Capitolo1/La politica in rete
Sara Bentivegna
Il libro di Sara Bentivegna e' edito da Meltemi Editore che gentilmente ci ha concesso
il permesso di ripubblicarne qui l'introduzione e il primo capitolo.
Introduzione
Le innovazioni introdotte nella produzione e nel consumo dei flussi
comunicativi in conseguenza delle nuove tecnologie hanno sollevato dubbi, perplessità o
sinceri entusiasmi circa le possibili ricadute sui meccanismi democratici delle attuali
società moderne. Lopportunità di stabilire rapporti diretti, privi di qualsiasi
forma di mediazione ad opera di altri soggetti, tra governanti e governati ha dato vita
alla creazione di due opposte scuole di pensiero che hanno riprodotto la classica
contrapposizione tra apocalittici e integrati: i primi, preoccupati di possibili derive
plebiscitarie e di una irreversibile trasformazione della democrazia rappresentativa in
democrazia diretta; i secondi, sostenitori della possibilità di rivitalizzare i rapporti
tra società politica e cittadini, colmando la distanza che si è venuta a creare negli
ultimi decenni. In entrambi i casi, tuttavia, lattenzione è stata diretta su cosa
"potrebbe avvenire" e non su cosa "sta avvenendo". Questa sorta di
distorsione prospettica ha impedito, talvolta, di vedere la reale applicazione delle nuove
tecnologie nonché il concreto contributo eventualmente offerto alla dimensione politica.
Per tentare di colmare tale vuoto, nelle pagine che seguono si analizza
luso della rete che è stato effettivamente realizzato nellambito della vita
politica: dalla presenza che hanno attivato i partiti politici al ruolo giocato in
campagna elettorale, dalla possibilità di configurare la creazione di un nuovo spazio
pubblico di discussione allopportunità di condurre battaglie politiche o di
costruire comunità virtuali. In conseguenza delladozione di tale focus dattenzione,
minore spazio è stato dato alla complessa articolazione di tutto ciò che viene
comunemente ricompreso con la label "tecnologie della comunicazione",
traducendosi in un uso intercambiabile di termini come Computer Mediated Communication,
rete, Web, Internet, Cyberspace, realtà virtuale. Pur nella consapevolezza delle
profonde diversità esistenti, esse sono state sacrificate a vantaggio della ricostruzione
della dimensione politica nei suoi aspetti principali. Una ricostruzione che, nel suo
complesso, fuga le paure degli apocalittici e mette in discussione le speranze degli
integrati. La politica nel mondo virtuale, infatti, rispecchia molto da vicino la politica
che si colloca nel mondo reale, disilludendo tutti coloro che ritenevano che il modello netcast
potesse modificare fin nel profondo il modello verticistico, o broadcast, proprio
delle istituzioni politiche. Perché possa modificarsi tale modello non è sufficiente
disporre di nuove e ulteriori risorse comunicative ma è, invece, necessario intervenire
sul tessuto sociale di un paese per annullare quella dimensione di separatezza che tuttora
caratterizza il rapporto tra cittadini e soggetti politici.
La preparazione di questo volume è stata resa possibile da un semestre
di studio e ricerca trascorso presso "The Joan Shorenstein Center on the Press,
Politics and Public Policy", Kennedy School of Government, Harvard University.
Durante tale periodo, il confronto con Marvin Kalb, Tom Patterson, Pippa Norris e Kathleen
Kendall ha contribuito a chiarire molte delle questioni affrontate nelle pagine seguenti.
A loro il mio ringraziamento.
Capitolo primo
Democrazia e cyberspace
La rete tra dominio e democrazia
Lavvento delle nuove tecnologie della comunicazione in tutte le
moderne società occidentali ha sollecitato studiosi provenienti da diversi ambiti
disciplinari politologi, massmediologi e giuristi ad interrogarsi
sullimpatto che esse avranno, o stanno già avendo, sul processo democratico. Nel
panorama complessivo delle posizioni assunte rispetto allaffermazione della
cosiddetta Computer Mediated Communication, è possibile individuare due filoni
contrapposti che hanno enfatizzato, da un lato, le innovazioni positive introdotte
ritenute in grado di "sfidare il monopolio della gerarchia politica" (Rheingold,
1993, p. 14), dallaltro, i rischi connessi allesercizio di un dominio e di una
manipolazione dei cittadini. Il consolidamento e lo sviluppo del cyberspace negli
ultimi anni hanno, nei fatti, smentito entrambe le posizioni pur lasciando aperte molte
delle questioni sollevate.
Sul versante di una lettura positiva dellaffermazione della rete,
si continua a sostenere che le nuove tecnologie consentono la promozione della
partecipazione dei cittadini alla discussione e/o alla eventuale assunzione di prese di
posizione in merito ad argomenti di rilevanza pubblica. Il contributo riconosciuto alle
nuove tecnologie di ridurre la distanza tra soggetti politici e cittadini assume
particolare importanza alla luce della progressiva disaffezione verso la politica
registrata in tutti i sistemi democratici negli ultimi decenni, sottolineata con allarme
dagli stessi soggetti politici preoccupati di perdere legittimità nellesercizio del
potere. Linversione di rotta resa teoricamente possibile dallaffermazione di
un modello comunicativo innovativo che vede il cittadino assumere il doppio ruolo di
destinatario della comunicazione prodotta dal soggetto politico ed emittente
della comunicazione diretta al soggetto politico ha contribuito non poco a
far affermare una lettura declinata in termini positivi riguardo ad una possibile
rivitalizzazione della politica. Nella piazza virtuale resa accessibile dalla rete, il
soggetto politico e il cittadino hanno opportunità di incontro e confronto che mai prima
dora erano state possibili.
Sempre sullo stesso versante, va collocato lincredibile
ampliamento dellofferta informativa resa accessibile ai cittadini. Navigando in
Internet, non solo è possibile leggere tutti i quotidiani, settimanali e periodici che si
vuole (pubblicati nel paese dove si vive o altrove), è altresì possibile leggere il
testo integrale di un intervento pronunciato da un determinato soggetto in una specifica
occasione, è possibile vederne le immagini e, talvolta, ascoltare la voce in diretta, è
possibile avere a casa propria ledizione integrale del Rapporto Starr relativo allo
scandalo sessuale che ha coinvolto il Presidente Clinton, è possibile consultare gli
ultimi provvedimenti legislativi assunti, è possibile ottenere informazioni sulla quasi
totalità delle istituzioni pubbliche, e così via. Tale ampliamento, non solo si
configura di per sé come un valore altamente democratico allorché consente il controllo
dellesercizio del potere e dellattività di governo da parte dei soggetti
governati, ma esibisce un valore aggiunto relativamente alla moltiplicazione delle
opportunità di presa di parola da parte di chi vuole comunicare con altri soggetti, così
come sostiene de Sola Pool (1983) quando parla di tecnologie della libertà. Non solo
incremento delle informazioni quindi ma, anche, incremento delle opportunità di presa di
parola per soggetti che non sempre hanno la possibilità di trovare spazio nei media
tradizionali.
Infine, viene ad essere sottolineata lopportunità di dar vita a
nuove forme di comunità, sia pure virtuali, allinterno delle quali ricreare una
sfera pubblica dove i cittadini danno vita a discussioni e confronti su argomenti di
rilevanza pubblica.
