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Mio marito, Raymond Carver

Tess Gallagher con Maria Serena Palieri

 

In "Io & Carver", sottotitolo "Letteratura di una relazione", Tess Gallagher trasgredisce quattro leggi. Prima: quella che vuole che la morte, per chi non crede nell'aldilà, segni la fine del rapporto con la persona che se n'è andata. Questo libro, appunto, ci racconta in quale modo Tess Gallagher, poetessa, autrice di racconti, docente universitaria, continui a "dialogare" col marito, il grande Raymond Carver, morto per un cancro al polmone a cinquantun'anni, nel 1988. Dialogare: non tributargli un culto usando la memoria e la nostalgia. E senza ricorrere a tavolini a tre gambe.

La seconda legge che Tess Gallagher trasgredisce è relativa alla sua vedovanza: si dice la parola e si pensa a un vuoto, invece lei ci racconta il pieno di questa esperienza. La terza ha ancora a che fare con l'immagine classica della donna in gramaglie: Tess (la "vedova con le scarpe rosse" recita un suo verso) ci dice che da tre anni convive con un pittore irlandese, Josie Sligo. Pur mantenendo - ed ecco l'ulteriore trasgressione - quel rapporto interiore col suo Ray...

"Io & Carver" esce in questi giorni in contemporanea negli Usa e in Italia. Il nostro è uno dei paesi dove l'autore di "Cattedrale" ha trovato dei devoti anche prima di essere consacrato in America tra i grandi scrittori del Novecento: per il suo stile "precisionista" come lo autodefiniva in polemica con l'etichetta datagli di padre dei minimalisti, per la sua esplorazione del mondo anonimo dei perdenti.

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È pubblicato da minimum fax, la stessa editrice che ci ha fatto conoscere la Gallagher della raccolta di racconti "L'amante dei cavalli" e il Carver poeta del "Nuovo sentiero per la cascata". Ed è uno strano libro diviso in due parti. La prima parte colleziona appunti, pagine del diario steso da Tess durante il viaggio in Europa compiuto col marito nell'87, un'intervista fattale da una disegnatrice, Gabrielle Idlet, e una lettera scrittale da Jane Campion. Questa parte, ricorrendo a un materiale spurio, traccia il romanzo di un sentimento: l'amore leggendario che unì i due per dieci anni e che segnò per Carver, ex-alcolista, quella che definiva la sua "seconda vita" ( "Ultimo frammento", a chiusura della sua raccolta di poesie uscita postuma, recita "E hai ottenuto quello che/ volevi da questa vita, nonostante tutto?/Sì./ E cos'è che volevi?/ Sentirmi chiamare amato, sentirmi/ amato sulla terra").

La seconda parte invece raccoglie ciò che Tess ha scritto sull'opera del marito e documenti relativi al suo rapporto con Robert Altman che, nel '92, costruì dai racconti di Carver il film "America oggi". E qui vediamo in quale singolare modo due anime possano riuscire a lavorare insieme. Non Tess con Ray e Ray con Tess: proprio insieme.

"Io & Carver" è un libro che sembrerà un dono del cielo ai fan dello scrittore: perché racconta la sua quotidianità - com'era la sua risata, il suo rapporto meticoloso col cibo - e qualche segreto sulla genesi delle sue opere (compreso il difficile rapporto con l'editor degli inizi, Gordon Lish). Ma è un libro che, devozione a parte, è di per sé comunque affascinante.

Quanto a Tess Gallagher è una donna - oggi cinquantacinquenne - morbida. Le sopracciglia sottilissime sovrastano occhi attenti, è vestita con cura, misurata nei gesti (nonostante le fotografie che illustrano la copertina la sua prosa ci aveva portato a immaginarla come una Cvetaeva, eterodossa e febbrile). La sua audacia si ritrova nel linguaggio semi-inconscio che usa. Come ha conquistato questo suo singolare rapporto postumo con Ray? "È stato attraverso le mie poesie, parlando dentro la perdita ed esplorandone tutte le dimensioni, in una specie di processo di tesaurizzazione del ricordo"spiega. "Per due anni e mezzo sono andata tutti i giorni sulla sua tomba. Mi sono lasciata investire da questa devastazione, le ho lasciato spazio. La poesia ha prolungato questo processo. Mi ha dato nuovi modi di collegarmi alla sua presenza. È stato un processo molto misterioso e mi sono lasciata guidare dall'intuizione. Oggi mi guardo indietro e dico: fortunatamente l'ho fatto".

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Parlando con Gabrielle Idlet, nel libro, le dice: "La comunità cerca di rubarti la vitalità, quando sei vedova". Per via della minaccia rappresentata, nel mondo delle coppie, da una donna che ha, appunto, "una vitalità sessuale e sensuale intatta". Traccia le differenze tra questa condizione e altre di donna sola: la vergine che non ha esperienza, la divorziata (lo è stata, prima di incontrare Carver") che mette un taglio netto tra il "prima" e il "dopo". Mentre "nella vedovanza si cerca di amalgamare la vita che si aveva insieme, di darle un significato" osserva.

Dopo la morte di Carver, racconta, ha scoperto nuove compagnie: "Il mio gruppo diventò una serie di di individui abbandonati che vivevano da soli. Eravamo un branco di cani sciolti ma vigoroso e in molti modi più eccitante". E ha esplorato, nella sua poesia, nuove dimensioni. Ora ci spiega: "Sì, per me è cambiato tutto. La vedovanza ha approfondito tutto, forse perché ero viva e morta insieme. C'è qualche vantaggio in questo? C'è. Tutto diventa più cruciale, ricordi che le tue azioni hanno riverberi nel tempo e nello spazio. Intorno c'è questa specie di nembo di un'altra coscienza che ti circonda e ti precede. Ed è una conscienza che ti rende immune dalla paura e ti fa sentire calma".

La nuova convivenza, con Josie Sligo, pone agli altri problemi di immagine: è ancora abbastanza devota al marito morto? Da esegeta dei sentimenti, Tess ci spiega come, in queste situazioni, si mettano insieme i cocci: "Rompo un cliché, lo so. Ma proprio il mio rapporto con Ray me lo ordina: devo continuare a celebrare la vita e viverla anche al suo posto. Il vero tradimento sarebbe non rispettare questo suo desiderio. E questo richiede che anche l'altra persona sia in grado di convivere, oltreché con me, con un fantasma molto concreto. Lui in questo è straordinario".

Tess Gallagher sostiene che i racconti sono, rispetto alla poesia, una forma di scrittura più "sociale". Carver imparò da lei a scrivere poesie. Lei imparò da lui a scrivere racconti. Per osmosi affettiva, spiega: "Quando l'ho incontrato era un timido. Se doveva leggere qualcosa in pubblico fumava tre sigarette alla volta. Però nei rapporti a due era straordinariamente socievole. E però era la mia poetica a essere più misteriosa, più complessa. Amandolo, ho imparato dalla sua chiarezza".

 

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