete possiamo scorgere una prima spiegazione della sua fulminea carriera. Nella pagina dei link, infatti, compare in bella mostra il collegamento al sito promozionale della Diesel, l’azienda di abbigliamento di cui Joanna è testimonial. Grazie a ricerche un po’ più approfondite si scopre, così, che a prestare il volto alla bionda cantante è una giovane e sconosciuta modella americana, mentre la voce sui dischi targati EMI è quella di una corista svedese.

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C’è già chi ha detto che la trovata non differisce molto da quella utilizzata da Renzo Arbore ai tempi del Cacao Meravigliao. Tuttavia mai come in questo caso l’elemento multimediale costituisce un aspetto essenziale; in primo luogo perché il messaggio che si recepisce attraverso lo schermo di un PC risulta più personale e intimo di quello dispensato dal mezzo televisivo. Inoltre l’interattività, caratteristica precipua di Internet, fa sì che colui che viene investito dal messaggio pubblicitario, adeguatamente camuffato per sembrare reale, ne diventi attore e propagatore partecipando incosapevolmente a un "hype" creato ad arte. All’alba dell’era telematica, dunque, si può parafrasare Mc Luhan affermando che "lo spot è il messaggio" e non più una fastidiosa interferenza.

Nel caso della Diesel non si può dire che ai pubblicitari sia mancata la fantasia. Tutto è stato studiato alla perfezione. Nel sito dell’azienda sono state riprodotte le pagine del tabloid "It’s Real" (ovviamente fasullo, ma realmente reperibile nei negozi Diesel) nel quale viene documentato con foto e interviste il burrascoso passato della diva. E una campagna pubblicitaria martellante ha contribuito ad alimentare la leggenda di Julie. Adesso non ci resta che attendere la prossima mossa, ma sembra che le sorprese non siano ancora finite e che l’instancabile Joanna stia preparando addirittura un (vero) CD.




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