Sul versante della lettura negativa, si colloca la segnalazione del
rischio della creazione di una forma di dominio tecnologico sugli individui capace di
controllare e manipolare opinioni, decisioni e comportamenti come mai prima era stato
possibile. Nella stessa direzione, viene segnalato il rischio di una trasformazione
progressiva della democrazia rappresentativa prima in diretta e poi in continua. Di una
democrazia, cioè, costruita sulla consultazione dei cittadini costante nel tempo e
virtualmente aperta a qualsiasi argomento su cui si voglia conoscere lopinione dei
soggetti. In breve, si tratta di una democrazia che può chiamare anche quotidianamente i
cittadini ad esprimersi su questioni poste al centro del dibattito pubblico, così come in
forma approssimativa e poco elaborata avviene tramite il ricorso ai sondaggi di opinione
in taluni contesti. Con grande lucidità e pessimismo, Rodotà (1997) si chiede:
"innervata comè di tecnologia, riuscirà la democrazia a sottrarsi ad uno dei
possibili esiti dellinnovazione tecnologica, quel rafforzare le tendenze in atto che
oggi corrisponde piuttosto ad una deriva verso suggestioni populiste e plebiscitarie? Si
riuscirà, invece, a dirigerla verso i sentieri di una strong democracy, di
una democrazia dove la forza sia quella dei cittadini attivi, messi in grado
di partecipare effettivamente ai processi di decisione?" (p. 5).
Le riflessioni sul potenziale democratico della rete e sui rischi
connessi alla sua diffusione fin qui brevemente illustrate rimandano, come nota ancora
Rodotà, ad una "immagine di una tecnologia bifronte, come lantico dio Giano.
Di fronte a noi stanno tecnologie della libertà o tecnologie del
controllo?" (ibidem, p. 27). Mediante lapplicazione delle nuove
tecnologie, si sta lavorando ad un futuro costruito da tutti i cittadini e quindi alla
costruzione di una politica avvertita come più nostra o si stanno gettando le
basi per una sorta di daydreaming di orwelliana memoria?
Come si è già detto, laffermazione della rete ha, finora,
smentito entrambe le letture e si è tradotta in un ulteriore spazio comunicativo dove si
sono riproposte modalità e dinamiche proprie del contesto sociale allinterno del
quale si è sviluppata, tanto da far sostenere che nella rete si ritrova "una
struttura organizzata della vita politica presente nel mondo reale" (Resnick, 1998,
p. 49). In altri termini, si sostiene che vi sia stato un processo di
"normalizzazione" del cyberspace tale da riprodurre assetti precedenti
rintracciabili nella realtà. La rete, quindi, si è dimostrata essere né uno strumento
che agevola la democrazia, né uno strumento che la ostacola fino ad annullarla. Essa può
contribuire allo sviluppo democratico di un paese così come può contribuire
allaffermazione di forme di dominio interagendo con altri fattori di mutamento
siano essi di segno positivo o negativo provenienti dallambito
sociale, economico e culturale. Labbandono di un approccio che attribuisce alla rete
poteri che essa non ha comporta linnegabile vantaggio di poterle riconoscere le
importanti potenzialità intrinseche, senza mettere più in atto tentativi di
giustificazione per una situazione di stallo o arretramento di un processo politico in un
paese tramite il ricorso ad elementi esterni. La rete con i relativi processi da
essa attivati può contribuire allevoluzione dei processi democratici di una
società ma, certamente, non può essere lelemento propulsivo alla base di tali
processi. Analogamente, essa può essere lo strumento attraverso il quale si affermano
forme di controllo e di dominio sui cittadini ma non può essere accusata di essere
allorigine dellaffermazione di tale disegno.
In realtà, è necessario contestualizzare luso della rete
allinterno di uno specifico tipo di società in modo tale da poter individuare e
analizzare applicazioni e sviluppi ragionevolmente possibili (Arterton, 1987). Ecco che,
allora, abbandonando le illusioni circa il potere taumaturgico della rete nella rinascita
della vita politica di un paese in assenza di altre profonde trasformazioni così
come propendono a fare alcuni studiosi (Dertouzos, 1991; Ess, 1996) , è possibile
cogliere le reali innovazioni e la loro ricaduta sui processi democratici. Ciò significa
che le implicazioni sociali delluso della tecnologia non possono essere analizzate e
valutate in assenza di un riferimento ai valori, ai comportamenti e alle aspettative
proprie dei cittadini in un determinato contesto e in un determinato momento storico e
politico.
Così, lincremento dellofferta di informazione e la
possibilità di istituire canali diretti di comunicazione resi possibili da Internet non
costituiscono di per sé potenti acceleratori del processo di ampliamento dei processi
democratici, se non si collocano in un contesto sociale dove circola una reale richiesta
di elementi informativi non interamente soddisfatta dai media tradizionali e dove il
rapporto diretto tra governanti e governati già esiste nelle forme consuete. In altri
termini, laumento dellinformazione reso possibile dallinsieme delle
nuove tecnologie può essere del tutto irrilevante se i cittadini non sono interessati e
preferiscono consumare prodotti di intrattenimento, così come sottolinea Neuman (1991)
parlando del futuro dellaudience di massa. Ancora, la possibilità di attivare un
rapporto diretto con un esponente politico o un partito può essere del tutto irrilevante
se tale rapporto non è mai stato cercato o coltivato tramite le tradizionali forme
esperite, ad esempio, nelle democrazie anglosassoni (lettere, incontri nel collegio,
etc.). Infine, riguardo al rischio della consultazione continua dei cittadini su questioni
di rilevanza pubblica che dovrebbero costituire il terreno ideale per
lesercizio della rappresentanza , va sottolineato come, anche in questo caso,
è necessario che preesista nel paese una consuetudine in questo senso ed una
disponibilità da parte dei cittadini a partecipare a tali forme di consultazione.
Laccezione della rete come strumento di democrazia si
problematizza, quindi, allorché si introducono elementi analitici propri dei possibili
contesti sociali chiamati ad ospitare il rinnovato rapporto tra politica e cittadini e si
evidenzia la necessità di non introdurre automatismi nellanalisi
dellinterazione tra i due ambiti. Loperazione di contestualizzazione della
rete si collega, in realtà, a quellesigenza di studiare la reale
applicazione delle nuove tecnologie segnalata da Sclove (1995) già qualche anno fa. Solo
a partire da tale approccio è possibile individuare le reali potenzialità e gli
altrettanto reali rischi che accompagnano laffermazione della rete nelle attuali
società occidentali. Ciò non significa, ovviamente, abbandonare un legittimo e utile
desiderio di sistematizzazione ed analisi ad ampio raggio dellimpatto delle nuove
tecnologie della comunicazione sui processi democratici; significa, più semplicemente,
abbandonare lidea che sia possibile definire la natura della rete in termini di
democrazia o del suo contrario.
La rete, congiuntamente ad altri tradizionali mezzi di comunicazione,
può contribuire a migliorare le due dimensioni fondamentali dei processi democratici:
quella dellinformazione e quella della partecipazione. Può, addirittura, offrire un
contributo ai cittadini che non ha uguali nellambito della tradizionale offerta
mediale, coniugando il potere che deriva dallessere informati a quello del poter
intervenire per manifestare consenso o dissenso nella piazza virtuale. Tuttavia, essa può
anche configurarsi come unoccasione di differenziazione tra individui, tra gli
haves gli have nots (Graber, 1996) quando cioè discrimina già a
livello di accesso alla rete e di creazione di gruppi di interesse che possono
inquinare i processi di decisione democratica in forza della loro capacità di uso delle
nuove tecnologie. La coesistenza di tali opportunità di segno contrapposto rende di fatto
impossibile ladozione di una lettura che definisca la rete come strumento di
democrazia tout court ed impone, al contrario, una lettura costruita
sullanalisi della reale applicazione delle nuove tecnologie nelle società
contemporanee.
