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Libri/Guida rapida al mercato unico europeo

Marco Calamai

 

In piena campagna elettorale per il voto europeo del 13 giugno colpisce, ancora una volta, il fatto che le questioni di politica interna, almeno in Italia, tendono nettamente a prevalere sulle grandi questioni, politiche ed economiche, attorno al quale si gioca il futuro dell’Unione europea. Detto con altre parole : gli italiani si dichiarano a grande maggioranza favorevoli alla causa europea ma in realtà poco sanno del reale sviluppo dell’integrazione europea in questa fase e soprattutto poco sanno di quanto cammino debba ancora essere perseguito per un sostanziale consolidamento di quel processo che ebbe inizio nell’ormai lontano 1º gennaio 1958 quando, con lo storico Trattato di Roma, venne sancita la nascita della Cee ( Comunità economica europea ) . Ben vengano quindi tutti i contributi utili al superamento di questa generale disinformazione che potrebbe alla lunga, tra l’altro, comportare una preoccupante caduta di interesse nei riguardi della dimensione europea. In questo senso ci pare cosa utile e opportuna segnalare il volume di Roberto Santaniello ( " Il mercato unico europeo ", Il Mulino , collana "Farsi una idea " ) nel quale, con chiarezza e notevole capacità di sintesi ( una qualità spesso assente nella saggistica italiana, specie se dedicata a certi temi ), vengono inquadrate, da un lato, le tappe fin qui realizzate; dall’altro, i problemi e i nodi relativi ai passi da compiere. Le tappe già compiute vengono riassunte da Santaniello ( professore universitario e attualmente anche addetto stampa dell’Ufficio di rappresentanza della Ue a Roma ) in modo chiaro e sintetico . Prima i tumultuosi anni cinquanta durante i quali sei paesi ( tra i quali, vale la pena di ricordarlo, anche l’Italia) decidono di dare vita al mercato comune europeo proprio mentre falliscono le illusioni di dare alla nuova Europa una dimensione non solo economica ( il rifiuto francese alla ipotesi di creare una Comunità di difesa e una Comunità politica ) . Subito dopo i " magnifici anni sessanta" nei quali, grazie anche alla felice congiuntura economica, gli interscambi all’interno della Comunità aumentano più del doppio di quelli mondiali nel loro insieme. Quindi i contraddittori anni settanta , segnati dallo shock petrolifero del 1974 e dalla reazione in " ordine sparso" dei singoli stati europei, ma anche dalla creazione dello Sme ( Sistema monetario europeo ) e dalla decisione di aprire le frontiere della Comunità a ben sei paesi ( tra i quali le giovani democrazie greca, portoghese e spagnola ) e di celebrare per la prima volta ( 1979) le elezioni a suffragio universale diretto del Parlamento europeo .Infine i "dinamici" anni ottanta e novanta nei quali il processo di integrazione registra un notevole recupero ( dimostrato dalle misure, ben trecento, che vengono indicate nel Libro bianco approvato dal Consiglio europeo nel 1985, al fine di completare il mercato interno entro la fine del 1992 ) con la firma dell’atto unico europeo ( 1986 ) che introduce il voto a maggioranza qualificata per il Consiglio, l’approvazione del " pacchetto Delors " (1988) e dei trattati di Maastricht ( 1992 ) e di Amsterdam (1997). Due decenni dunque decisivi per il consolidamento dell’integrazione europea in quanto viene avviata la dinamica concreta per arrivare alla moneta unica ( l’euro ), e si gettano le prime anche se timide basi per avviare un processo non più soltanto economico-monetario ma anche politico. Importanti, a questo proposito, sia la scelta di istituire una Unione europea ( Trattato di Maastricht ) introducendo due nuovi "pilastri" di cooperazione come la politica estera e di sicurezza e gli affari interni e giudiziari nonché le modifiche all’impianto comunitario decise con il trattato di Amsterdam le quali, tra l’altro, prevedono il trasferimento al livello comunitario delle politiche dell’immigrazione e il controllo delle frontiere.

Ma tocchiamo proprio qui i limiti che tuttora caratterizzano la costruzione di una Europa unita sul piano economico e soprattutto sul piano politico." Dopo 40 anni di storia " afferma giustamente Santaniello " la costruzione comunitaria ha notevolmente ampliato la sua sfera di influenza…..tuttavia il mercato unico europeo rimane ancora il fulcro centrale attorno al quale si consolidano i processi di integrazione europea ". Si tratta, come si sa, di limiti tanto più gravi se si pensa al sostanziale immobilismo dell’Unione europea come tale alle recenti e tuttora in corso drammatiche vicende nella ex Yugoslavia che vedono l’assoluto predominio del ruolo militare della Nato e del ruolo politico degli Stati Uniti. E c’è da chiedersi, a questo punto, se lo stesso impianto economico dell’Unione con i suoi non piccoli vuoti ancora da riempire e che Santaniello descrive nella seconda parte del suo libro ( il ritardo nelle attività di ricerca scientifica e tecnologica e nella omogeneizzazione delle politiche fiscali, la tuttora scarsa partecipazione delle imprese europee agli appalti pubblici al di fuori del paese di appartenenza, le incertezze tuttora evidenti in settori chiave come le telecomunicazioni e i trasporti … ) non rischi prima o poi una brusca frenata o addirittura una traumatica regressione in mancanza di quell’anima politica che pure ha animato i "padri" della costruzione europea. Le grandi sfide del 2000 sono ormai alle porte. Si tratta, in primo luogo, di affrontare il nodo centrale di una ripresa economica che garantisca più occupazione , soprattutto nelle regioni più deboli e arretrate dell’Unione ( il Mezzogiorno italiano in particolare ) e di garantire, al tempo stesso, una prospettiva " europea" a quella parte del vecchio continente che stenta ad uscire dal tracollo del blocco sovietico. Si pensi, tanto per fermarsi ai problemi a noi più vicini, all’immane sforzo che attende l’Europa e l’Italia per offrire una prospettiva di pace, di modernizzazione e di consolidamento democratico alla tormentata regione dei Balcani nella prospettiva, come sottolinea Santaniello concludendo il suo libro, " dei prossimi allargamenti e del raggiungimento dello storico traguardo della Grande Europa ".

 

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