Se dovessi riassumere in una parola la chiave di lettura e di scrittura
dellultimo romanzo di Elisabetta Rasy "Lombra della luna" (Rizzoli,
pp.208, L.26.000), direi senzaltro che esso si delinea allinsegna
dellossimoro: cioè della insistita compresenza di ambiti antitetici. In primo luogo
e al di là del titolo stesso che allude a una paradossale ombra lunare lo
sfondo su cui si staglia la complessa trama di questo romanzo, fatto di immagini nitidamente
fosche, in una concomitanza di tenebre e luce, di atmosfere cupamente romantiche pur
se "ogni temporale rende più dolce laria e più limpido il cielo"; in
secondo luogo il darsi contrapposto di razionalità e passionalità, psiche e soma; infine
lambivalenza che vede presenti nellanimo della protagonista, accanto
allutopia tutta illuministica (o solare) di far luce su ogni ambito umano,
linclinazione melanconica (o lunare) verso un cupio dissolvi che ce la
presenta nella cornice crepuscolare dun romanticismo alquanto decadente.
Insomma, come il lettore apprende dal capitolo introduttivo, si tratta di una storia
"crudele" ma insieme "meravigliosa", ambientata nella Parigi della
Rivoluzione francese e avente per eroina una donna realmente esistita: Mary Wollstonecraft
sorta di protofemminista autrice di una polemica Dichiarazione dei diritti delle
donne , della quale la Rasy, mediante accorte contaminazioni di fabula e
riscontri storici, ci narra uno scampolo di vita trascorsa in Francia e soprattutto
lamore che la legò a Gilbert: un personaggio, guarda caso, ancipite e speculare
rispetto alla figura dellamante: per un verso "coraggioso capitano"
fautore dellindipendenza americana dallInghilterra, dallaltro cinico
donnaiolo e avventuriero senza scrupoli.
Unulteriore vicenda tuttavia, e non meno importante, corre parallela al racconto
della passione tra Mary e Gilbert: quella dellio narrante, ossia della giovane
cameriera Marguerite, la quale frequentando Mary impara "a pensare". Così a una
attenta lettura riemerge ancora una volta il double-face di questo testo complesso che
appare sempre più come un romanzo di formazione. Oserei dire sottolineando la
valenza positiva del termine un romanzo sentimentale; in quanto gradualmente
Marguerite, il cui spirito era un tempo abitato solo "da immagini ed emozioni",
grazie alla vocazione pedagogica di Mary riesce a esprimere anche "pensieri e
opinioni". E sottolineo il termine anche. Infatti è sul binomio
ragione/immaginazione secondo Mary da coltivare insieme che si fonda
lapprendistato esistenziale della giovane.
Però talvolta il contrasto fra sentimento e ragione si fa irriducibile; è il caso del
rapporto burrascoso fra Mary e Gilbert, destinato a innescare per la donna
"linizio della rovina". Quindi Marguerite assiste al tracollo
dellamica in un vortice depressivo. "Ho cercato di abitare la luce del giorno,
ma vedo che il mio cuore ne predilige il misterioso rovescio" confessa Mary: giusto
lei che aveva sempre cercato una sintesi unificatrice fra maschile e femminile, logos e
pathos, tentando caparbiamente di conciliare gli opposti. Ma si sa, lamore "è
una scienza inesatta" o lerrore sta forse nel ritenere di poter mai raggiungere
una conciliazione definitiva fra le istanze della mente e del cuore.
Tale dunque appare il messaggio di questa atipica prosa: non ci si può illudere di
pacificazioni o approdi ultimi; non si può scegliere una volta per tutte di abitare
soltanto lombra della luna o la "luce solare della ragione". Una prosa,
aggiungerei, insolita anche nella scelta stilistica di privilegiare un recupero del
romanzo tradizionalmente inteso: basato sulla fabulazione, sul gusto di narrare una
vicenda, di dipanare una trama sempre scorrevole e a tenuta di lettore, ma al contempo
audace per la complessità tematico riflessiva che emerge da questa storia colta
sullorlo dellabisso duna Storia ben più vasta, allorché fatalmente
lutopia ebbe a precipitare nel Terrore.