Studiare è un incontro, apprendere è un incontro,
capire è un incontro. Incontro che implica lentrare in contatto con un mondo
completamente nuovo, un "diverso", che può essere un libro, una notizia, un
problema. Di solito chi studia, apprende, capisce, non è mai neutro: ognuno
"mette" in quel particolare momento qualche cosa di se stesso, per cui tutti,
quando studiamo, ci troviamo a far intervenire inconsciamente, ogni volta, il nostro
patrimonio personale di conoscenze, valori, ideali, esperienze. La personalità di chi
studia, la non neutralità del conoscente rispetto alla cosa conosciuta sono il punto di
partenza, la premessa da cui parte il saggio di Giovanni Castellano "LIo che
studia", un modo morale di concepire la conoscenza" (Belforte, p.138, lire
30.000, il libro può essere richiesto alla Belforte via dei Cavalieri 17, 57123, Livorno
0586-829979). Castellano, che è stato psicoanalista allopera universitaria di Pisa,
dove ha organizzato e gestito un servizio pilota di assistenza gratuita agli studenti e da
anni svolge la sua ricerca allinterno del Maya Liebl Instute di Livorno, un
indirizzo psicoanalitico che muovendo da radici junghiane (Maya Liebl è stata allieva
diretta di Ernst Bernhard) è approdato allelaborazione di un pensiero originale che
si basa sulla "educazione al senso nella psiche" in cui "lIo"
del soggetto che si muove nel mondo riconosce e decodifica lesterno in base alle
proprie "sensazioni" secondo un metodo che è scientifico e intuitivo allo
stesso tempo e che arriva alla definizione di percorsi psichici molto precisi. Ne
"lIo che studia", il problema della risonanza emotiva immediata di un
soggetto di fronte a un oggetto è applicato a quel mondo esterno che è il sapere altrui.
Noi infatti partiamo da un nostro "non sapere" nellincontro con un libro
ma anche con una notizia, uninformazione che ci arriva dal mondo esterno.

E se non sviluppiamo gli strumenti interni che ci permettano di
filtrare le informazioni restiamo paralizzati o entriamo in conflitto, pagando con un
forte "prezzo psichico" lo scotto della confusione o della malafede altrui. Il
libro, scritto in parte in forma dialogata con gli studenti, nasce dalla trascrizione di
varie lezioni tenute da Castellano a Livorno per rispondere a un bisogno, al disagio
patito da chi si affaccia allo studio di argomenti che appaiono particolarmente complessi.
"Il punto spiega lautore è che nel momento in cui si apprende
non ci dovrebbero essere trucchi. E invece ci si trova di fronte a una serie di imbrogli
da cui una persona non è in grado di potersi difendere. Di solito la conoscenza,
soprattutto se ci arriva da fonte autorevole, viene presa come una verità da ossequiare e
a cui genuflettersi". Secondo Castellano dovrebbe esserci un vero è proprio codice
deontologico: "E un paradosso: ma la Cee dovrebbe imporre, per il sapere, le
stesse forme cautelative che vengono imposte sui prodotti. Sulle scatole dei medicinali
ritroviamo scritto che questo prodotto guarisce quella tale malattia. In realtà che cosa
ha detto il ricercatore che è la fonte da cui è partita quellinformazione? Il
ricercatore ha detto che "può far bene" che "si è visto che in molti casi
funziona", lasciando, ovviamente, tantissime riserve. Un dubbio che non può essere
sollevato, dato che il prodotto deve essere venduto". Altro esempio di cattiva
informazione diffuso dai media quello riguardante le cause delle malattie, in particolare
le malattie psichiche. "Nel caso della depressione, si tende ad affermare che essa è
"causata", dalla mancanza di serotonina, è "dovuta" alla mancanza di
serotonina. In realtà non è così: la giusta informazione è "si è notato che in
molti pazienti accade questo", ma non è vero in assoluto. Si tratta, analizzandola
meglio, di un fenomeno di "disinformazione" in cui si danno notizie solo
parzialmente vere".

Lantidoto proposto da Castellano è uno "schema a
croce" attraverso cui filtrare le informazioni con cui veniamo a contatto. Non si
tratta di uno schema che si rapporta a categorie logico razionali . Il metodo guida al
riconoscimento dei nessi, nesso causale, esplicativo, rafforzativo, che collegano la
premessa alla conclusione di un discorso, discorso che è sempre fatto di concetti che si
sviluppano attraverso considerazioni e approfondimenti.
Ma come possiamo uscire dalla trappola quando ci siamo già dentro?
"Essere circondati dalla materia è una posizione psicologica che causa molto sforzo
perché la persona è costretta continuamente a girarsi per abbracciarne i confini
rimanendo in una condizione di disorientamento e di panico".

Il primo passo da fare, anche questo descritto nel libro è quello di
partire, attraverso laiuto dello schema a croce, da una posizione di angolo che ci
permette di sottrarci allingombro dei dati da cui siamo bombardati. "Cè
comunque un modo per non arrivare al punto di disorientamento spiega Castellano
La forzatura la possiamo cogliere dallinizio se prestiamo attenzione alle
nostre sensazioni. Il segnale ci arriva come inebriamento, come la percezione di essere di
fronte a uno stimolo molto forte. In realtà significa già che cè qualche cosa di
molto poco chiaro. Il contrario è la sensazione di calma, di pace, quella che di solito
proviamo di fronte ai grandi scienziati che descrivono concetti complicatissimi in modo
molto semplice, una chiarezza che deriva dal fatto che dalla premessa alla conclusione
tutto è messo al posto giusto e noi non dobbiamo fare grandi sforzi perché siamo a
contatto con un pensiero armonico, frutto di una conoscenza raggiunta personalmente da chi
sta parlando o spiegando".