La sfera pubblica nel cyberspace
La piazza elettronica dove è possibile incontrarsi navigando in rete
è stata da più parti considerata una possibile traduzione moderna del concetto di sfera
pubblica elaborato da Habermas (1962; 1989), inteso come "la sfera dove i privati
cittadini si incontrano pubblicamente... per impegnarsi in una discussione su questioni di
carattere generale" (1989, p. 27). Fin da quando il concetto è stato elaborato, le
riflessioni intorno allevoluzione dei processi democratici lo hanno sempre assunto
come riferimento centrale. Il persistere dellinteresse per la sfera pubblica è
dovuto, da un lato, alla sua assunzione come indicatore del carattere democratico di una
società: in breve, la sua presenza testimonierebbe lesistenza di occasioni di
scambio e confronto tra individui su questioni di rilevanza pubblica; dallaltro,
alla sua assunzione come "categoria analitica, un congegno concettuale che, mentre
mette in evidenza uno specifico fenomeno sociale, aiuta anche nella ricerca e
nellanalisi dello stesso fenomeno" (Curran, 1991, p. 2). In virtù di questa
sua doppia caratterizzazione indicatore di democrazia ovvero categoria analitica
il concetto di sfera pubblica è stato e continua ad essere frequentemente usato
per studiare fenomeni che vanno dalla creazione di uno "spazio-mercato
televisivo" (Phelan, 1991) alla diffusione delle nuove tecnologie.
In termini figurati, la sfera pubblica può essere rappresentata come
lagorà greca, nella quale si incontravano i privati cittadini e nella quale
avvenivano discussioni e confronti di carattere pubblico. Nel corso del tempo, essa ha
assunto le sembianze della coffee house e del saloon, dove avvenivano
incontri e discussioni tra soggetti e dove si manifestava il "pubblico sentire".
Analizzando levoluzione del concetto di sfera pubblica, Habermas
individua nel processo di affermazione e autonomizzazione della stampa in Gran Bretagna la
nascita di un forum per un dibattito razionale, estraneo a pressioni ideologiche e mosso
da esigenze di ottenere profitti da business commerciali (ibidem, p. 184). La sfera
pubblica viene quindi ad essere definita in relazione ai mass media: sono essi, infatti,
che consentono la circolazione delle opinioni ed offrono le condizioni perché il forum
possa funzionare.
Il progressivo intreccio tra stato e società affermatosi sul finire
del secolo scorso ha comportato, secondo Habermas, la fine della sfera pubblica liberale e
la trasformazione degli stessi media: "in confronto con la stampa dellera
liberale, i mass media hanno da un lato raggiunto una portata ed una efficacia
incomparabilmente maggiore la stessa sfera del pubblico regno si è ampliata in
modo corrispondente. Dallaltro lato, essi sono stati addirittura cacciati da questa
sfera e ricondotti nella sfera privata dello scambio dei prodotti. Più cresceva la loro
efficacia in termini di pubblicità, più essi diventavano accessibili alla pressione di
specifici interessi privati, individuali o collettivi" (ibidem, p. 188).
Piuttosto che rappresentare un forum per un dibattito razionale, la sfera pubblica è
diventata un ambito in cui interessi contrastanti entrano in competizione, escludendo
completamente i cittadini. In breve, la sfera pubblica viene a perdere la sua
caratterizzazione di spazio "aperto" ai membri di una società per acquisire,
invece, i tratti di un luogo nel quale organizzazioni diverse rappresentano interessi e
tentativi daccordo tra loro stessi e i rappresentanti del governo. In tale ambito,
non si dà più la possibilità ai cittadini di partecipare ad un dibattito razionale su
questioni di rilevanza pubblica.
La crisi/trasformazione della sfera pubblica così come tratteggiata da
Habermas e, più in generale, lo stesso concetto di sfera pubblica, sono stati oggetto di
numerose critiche. Fraser, ad esempio, sostiene che luguaglianza tra soggetti che si
sarebbe verificata nella ricostruzione offerta da Habermas è del tutto infondata e che
"non possiamo più sostenere che la concezione borghese di sfera pubblica fosse
semplicemente un ideale utopistico irrealizzato; essa era anche una nozione ideologica
maschilista che aveva la funzione di legittimare una forma emergente regolativa di
classe" (1993, p. 8). Dal versante degli studiosi del sistema mediale, sono pervenute
critiche circa linadeguatezza di un approccio che ignora completamente il ruolo
attivo dellaudience (Fiske, 1987; Golding, 1997; Curran, 1991) e i mutamenti
introdotti da unofferta sempre più ampia e diversificata (Dahlgren, 1995).
A partire da una nuova attenzione per la componente di
"scelta" e di "elaborazione" del consumo da parte dei cittadini,
nonché dalla consapevolezza delle trasformazioni avvenute nel sistema sociale, il
concetto di sfera pubblica è sfumato nella questione "di come e in che misura i mass
media, specialmente nella loro veste giornalistica, possono aiutare i cittadini ad
acquisire elementi conoscitivi sul mondo, discutere le loro risposte ad esso, e
raggiungere decisioni informate circa le azioni da adottare" (Dahlgren, 1991, p. 1).
Secondo tale approccio, i mass media continuano ad assolvere un ruolo fondamentale
mettendo a disposizione gli strumenti utili a leggere e ad interpretare il mondo che ci
circonda.
Le nuove tecnologie della comunicazione offrono unulteriore
opportunità allorché consentono di ampliare il ventaglio dellofferta, da un lato,
e di attivare occasioni di discussione tra i cittadini, dallaltro.
Lampliamento dellofferta e delle opportunità di presa di parola da parte dei
cittadini è alla base dellentusiasmo con cui è stata salutata la nuova versione
moderna di sfera pubblica messa in campo dalla rete. Dertouzos (1991), ad esempio,
sostiene che i cittadini "sono in grado di esprimere le loro idee, di comunicare le
loro preoccupazioni e richieste di fronte a tutti", mentre Rheingold vede nelle
opportunità offerte dalla rete "una via per rivitalizzare una discussione aperta e
approfondita tra cittadini intenzionati ad alimentare le radici di una società
democratica" (1993, p. 279).
È certamente vero che, per molti versi, la piazza virtuale che si
viene a creare nella rete può essere considerata come lateniese agorà di
cui parlava Habermas allorché sosteneva che "nella discussione i temi venivano
focalizzati ed assumevano una forma definita" e che "i cittadini interagivano
come uguali tra uguali" (1989, p. 4). Nei news groups, nei bulletin boards
e negli altri computer networks creati su Internet, i cittadini interagiscono "come
uguali tra uguali" e danno vita a discussioni di rilevanza pubblica a partire dalla
loro personale esperienza (Knapp, 1997) e dai frames di riferimento offerti dai
media nel loro insieme. Ovviamente, ciò non avviene più mediante una forma di
comunicazione face-to-face ma, come fa notare Poster, "lera della sfera
pubblica intesa come face-to-face è chiaramente finita: la democrazia deve al più
presto prendere atto della diffusione di nuove forme di discorso mediato
elettronicamente" (1997, p. 209).
