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Libri/La nascita di Israele. Miti, storie e contraddizioni

David Bidussa

 

Un movimento nazionale , il cui obiettivo è una rivoluzione culturale, morale e politica e i cui valori sono particolaristici, è in grado di coesistere con i valori universali del socialismo? Il nazionalismo ebraico, ovvero il sionismo, a quale matrice culturale dell’ idea di nazione si richiama: a quella illuministico-giacobina che si fonda sul principio di cittadinanza, o a quella romantico-politica herderiana che ha il suo fondamento nel concetto di Volk?

Sono le due domande da cui parte Sternhell e a cui nel corso di questo libro (La nascita di Israele. Miti, storia, contraddizioni, trad. di Massimo Bracchitta, Baldini & & Castoldi, 558 p., Lit. 39.000) da due risposte secche.

Alla prima risponde così: la coesistenza tra socialismo e nazionalismo è un prodotto alchemico instabile. In ogni caso produce un equilibrio che non può durare all’ infinito. Nel caso dell’esperienza storica sionista, la sua agenzia fondamentale il laburismo, attraverso il socialismo del lavoro ha solo apparente mente scelto il primo elemento del binomio, in realtà lo ha subordinato costantemente al secondo fino ad annullarlo.

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Alla seconda la risposta è la seguente: il princio della nazione adottato dal sionismo è quello di matrice herderiana. In questo caso l’ ipotesi che si afferma non è solo quella di una visione nazionalistica del socialimo, ma anche quella di una società politica che tende ad espellere i conflitti interni alla comunità politica che vuol fondare.

L’ indagine di Sternhell si articola in due percorsi: da una parte l’ analisi delle culture politiche che fondano il profilo del sionismo del lavoro; dall’ altra l’ indagine sulla famiglia di appartenenza e di riconoscimento di questa sintesi, rappresentata dall’ azione politica di Ben Gurion, nell’ ambito della famiglia socialdemocratica europea tra anni ‘10 e anni ’30.

Per Sternhell il paradigma politico culturale di Israele non si rivela improvvisamente nel corso degli anni ‘80 con la crisi dell’ area labour e quella della destra nazionalista e l’ emergere delle agenzie politiche del fondamentalismo e del neotradizionalismo religioso.

Egli infatti ritiene che la crisi delle élite politiche nazionali nel corso dell’ ultimo ventennio in Israele, non sia che il lento consumarsi di una generazione politica che ha il suo processo formativo nella Palestina mandataria degli anni ‘20 e la sua matrice d’ origine nella cultura populista russa di cui la generqazione di "padri fondatori" da Ben Gurion a Ben Zvi, da Katzenelson a Arlosoroff, è espessione organica e fedele.

Una generazione che intende il socialismo come cultura organicistica e che sceglie come punto di riferimento teorico e politico la figura di De Man (una figura politica e culturale del revisionismno socialista a cui Sternhell ha dedicato pagine intense sia nel suo Né destra, né sinistra, che in Nascita dell’ ideologia fascista, entrambi editi da Baldini & Castoldi).

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De Man per tutti gli anni ‘20 e ‘30 costituisce di fatto il referente teorico a cui guarda Kelzenelson, l’ ideologo del laburismo israeliano e il vero pedagogo politico del movimento operaio e socialista ebraico di Palestina. Katzenelson da De Man riprenderà molte suggestioni: dal tema del rapporto tra Kultur e Zivilization, a quello della gioia del lavoro, dal culto del lavoro produttivo al tema della produttivizzazione dei ceti medi, fino al planiismo e alla critica al capitale bancario come sintomo di parassitismo economico.

Il distacco da De Man avverrà con il profilarsi all’ orizzonte del suo avvicinamento alle correnti dell’ estrema destra europea e poi con il suo collaborazionismo all’ indomani del crollo del Belgio nel maggio 1940.

Ma questo, soctiene Sternhell, non produce revisione del modello ideologico-politico, perché il recupetro dell’ ideologia lavorista e comunitarista del populismo originario espresso dalla figura di Gordon, ispiratore della cultura agrarista del primo modello insediativo di colonia agraria, favorirà il mantenimento di una ideologia che a questo punto è decisamente orientata in senso nazionalistico e solo lessicalmente caratterizzata da un impalcatrura di tipo socialistico.

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Nascita di Israele è un libro che ha una lunga genesi e che, soprattutto, si origina da una profonda inquietudine. Non è il risultato di un’ improvvisa illuminazione o di una delusione ideologica. Sternhell dalla fine degli anni ‘80 (si veda a titolo esemplare un suo testo dal titolo Sul fascismo e la crisi dello Stato ebraico, in "MicroMega", 1989 n. 4) ha avanzato più volte l’ idea che la realtà israeliana andasse valutata nelle sue componenti ideologico-politiche di partenza e che in quella matrice risiedesse una delle cause, se non la vera causa delle difficoltà politiche e culturali della società politica israeliana odiena).

Ma ciò nasce, anche, da una lettura non convenzionale di ciò che si intende per fascismo. Uno sforzo di analisi e di indagine interpretativa a cui Sternhell con uno sguardo fortemente attento alla comparazione, del tutto ignoto a gran parte della storiografia italiana sul fascismo, sul piano delle componenti ideologiche, che coglie il fascismo non tanto come movimento politico, quanto come grumo di alcuni concetti e di lessici estremamente dispersi nel variegato mercato politico del ‘900.

Infatti, per Sternhell il fascismo nasce sulla scorta di due presupposti: il rifiuto dell’ eredità illuministica, e dunque l’ opposizione a una cultura economica e politica fondata sul materialismo e sull’ individualismo (il che connoterebbe il fascismo sia come antimarxista che come antiliberale), e la necessità di individuare i criteri di una filosofia politica organicistica, comunitaristica, in cui si consumi, e si dissolva, la soglia differenziale tra individuo, società civile e Stato. Il che renderebbe il fascismo un’ ideologia ad un tempo xenofoba, antidemocratica e fondata sul principio dell’ annullamento dell’ individuo anche nella sfera dei suoi bisogni materiali. Ovvero una realtà ideologica tesa alla fondazione di un’ etica del produttore/guerriero, mito politico che sta a fondamento del nazionalismo di inizio ‘900. Proprio per questo, per Sternhell il fascismo avrebbe una lunga storia, le cui origini si collocano nelle correnti di opposizione alla Rivoluzione francese: tanto nell’estrema sinistra degli "arrabbiati": come nello spirito dell’emigrazione aristocratica di Coblenza.

 

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