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Libri/L’Io che studia contro le trappole della conoscenza

Antonella Fiori

 

Studiare è un incontro, apprendere è un incontro, capire è un incontro. Incontro che implica l’entrare in contatto con un mondo completamente nuovo, un "diverso", che può essere un libro, una notizia, un problema. Di solito chi studia, apprende, capisce, non è mai neutro: ognuno "mette" in quel particolare momento qualche cosa di se stesso, per cui tutti, quando studiamo, ci troviamo a far intervenire inconsciamente, ogni volta, il nostro patrimonio personale di conoscenze, valori, ideali, esperienze. La personalità di chi studia, la non neutralità del conoscente rispetto alla cosa conosciuta sono il punto di partenza, la premessa da cui parte il saggio di Giovanni Castellano "L’Io che studia", un modo morale di concepire la conoscenza" (Belforte, p.138, lire 30.000, il libro può essere richiesto alla Belforte via dei Cavalieri 17, 57123, Livorno 0586-829979). Castellano, che è stato psicoanalista all’opera universitaria di Pisa, dove ha organizzato e gestito un servizio pilota di assistenza gratuita agli studenti e da anni svolge la sua ricerca all’interno del Maya Liebl Instute di Livorno, un indirizzo psicoanalitico che muovendo da radici junghiane (Maya Liebl è stata allieva diretta di Ernst Bernhard) è approdato all’elaborazione di un pensiero originale che si basa sulla "educazione al senso nella psiche" in cui "l’Io" del soggetto che si muove nel mondo riconosce e decodifica l’esterno in base alle proprie "sensazioni" secondo un metodo che è scientifico e intuitivo allo stesso tempo e che arriva alla definizione di percorsi psichici molto precisi. Ne "l’Io che studia", il problema della risonanza emotiva immediata di un soggetto di fronte a un oggetto è applicato a quel mondo esterno che è il sapere altrui. Noi infatti partiamo da un nostro "non sapere" nell’incontro con un libro ma anche con una notizia, un’informazione che ci arriva dal mondo esterno.

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E se non sviluppiamo gli strumenti interni che ci permettano di filtrare le informazioni restiamo paralizzati o entriamo in conflitto, pagando con un forte "prezzo psichico" lo scotto della confusione o della malafede altrui. Il libro, scritto in parte in forma dialogata con gli studenti, nasce dalla trascrizione di varie lezioni tenute da Castellano a Livorno per rispondere a un bisogno, al disagio patito da chi si affaccia allo studio di argomenti che appaiono particolarmente complessi. "Il punto – spiega l’autore – è che nel momento in cui si apprende non ci dovrebbero essere trucchi. E invece ci si trova di fronte a una serie di imbrogli da cui una persona non è in grado di potersi difendere. Di solito la conoscenza, soprattutto se ci arriva da fonte autorevole, viene presa come una verità da ossequiare e a cui genuflettersi". Secondo Castellano dovrebbe esserci un vero è proprio codice deontologico: "E’ un paradosso: ma la Cee dovrebbe imporre, per il sapere, le stesse forme cautelative che vengono imposte sui prodotti. Sulle scatole dei medicinali ritroviamo scritto che questo prodotto guarisce quella tale malattia. In realtà che cosa ha detto il ricercatore che è la fonte da cui è partita quell’informazione? Il ricercatore ha detto che "può far bene" che "si è visto che in molti casi funziona", lasciando, ovviamente, tantissime riserve. Un dubbio che non può essere sollevato, dato che il prodotto deve essere venduto". Altro esempio di cattiva informazione diffuso dai media quello riguardante le cause delle malattie, in particolare le malattie psichiche. "Nel caso della depressione, si tende ad affermare che essa è "causata", dalla mancanza di serotonina, è "dovuta" alla mancanza di serotonina. In realtà non è così: la giusta informazione è "si è notato che in molti pazienti accade questo", ma non è vero in assoluto. Si tratta, analizzandola meglio, di un fenomeno di "disinformazione" in cui si danno notizie solo parzialmente vere".

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L’antidoto proposto da Castellano è uno "schema a croce" attraverso cui filtrare le informazioni con cui veniamo a contatto. Non si tratta di uno schema che si rapporta a categorie logico razionali . Il metodo guida al riconoscimento dei nessi, nesso causale, esplicativo, rafforzativo, che collegano la premessa alla conclusione di un discorso, discorso che è sempre fatto di concetti che si sviluppano attraverso considerazioni e approfondimenti.

Ma come possiamo uscire dalla trappola quando ci siamo già dentro? "Essere circondati dalla materia è una posizione psicologica che causa molto sforzo perché la persona è costretta continuamente a girarsi per abbracciarne i confini rimanendo in una condizione di disorientamento e di panico".

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Il primo passo da fare, anche questo descritto nel libro è quello di partire, attraverso l’aiuto dello schema a croce, da una posizione di angolo che ci permette di sottrarci all’ingombro dei dati da cui siamo bombardati. "C’è comunque un modo per non arrivare al punto di disorientamento – spiega Castellano – La forzatura la possiamo cogliere dall’inizio se prestiamo attenzione alle nostre sensazioni. Il segnale ci arriva come inebriamento, come la percezione di essere di fronte a uno stimolo molto forte. In realtà significa già che c’è qualche cosa di molto poco chiaro. Il contrario è la sensazione di calma, di pace, quella che di solito proviamo di fronte ai grandi scienziati che descrivono concetti complicatissimi in modo molto semplice, una chiarezza che deriva dal fatto che dalla premessa alla conclusione tutto è messo al posto giusto e noi non dobbiamo fare grandi sforzi perché siamo a contatto con un pensiero armonico, frutto di una conoscenza raggiunta personalmente da chi sta parlando o spiegando".

 

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