Nella nuova versione di sfera pubblica rintracciabile in Internet, gli
elementi di maggiore interesse sono individuabili nellintroduzione
dellelemento di uguaglianza tra i membri impegnati in una discussione; nel
riferimento allesperienza personale nellinterpretazione degli argomenti
oggetto di dibattito; nelluso, infine, delle informazioni offerte dallintero
sistema mediale per costruire i frames di riferimento entro i quali introdurre i
temi. Riguardo allelemento di uguaglianza che caratterizza le discussioni tra
soggetti, esso trova un primo evidente indicatore nellassenza di posizioni
precostituite di "potere" nella gestione dello scambio comunicativo. Ad
eccezione dei gruppi di discussione che prevedono la presenza regolativa di un host,
in tutti gli altri non si rintracciano figure che istituzionalmente guidano il dibattito
né è possibile rintracciare la figura dell"esperto", portatore di una
conoscenza estranea agli altri membri. Così come nei talks show televisivi e radiofonici,
si assiste allaffermazione di una conoscenza che proviene da pratiche di senso
comune e che esclude il riferimento a dati e ad informazioni non condivise da tutti i
soggetti: "è nella natura dello show scoraggiare luso di dati e teorie che non
sono immediatamente spiegabili e plausibili... Il talk show rifiuta larroganza del
discorso che definisce se stesso sulla base della sua differenziazione dal senso
comune" (Carpignano et al., 1993, p. 117).
Nellassunzione del senso comune come chiave di volta per la
costruzione del discorso, vi è limplicito rimando alle esperienze personali dei
soggetti coinvolti. Ed è, questo, il secondo elemento che caratterizza la conversazione
allinterno dei gruppi di discussione creati in rete. I soggetti che prendono la
parola assumono come costante universo di riferimento lesperienza quotidiana, sia in
relazione allindividuazione degli elementi di discussione, sia in relazione
alluso di elementi informativi che essa offre. Lesperienza quotidiana informa
il carattere della discussione quando le difficoltà di accesso al mondo del lavoro, ad
esempio, vengono illustrate in relazione alla propria esperienza ma, anche, quando
consente lindividuazione di problematiche degne di essere discusse. In breve,
lesperienza quotidiana può caratterizzarsi in termini di chiave di lettura ovvero
in termini di chiave di selezione. In entrambi i casi, comunque, essa si caratterizza come
elemento privilegiato di mediazione rispetto alla dimensione politica.
Il rapporto con il sistema mediale, infine, assume un peso rilevante
nella costruzione dei frames di riferimento adottati per dar vita alle discussioni
ovvero per parteciparvi. Il sistema dei media determina lagenda del pubblico
(Bentivegna, 1994) allorché offre gli argomenti intorno ai quali discutere secondo il
classico schema elaborato da McCombs e Shaw (1972) e, nello stesso tempo, mette a
disposizione il materiale utile per sviluppare il confronto tra soggetti. Esso si
configura, quindi, come una "fonte" e come uno "strumento" che
consente linterazione comunicativa.
Luguaglianza tra membri, il riferimento allesperienza
personale e il rapporto con i media sono, quindi, gli elementi che caratterizzano la sfera
pubblica nella sua versione tecnologica offerta dalla rete. Il successo dei gruppi di
discussione in Internet1 testimonia leffettiva capacità da parte di tali gruppi di
rappresentare unoccasione di scambio tra i cittadini, sulla base della sola
condivisione dellinteresse per gli argomenti proposti. La nascita di un gruppo di
discussione2, infatti, altro non è se non il risultato dellinteresse di un certo
numero di soggetti per un argomento, affrontato e sviluppato tra individui che
interagiscono come "uguali tra uguali" nella piazza virtuale da loro stessi
creata.
Questo tratto di partecipazione libera e tra uguali deve, tuttavia,
essere parzialmente corretto in considerazione: a) della diffusione dei collegamenti ad
Internet; b) delle caratteristiche del bacino di utenza. La veloce ma ancora contenuta
diffusione dei collegamenti ad Internet è una prima fondamentale discriminazione tra
paesi dove sarebbe possibile la creazione di una sfera pubblica elettronica e quelli dove
ciò non è possibile nel presente e nel medio futuro. Le periodiche rilevazioni a livello
internazionale, condotte da enti di ricerca, registrano scarti significativi tuttora
presenti non solo tra gli Stati Uniti e gli altri paesi ma, anche, tra gli stessi paesi
europei3. Riguardo alle caratteristiche del bacino di utenza, va segnalato come, in tutti
i paesi dove sono state condotte le rilevazioni (Times Mirror Center for The People &
The Press, 1995; Graber, 1996; Pew Research Center 1996; Eurisko, 1997; Osservatorio
Alchera, 1998), il profilo del navigante si caratterizza per essere un soggetto di sesso
maschile, con un alto livello di istruzione ed un altrettanto alto livello di reddito.
Senza proseguire nella disamina di altre variabili pur rilevanti nella definizione del
profilo degli utenti della rete, si può sostenere che la sfera pubblica elettronica
costruita mediante luso delle nuove tecnologie è solo "apparentemente"
aperta a tutti i cittadini interessati a discutere della cosa pubblica. In virtù di tale
limitazione strutturale oltre che per laccusa rivolta al cyberspace di
essere dominato dalla logica del business McChesney (1996) lha definita una
"parziale sfera pubblica".
Vista la velocità della diffusione dei collegamenti nei diversi paesi
nonché la consapevolezza dellopportunità di diffondere tra i cittadini la
cosiddetta "cultura" di Internet, è probabile che, in futuro, si ridurranno le
distanze e le differenze sociali, economiche e culturali che connotano oggi i naviganti.
Fin quando ciò non si sarà realizzato, la sfera pubblica creata dalla rete continuerà a
rappresentare unottima opportunità di discussione per quei cittadini già in grado
di sfruttare le risorse offerte dalle nuove tecnologie della comunicazione ma, nel
contempo, essa continuerà ad essere una "parziale sfera pubblica", con tutti i
limiti propri connessi allattivazione di meccanismi di esclusione.
Le potenzialità democratiche della rete
Pur in presenza di applicazioni diverse delle nuove tecnologie della
comunicazione, alla rete vanno riconosciute alcune potenzialità, che possono essere
definite latamente come democratiche, impossibili da ritrovare nellambito dei media
tradizionali e per questa ragione tali da costituire una sorta di spartiacque tra vecchi e
nuovi media. In realtà, si tratta di uno spartiacque molto particolare se, come sostiene
McLuhan, "lavvento di un nuovo medium spesso rivela tratti ed ipotesi, se ve ne
erano, di un vecchio medium" (1960, p. 567). Anche in questo caso, molte
potenzialità attribuibili alla rete possono essere riferite ad altri mezzi (in
particolare al mezzo televisivo). Tuttavia, linsieme delle potenzialità registrate
rende la rete non assimilabile a nessun altro mezzo di comunicazione che lo ha preceduto.
In termini estremamente sintetici, le potenzialità attribuibili alla rete sono:
linterattività;
la compresenza della comunicazione verticale e
orizzontale;
la disintermediazione nel processo di comunicazione;
leconomicità dei costi;
la velocità della comunicazione;
lassenza di confini.
