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"Ultimi", nove superstiti di un arcaico altroieri

Antonio Carioti

 

Quando si parla degli "ultimi", di solito, ci si riferisce ai soggetti più deboli, esclusi e dimenticati dalla nostra società opulenta. Bambini in stato di abbandono, anziani oppressi dalla solitudine e dall'indigenza, emigrati clandestini sfruttati come schiavi, tossicodipendenti ridotti a larve umane, malati allo stadio terminale.

Coloro di cui parla Flavia Amabile nel libro "Ultimi" appartengono però a un'altra categoria di persone. Non si collocano nel punto più basso della graduatoria sociale, ma sono semmai gli estremi residui, le retroguardie di un'Italia in via di estinzione. Non sono destinati a turbare il nostro presente con i morsi della cattiva coscienza collettiva, ma a dissolversi nel nulla con i ricordi sbiaditi di un passato niente affatto remoto nel tempo, ma ormai irrimediabilmente superato dalla corsa frenetica dello sviluppo economico e dell'innovazione tecnologica.

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Pubblicato dall'editore Gamberetti di Roma nella veste grafica originale ed elegante che caratterizza i suoi volumi, "Ultimi" è un viaggio pieno di sorprese nel tempo e nello spazio. Ci parla di identità linguistiche e religiose ormai scomparse, di usanze di cui non sospettavamo l'esistenza, di mestieri spazzati via dal progresso industriale. Tutto attraverso nove ritratti di uomini e donne rimasti ostinatamente fedeli alle proprie radici, sparsi tra la Val d'Aosta e la Sicilia, il Trentino e l'Abruzzo.

Spesso proprio nei dintorni delle località turistiche alla moda, come Cortina d'Ampezzo e la costiera amalfitana, ecco spuntare le tracce di comunità, culture, attività produttive dal sapore arcaico. Piccoli squarci di un altroieri sopravvissuto a se stesso, circondati e sommersi dal rigoglio di un prepotente domani.

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In tempi nei quali la flessibilità sembra divenuta un imperativo assoluto, Flavia Amabile ha voluto rendere omaggio a personaggi fieramente inflessibili, capaci di tenere duro fino all'estremo limite del secondo millennio, a dispetto delle guerre e dei passaggi di regime, sordi persino alle lusinghe dei miracoli economici e delle rivoluzioni industriali.

Non sempre si tratta di individui condannati alla sconfitta personale, anche se certamente non vi è futuro per i mondi cui appartengono. A volte la loro testardaggine ha trovato una qualche forma di ricompensa, quanto meno ha conferito senso e dignità a esistenze sballottate spietatamente dalla storia. E ha dato all'autrice la possibilità di raccontarci storie vere, fatte di carne, sofferenze e passioni, prima che sui loro protagonisti calasse implacabile il velo dell'oblio.

 

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