Prendendo le mosse dallanalisi dellelemento
dellinterattività, va subito segnalato come esso differisca profondamente da quello
che è possibile attribuire al mezzo televisivo nei suoi sviluppi futuri di video on
demand e così via. Linterattività alla quale si fa riferimento in questa sede
rimanda al rapporto dellutente con lofferta comunicativa, da un lato, e al
rapporto tra gli stessi utenti, dallaltro. Lutente sfrutta
linterattività della rete quando, partendo da un sito, si costruisce, ad esempio,
un percorso individuale di raccolta di informazioni su uno specifico argomento. Continua
ad essere interattivo quando partecipa ad un forum attivato in un sito, comunicando
opinioni e prese di posizione, ovvero quando partecipa ad un gruppo di discussione su un
tema di suo interesse. In breve, il soggetto assume il doppio ruolo di destinatario ed
emittente del flusso comunicativo come mai prima di ora era accaduto. Riguardo al
contributo offerto dalla rete alle dimensioni dellinformazione e della
partecipazione politica, linterattività si configura come un elemento
fondamentale.Essa pone lutente nelle condizioni di esercitare una forma di controllo
sulla vita pubblica e sulle decisioni di Governo quando ottiene dati informativi
dalle varie fonti consultate e di pressione quando ha lopportunità di
comunicare il proprio dissenso in merito a decisioni e a provvedimenti ovvero di attivare
forme di protesta organizzate in rete o secondo le modalità tradizionali. Questa
dellinterattività è una potenzialità di grande rilievo per la vita democratica di
un paese perché pone i cittadini nella condizione di poter assumere una posizione
"attiva": controllando loperato delle istituzioni e dei soggetti politici
tramite la raccolta e lelaborazione di elementi informativi, organizzando forme di
pressione o di protesta contro decisioni ritenute ingiuste e penalizzanti la
collettività, dando vita a comunità virtuali costruite sulla condivisione di particolari
visioni del mondo e/o di specifici progetti politici. In tutti i casi citati, i processi
democratici di formazione ed espressione del consenso politico vengono collocati nel cyberspace,
dando vita ad una sorta di sovrapposizione tra mondo reale e mondo virtuale. Ciò non
comporta automaticamente un miglioramento del rapporto tra cittadini e mondo politico,
così come testimoniato da numerose ricerche empiriche condotte su questo aspetto (Markle
Foundation, 1997); tuttavia, lopportunità di esercitare tali forme di controllo e
di intervento è di grande rilevanza per il funzionamento dei processi democratici di un
paese.
Nella stessa direzione del nuovo rapporto che lega i destinatari e gli
emittenti della comunicazione, si colloca la doppia valenza orizzontale e verticale della
comunicazione. Si è di fronte ad una comunicazione verticale, per molti versi simile a
quella rintracciabile nei media tradizionali, quando lemittente (esponente politico,
partito, istituzione, e così via) costruisce un flusso comunicativo diretto al
destinatario (cittadino, elettore) nellintento di comunicare iniziative, interventi,
prese di posizione o, anche, di sollecitare forme di sostegno e di mobilitazione. È
ancora di tipo verticale ma assente nei media tradizionali, se non sotto le
sembianze degli interventi del pubblico nei talks show quella comunicazione che
vede il cittadino, prima nei panni del destinatario, assumere ora i panni
dellemittente, costruendo un flusso comunicativo diretto allesponente
politico, calato adesso nel ruolo di destinatario. La comunicazione diventa orizzontale,
invece, quando coinvolge in un rapporto di parità tutti i soggetti: essa si rintraccia
allinterno dei gruppi di discussione e nelle varie occasioni di organizzazione di
iniziative e/o di mobilitazione. Lelemento dellinterattività si coniuga, in
questo caso, con quello dellorizzontalità dando vita ad un rapporto comunicativo
esperibile esclusivamente in rete.
La disintermediazione del flusso comunicativo attivato dalla rete
rimanda, dal canto suo, allaffermazione di un nuovo modello di comunicazione basato
sulla scomparsa, o quantomeno su una significativa marginalizzazione, della figura dello storyteller:
di colui, cioè, che ci indica il percorso narrativo da seguire nella fruizione di un
testo. Il superamento della funzione di storytelling è una sorta di effetto insito
nello stesso modello della rete allorché pone il soggetto in una condizione di ricerca e
di elaborazione di un filo conduttore e interpretativo indispensabile per consentire la
navigazione. Questa navigazione in "mare aperto", che alcuni studiosi
considerano uno dei tratti caratterizzanti la cultura di Internet (Porter, 1997), si
traduce, nel caso del rapporto tra dimensione politica e cittadini, nella
marginalizzazione della figura del giornalista, divenuta per molti versi
"superflua" in conseguenza della disponibilità di accesso a documenti,
dichiarazioni, rapporti, leggi, etc., un tempo inaccessibili allampia platea di
telespettatori e lettori. La disponibilità on line di tale materiale diventa
ancora più preziosa e "gradita" da parte dei cittadini alla luce della
tendenza, consolidatasi negli ultimi anni, di unaffermazione della copertura
giornalistica della politica basata sempre meno sulla parola dellesponente politico
e sempre più sul commento del giornalista (Patterson, 1996). Infatti, luniverso
politico di cui ci giunge eco attraverso i media tradizionali è sempre più
caratterizzato da mediazioni stratificate che circoscrivono la presenza del soggetto
politico al rapido frammento di qualche secondo del sound bite televisivo. Il
processo di disintermediazione attivato dalla rete contribuisce in modo significativo a
ridisegnare il complesso delle relazioni tra sistema dei media, sistema politico e
cittadini a sicuro vantaggio di questi ultimi, posti nella condizione di accesso ad
informazioni un tempo appannaggio esclusivo del gruppo ristretto dei giornalisti.
Leconomicità dei costi della presenza in rete contribuisce in
modo significativo ad ampliare il ventaglio dellofferta posto di fronte ai
cittadini. I costi contenuti, infatti, consentono anche a piccoli gruppi e movimenti di
poter acquisire spazi di visibilità altrimenti di difficile acquisizione, spezzando così
legemonia dei partiti maggiori (Bonchek, 1995; Mann, 1995; McGookin, 1995; Phillips,
1995; Rheingold, 1993). Nonostante il venire meno di un assetto egemonico da parte dei
partiti maggiori, permane però una condizione di ineguaglianza tra soggetti frutto di una
diversa disponibilità economica (Mann, 1995; Margolis, 1996): infatti, una maggiore
disponibilità economica si traduce, inevitabilmente, nella costruzione e gestione di un
sito di maggiore interesse per gli utenti. Inoltre, gli stessi costi delle inserzioni
pubblicitarie penalizzano i soggetti più deboli dal punto di vista economico. Tuttavia,
il contenuto investimento richiesto dallapertura e dalla gestione di un sito
consente una presenza che sarebbe altrimenti impossibile nellambito dei media
tradizionali.
Accanto alleconomicità della rete va collocata la grande
velocità dei processi comunicativi: sia la comunicazione sincrona che quella asincrona
permettono la diffusione di testi e messaggi come mai si era registrato nei media
tradizionali. Rispetto alla possibilità di consultazione di testi, raccolta di adesioni
ad iniziative ovvero mobilitazione di soggetti portatori di identici bisogni, la rete si
configura come lopportunità migliore disponibile. Si è di fronte non solo ad una
velocità che non ha pari in alcuni media tradizionali (la carta stampata, ad esempio) ma,
anche, ad una diversificazione dei messaggi che vengono indirizzati a segmenti diversi di
utenza.
Infine, lassenza di confini resa possibile dalla rete supera di
gran lunga quanto già previsto da Meyrowitz a proposito della televisione che
"facendo convergere gruppi di opinioni distinti, ha fatto sì che quasi tutti gli
argomenti divenissero oggetto di interesse praticamente per tutti" (1985, p. 524). Il
superamento del senso del luogo reso possibile dal computer non solo contribuisce alla
diffusione di argomenti potenzialmente interessanti per tutti ma, contemporaneamente, fa
in modo che vi sia una circolazione di esperienze, opinioni e proposte da parte di tutti i
soggetti interessati.
Nel complesso, le potenzialità attribuibili alla rete possono essere
certamente considerate come fondamentali per lo sviluppo democratico di un paese. Infatti,
è innegabile che la possibilità di stabilire rapporti diretti tra soggetti politici e
cittadini, di attivare flussi comunicativi tra individui, di accedere direttamente alle
informazioni, di far circolare opinioni e idee con costi contenuti, di veicolare in tempo
reale "pacchetti" di informazione o di conversazione in ogni luogo del pianeta
agevoli il funzionamento dei meccanismi di partecipazione e di controllo di una
democrazia. Tuttavia, è bene sottolineare che lattribuzione di tali potenzialità
alla rete non comporta automaticamente un complessivo miglioramento della vita politica.
Ciò è da imputarsi, da un lato, al tratto distintivo intrinseco ad ogni elemento di
potenzialità che rimanda a qualcosa che potrebbe essere ma non è detto che sia,
dallaltro, alla circolazione di elementi che alterano il risultato complessivo,
contribuendo ad annullare la spinta positiva esercitata dalla rete nella direzione di una
maggiore democrazia. La presenza contemporanea di spinte di segno opposto produce un
significativo ridimensionamento del contributo offerto dalla rete allo sviluppo
democratico ed allontana dal presente laffermazione di una democrazia elettronica.
I limiti della rete
Pur in presenza delle potenzialità e delle opportunità finora
descritte, lingresso della politica nella rete non ha dato vita a quelle
trasformazioni così profonde che erano state ipotizzate. La distanza tra dimensione
politica e cittadini non sembra essersi ridotta, la partecipazione alla vita politica è
rimasta sostanzialmente stabile ed i rapporti di scambio e di confronto tra i cittadini
continuano ad essere di identica intensità rispetto al passato. In breve, "il cyberspace
non è diventato il luogo di una nuova politica che nasce dallo schermo di un computer e
rivitalizza il senso di cittadinanza e la democrazia" (Resnick, 1998, p. 49).
Come spiegare questa "mancata" trasformazione e questo
disatteso miglioramento dei processi democratici? Oltre ad un obbligato rimando ai
contesti entro i quali la politica elettronica si è collocata, è necessario fare
riferimento alloperato di quegli stessi elementi che vengono considerati rilevanti
potenzialità della rete ma che, nel contempo, possono trasformarsi nel loro contrario.
Pur se apparentemente paradossale, il riferimento agli elementi potenzialmente positivi
insiti nella Computer Mediated Communication che si trasformano in negativi rende
spiegabile il mancato miglioramento della dimensione politica in senso lato.
Lincremento dellofferta informativa reso possibile dalla
rete, ad esempio, salutato da tutti come un risultato tale da "segnare"
positivamente il contributo delle nuove tecnologie della comunicazione alla vita
democratica di un paese può trasformarsi nel suo contrario, cioè in un eccesso di
informazione che radicalizza distanza e disinteresse da parte dei cittadini. Daltro
canto, il problema delleccesso di informazione è stato segnalato da più parti
(Neuman, 1991; Graber, 1996) come il problema delle società del futuro, caratterizzate da
applicazioni tecnologiche sempre più sofisticate. Nel dettaglio, leccesso di
informazione rimanda a due ordini di problemi strettamente connessi: la disponibilità di
un filo conduttore e interpretativo che consenta la navigazione e la disponibilità di
strumenti di controllo sulla veridicità delle informazioni acquisite.
La disponibilità di un filo conduttore che organizzi il materiale
raccolto è indispensabile per poter dare un senso alle numerose informazioni acquisite
tramite la consultazione dei siti dei partiti politici, istituzioni, movimenti, gruppi e
media tradizionali (televisione e stampa) che offrono in continuazione materiale
informativo. Partendo dal sito di un quotidiano, ad esempio, è possibile iniziare un
viaggio teso allacquisizione di altre informazioni su un argomento ritenuto di
particolare interesse: la lettura di una notizia relativa allintroduzione di una
nuova tassa, ad esempio, può trasformarsi nel punto di partenza di un viaggio che si
dirige verso il sito dellorganismo istituzionale che lha introdotta e che ne
controllerà lapplicazione, del soggetto che lha richiesta, dei partiti che
lhanno avversata, delle associazioni dei consumatori che la valutano in relazione
alle conseguenze esercitate sulla vita quotidiana dei cittadini. Questo viaggio, di durata
variabile, viene intrapreso dal cittadino senza lausilio di una guida esterna (quale
può essere il giornalista) allorché, nel suo ruolo di storyteller, ricostruisce
le dinamiche alla base del provvedimento e le sue conseguenze. Se pure si riconosce alla
stessa struttura del sito Internet un implicito assolvimento della funzione di storytelling
nellorganizzazione delle pagine e nellattivazione dei links
(Jacques, Ratzan, 1997), permane una profonda differenza tra le modalità e i costi
dellacquisizione di informazioni attraverso i media tradizionali e attraverso
Internet: semplici e contenuti nel primo caso, complesse ed elevati nel secondo. Ottenere
informazioni tramite la rete è unoperazione elaborata e costosa in termini di tempo
e impegno per il soggetto, che deve essere particolarmente motivato e capace di costruirsi
un percorso di viaggio e di ricerca. Inoltre, bisogna tenere conto che "la capacità
di rielaborazione delle informazioni di cui dispone il cervello umano è limitata, così
come il tempo che è possibile dedicare a questa operazione e linclinazione
individuale ad effettuarla. Gli individui medi non riescono ad assorbire tutte le
informazioni che hanno a disposizione, anche se esse riguardano aree del sapere che li
interessano particolarmente" (Graber, 1996a, p. 38).
Infine, il soggetto è frequentemente posto nella condizione di dover
individuare la cosiddetta "fake information" di cui è disseminata la rete.
Leventualità di entrare in possesso di informazioni false è estremamente elevata
in un contesto dove la possibilità di celarsi dietro nomi e sigle fittizie è a tutti
nota e da alcuni usata. Alla luce della complessità del lavoro di raccolta di
informazioni cui è chiamato il cittadino utente di Internet, gli estensori del rapporto
della Markle Foundation sostengono che "al peggio, la rete produce un intrico di
informazioni ingannevoli, al meglio offre un flusso di dati decontestualizzati di
difficile decifrazione e uso" (1997).
Lutilizzo dellincredibile offerta informativa resa
possibile da Internet può diventare, quindi, unattività impegnativa che non tutti
i soggetti sono in grado di affrontare o disponibili a fare. Nellattuale società,
il costo dellacquisizione dellinformazione politica è stato circoscritto, da
una parte significativa dei cittadini, ad un livello molto basso che non mostra variazioni
verso lalto a seguito dellampliamento dellofferta. Una maggiore
disponibilità di informazione non si traduce automaticamente in un miglioramento dei
meccanismi di controllo e partecipazione. In realtà, lutente nelle condizioni
migliori per poter sfruttare le potenzialità informative offerte dalla rete è quello
già caratterizzato da un forte interesse per la vita politica e per il suo funzionamento.
Così come accade per altri new media, la rete non attiva nuovi interessi in soggetti
disinteressati, ma li rafforza in soggetti già interessati (Graber, 1996a).
Unaltra potenzialità della rete che può tradursi in un limite
è relativa alla creazione di comunità virtuali che, talvolta, possono sostituirsi a
quelle reali. Lindiscutibile potenzialità della rete di consentire
lattivazione di rapporti di scambio tra individui rischia di trasformarsi in una
sorta di surrogato della vita reale. A fronte della difficoltà di ripristinare comunità
reali fondate sulla condivisione di esperienze e esigenze, le comunità virtuali si
pongono come unoccasione che rende più semplice entrare in rapporto con gli altri
per la protezione offerta dallanonimato ed il superamento della distanza fisica. Il
difetto principale di tale tipo di comunità viene individuato da alcuni studiosi nella
caratterizzazione nei termini di "lifestyle enclaves che fioriscono dove i bisogni
individuali dipendono dagli altri solo nella ricerca di compagnia nello spazio del tempo
libero" (Doheney-Farina, 1996, p. 50). Si tratterebbe di comunità, quindi, che non
vanno a sostituire la "civic community" di cui parla Putnam ( 1993) ma che, al
contrario, depotenziano ancor di più il bisogno di aggregazione degli individui fornendo
solo un pallido surrogato. Paradossalmente, il bisogno di aggregazione soddisfatto dalla
rete annullerebbe ogni tentativo di soddisfarlo anche nella vita reale. Numerose
esperienze di comunità virtuale4 smentiscono in parte quanto affermato in tono
pessimistico da alcuni studiosi (Doheney-Farina, 1996; McLaughlin, Osborne, Smith, 1995;
Cozic, 1996). Tuttavia, la scarsa incidenza delle comunità virtuali nel rafforzamento e
nello sviluppo della vita politica fa sorgere il legittimo dubbio circa la progressiva
trasformazione del "virtuale" in "vicario".
Infine, lopportunità di prendere la parola offerta a tutti i
soggetti che ritengono di avere qualcosa da dire, pur rappresentando il punto più alto
dellapplicazione delle "tecnologie della libertà" rischia di trasformarsi
in un forte ostacolo allo sviluppo della democrazia allorché viene a crearsi una ridda di
voci di difficile comprensione e aiuto per il cittadino. Il meccanismo di inclusività
attivato e garantito dalla rete può produrre una situazione di confusione tale da
azzerare qualsiasi progresso in direzione di una maggiore coralità nella vita politica.
Il risultato di una continua presa di parola può tradursi "in una cacofonia di voci
che impedisce qualsiasi discussione seria. I dibattiti online su temi rilevanti
sono spesso polarizzati da messaggi che assumono posizioni estreme. [La rete] è un grande
medium per gli hobbies ma non è il luogo per ragionati e ponderati giudizi" (Stoll,
1995, p. 32).
In conclusione, non si è assistito finora ad un significativo
miglioramento di alcuni aspetti della vita politica a seguito dei contributi offerti dalla
rete per una molteplicità di ragioni sia esterne legate al contesto socio-politico
più generale sia interne ad essa. In questa sede, sono state analizzate queste
ultime ed è stato sottolineato come ciò che può essere considerato un impedimento alla
trasformazione del rapporto tra politica e cittadini non è altro che il versante negativo
di ciò che è stato salutato come unimportante innovazione positiva.
Loscillazione tra i due poli fa sì che continuino a convivere letture contrastanti
e divergenti circa il carattere della rete, allontanando nel tempo laffermazione di
una democrazia elettronica.
Rete e democrazia: un rapporto in divenire
La presenza di indiscutibili potenzialità democratiche della rete, che
possono trasformarsi in ostacoli ad un complessivo miglioramento della democrazia,
rappresenta la cifra distintiva di questo nuovo mezzo di comunicazione. È, infatti,
proprio nella sua molteplicità di usi che risiede linnovazione più importante
sulla quale è necessario riflettere. Lassenza di un centro e di percorsi prefissati
seppure tali da richiedere competenze culturali ancora poco diffuse
consentono, nel contempo, lelaborazione di strategie di navigazione personalizzate e
calibrate su specifiche esigenze. Questa diversità di uso comporta, inevitabilmente,
profonde differenziazioni tra gli utenti, portatori di competenze talvolta neppure
paragonabili. Si tratta di differenziazioni che, tuttavia, non possono essere assunte come
un "effetto" di carattere negativo da imputare alla diffusione della Computer
Mediated Communication: così come sono stati ampiamente accettati, se non addirittura
coltivati, usi diversificati del mezzo televisivo da parte di segmenti di pubblico, devono
essere altrettanto accettati usi diversificati delle nuove tecnologie della comunicazione.
Le accuse di progressiva commercializzazione e di enfatizzazione della
sfera dellintrattenimento, quindi, non possono essere usate per spiegare il presunto
insuccesso della rete nel miglioramento dei processi democratici. Infatti, il peso
crescente del fenomeno della commercializzazione in rete, nonché una sua accentuata
caratterizzazione in termini di intrattenimento, testimoniano soltanto, da un lato, il
consolidamento della presenza di soggetti organizzati che trasferiscono nel mondo virtuale
attività e prodotti di quello reale, dallaltro, la propensione ad un consumo
congegnato in questi termini. Da questo punto di vista, ha certamente ragione sia Resnick
(1998) quando sostiene che si è verificata una normalizzazione della rete, che McChesney
(1996) quando vede nel cyberspace laffermazione progressiva del mondo del
business. Tuttavia, va tenuto presente che, a fronte di un cyberspace che si
struttura in questi termini, esiste una risposta positiva dei soggetti che
"consumano" tale offerta: la commercializzazione della rete è un riflesso di
profonde trasformazioni del mercato e delle esigenze dei soggetti che vi operano, la
diffusione di forme di intrattenimento è una risposta ad una domanda evidentemente non
soddisfatta altrove. La presenza "forte" di queste dimensioni nello spazio
virtuale non può essere usata per accusare la rete di non aver contribuito a migliorare
la democrazia nelle attuali società. Infatti, il modello privo di centro e di
gerarchizzazioni della rete consente la compresenza di dimensioni diverse da quella
dellintrattenimento a quella politica impedendo laffermazione di
monopoli.
La riflessione in merito al rapporto tra rete e democrazia deve,
quindi, essere affrontata facendo riferimento ad altre questioni. Prima tra tutte, vi è
la questione dellaccesso. Dai dati diffusi dal Nua Internet Surveys relativi al 1998
emerge che gli utenti Internet erano 150 milioni, 87 dei quali concentrati in Canada e
negli Stati Uniti e circa 33 in Europa. Riguardo al numero degli hosts, Nework
Wizards li stima nel luglio 1998, a livello mondiale, in 36.739.000, con un incremento di
7.069.000 rispetto al gennaio dello stesso anno. Gli utenti Internet in Italia, secondo i
dati forniti dallOsservatorio Alchera, sono passati dai 584.000 del 1996 ai
5.225.000 nel marzo del 1998. Pur in presenza di incrementi vertiginosi, permane un forte
squilibrio tra alcuni paesi "forti" ed altri paesi "deboli", così
come permane una caratterizzazione netta del profilo degli utenti: in tutti i paesi,
lutente è di sesso maschile, tra i 30 e i 45 anni, con istruzione universitaria e
status socioeconomico elevato. La diffusione di Internet tra i giovani sta contribuendo ad
abbassare letà media del navigante ma, in ogni caso, esso continua ad esibire un
profilo connotato da un alto livello di istruzione e una buona capacità economica. Le
differenze tra gli haves e gli have nots continuano ad essere presenti e a
determinare disuguaglianze nelle possibilità di uso della rete. La necessità di
garantire pari opportunità a tutti i soggetti nellaccesso alle nuove tecnologie
della comunicazione sembra entrata tra i problemi in agenda dei paesi dove è maggiormente
sviluppata la presenza della rete (Stati Uniti e Gran Bretagna), a testimonianza della
necessità di un intervento "politico" a correzione dellattuale
situazione. Sia che si voglia navigare in Internet per consultare lultimo sito della
Walt Disney o per consultare il resoconto di un dibattito politico, è indispensabile che
vi siano le condizioni perché ciò possa essere fatto.
Unaltra questione che deve essere affrontata rimanda alle
difficoltà di uso della rete da parte dei soggetti politici. Limprovvisa
disponibilità di uno spazio aggiuntivo e per qualche verso alternativo a quello
tradizionale ha trovato i soggetti politici in primis i partiti non del
tutto attrezzati a sfruttare le nuove potenzialità. Lingresso dei partiti politici
in Internet può essere paragonato, per qualche verso, allingresso di quegli stessi
soggetti allinterno della comunicazione televisiva qualche decennio fa, quando in
Italia, ad esempio, si ostinavano a considerare la platea televisiva lequivalente
dellauditorio di un comizio di piazza. Attratti o costretti ad essere presenti nel cyberspace,
i soggetti politici tradizionali hanno dato vita, talvolta, a forme di presenza meramente
di "vetrina", del tutto marginali nelle strategie comunicative complessive.
Essere in rete è diventato, in alcuni casi, una sorta di status symbol, un indicatore di
modernità ma di difficile uso. Per questa ragione, negli anni passati, molti siti sono
stati costruiti sullesclusiva offerta di informazioni sulle strutture del partito,
sugli organi dirigenti, sulle iniziative in corso, sui candidati nellambito delle
campagne elettorali ma quasi mai sulla vera grande potenzialità della rete rappresentata
dal contatto diretto con i cittadini. Negli stessi Stati Uniti, dove pure la politica è
entrata in rete da molti anni, si verifica una situazione tale per cui le potenzialità
della rete non vengono sfruttate. Da una rilevazione condotta dalla Markle Foundation
(1997) su alcuni siti dedicati ai maggiori partiti politici e ad organizzazioni volte a
migliorare la cultura politica e partecipativa dei cittadini, emerge come vengano offerte
pressoché esclusivamente informazioni e si tenda a non sfruttare linterattività.
Pur riconoscendo il valore fortemente democratico dellinformazione, appare evidente
come si sia di fronte ad un uso "ridotto" della rete, ad uno sfruttamento solo
parziale delle potenzialità disponibili. Gli stessi ricercatori sottolineano, poi, come
il modello di democrazia rintracciabile sia prevalentemente rappresentativo piuttosto che
diretto.
La difficoltà a sfruttare le potenzialità della rete da parte degli
stessi soggetti che pure avrebbero il maggiore interesse a farlo consente di spiegare la
relativa marginalità assunta finora dalla Computer Mediated Communication nella
trasformazione dei rapporti tra cittadini e soggetti politici.
Infine, riguardo alluso della rete fatto dai cittadini per
riattivare i rapporti con la dimensione politica, va segnalato come, pur non avendo
prodotto la rinascita dellagorà ateniese, esso ha certamente contribuito a
creare le coordinate per uno spazio dove incontrarsi in assenza di controlli e vincoli
esterni. La numerosità dei gruppi di discussione esistenti e la velocità con la quale ne
nascono quotidianamente testimonia lesigenza di poter disporre di momenti di
incontro autonomamente gestiti. La nascita della netiquette ed i dispositivi
attuati per farla rispettare rappresentano, poi, una forma di maturità e civiltà
meritevoli di rispetto. La vera questione rispetto a queste iniziative risiede nelle
caratteristiche dei soggetti che le attivano o che vi prendono parte: si tratta di
soggetti, cioè, che esibiscono un elevato grado di informazione ed interesse per il
funzionamento della vita pubblica e dei meccanismi di controllo democratico. Piuttosto che
configurarsi come unoccasione di ampliamento delle opportunità di contatto con la
dimensione politica da parte di soggetti da essa distanti, i gruppi di discussione
attivati in rete riproducono dinamiche rintracciabili allesterno tese al
rafforzamento di rapporti pregressi. Per questa ragione, il contributo da essi fornito ad
un miglioramento del rapporto tra cittadini e politica è a tuttoggi contenuto, se
non per alcuni soggetti che sfruttano in questo modo lopportunità di attivare
occasioni di scambio e confronto. Daltro canto, se viene preferita la partecipazione
ad un gruppo di discussione su Startrek (alt.startrek.creative) o sulle vicende dei
Simpsons (alt.tv.simpsons) piuttosto che sulla questione della pena di morte
(alt.activism.death-penalty) o sulla battaglia dei diritti civili
(alt.society.civil-liberty), non si può ritenere la rete responsabile di tale scelta e
metterla sotto accusa perché offre un ampio ventaglio di alternative ai soggetti.
In definitiva, le accuse rivolte alla rete di aver mancato nel favorire
la riattivazione di rapporti nuovi e diretti tra mondo politico e cittadini poggiano su un
equivoco di fondo, frutto di una trasposizione di elementi a partire dalla possibile
condivisione di un modello che si caratterizza per lassenza di un centro: "...
la rete non è uno strumento di democrazia (può anche esserlo, ma del tutto
marginalmente). La rete è piuttosto il paradigma di un modello di democrazia nuova, una
democrazia senza riferimenti al centro, non più riducibile alla forma dello Stato
nazione, e non più riducibile alla forma globale della decisione. Il ripensamento della
nozione di democrazia può derivare da uninvenzione paradigmatica che a sua volta
deriva dal modello della rete, ma non sarà la meccanica conseguenza di una diffusione
quantitativa delle reti" (Berardi, 1996, p. 116). Rete e democrazia possono, quindi,
convivere ed alimentarsi lun laltra ma senza che vi sia nulla di automatico
nellaffermazione e nello sviluppo reciproco. La condivisione di un modello
affermato nel caso della rete, e in competizione con altri nel caso della democrazia
non comporta, in breve, lattribuzione di altri connotati né nella situazione
presente né in quella futura.
Posta in questi termini, lattribuzione del carattere democratico
alla rete torna ad essere oggetto di analisi sulle concrete applicazioni rintracciabili a
tuttoggi. Non più, quindi, strumento di democrazia tout court ma strumento
flessibile e aperto a molteplici usi e finalità, non ultima quella di costruire un nuovo
"luogo" di incontro tra soggetti politici e cittadini. Un luogo privo di centro
e di controllo verticale, dove possa essere ospitato anche "uno spazio pubblico libero
e influente, una sfera dellagire sociale non separata (come invece sono il
Cyberspazio o la Frontiera dei cyberyuppies californiani), ma pienamente intessuta e
protagonista dei conflitti e degli antagonismi" (Carlini, 1996, p. 21). La
realizzazione di tale luogo, tuttavia, è il frutto non soltanto dellapplicazione
delle nuove tecnologie ma, anche, del contributo di tutti coloro che devono garantire una
presenza attiva che vada in quella direzione. La rete sarà uno strumento di democrazia
solo quando tutti i soggetti che vi navigano faranno in modo che lo diventi. Fino ad
allora, la rete continuerà ad essere ciò che si vuole: uno strumento affascinante dai
molteplici usi che vanno dal business allevasione, dallacquisizione di
informazioni alla discussione sui più svariati argomenti.
Note
1 Per i dati quantitativi relativi alla presenza dei gruppi di
discussione, si rimanda al Capitolo quarto. In questa sede, è sufficiente ricordare come
i gruppi di discussione si siano sviluppati con modalità molto simili in tutti i paesi
dove i collegamenti alla rete continuano ad essere in crescita. Questa tendenza comune a
dar vita a gruppi di discussione in paesi con tradizioni politiche e culturali
profondamente diverse (come, ad esempio, gli Stati Uniti e lItalia) può essere
considerata come un indicatore del gradimento da parte dei cittadini per lo
"spazio" pubblico reso accessibile dalla rete nonché per le caratteristiche che
assume la stessa organizzazione della discussione.
2 Sulle modalità di costruzione di un gruppo di discussione si rimanda
al Capitolo quarto.
3 Per le rilevazioni a livello internazionale, si è fatto riferimento
ai dati prodotti da GVUs WWW User Surveys e da Nua Internet Surveys.
4 Sulle comunità virtuali come esperienze di aggregazione tra
cittadini, cfr. il Capitolo quarto.
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