Niccolo Ammaniti
"Ti prendo e ti porto via"
Mondadori, pp. 405
29.000 lire
Ci sono storie che sai già come va a finire. Sai già come ti prendono
alla gola. E scritto dallinizio che il protagonista, proprio quello a cui
senti di affezionarti man mano che la storia va avanti, non ce la farà. Almeno come
vorresti tu. Te lo fanno capire da subito, in mille modi. Escritto dallinizio
che a lui, più di tutti gli altri, succederà qualche cosa che ti lascerà con una specie
di rimpianto. Il rimpianto di chi vorrebbe entrare dentro la storia e fermare tutto e dire
stop, si ricomincia daccapo. Dategli unaltra possibilità, come al dottor Zivago,
che nel film muore senza riuscire a rivedere Lara, un attimo prima di scendere dal pullman
e ritrovarla dopo anni. Una scena talmente impressionante che in Palombella Rossa Nanni
Moretti laveva fatta diventare massimo dramma, allo stesso modo della perdita
didentità causata dal tramonto del comunismo. Pietro Moroni, il ragazzino dodicenne
protagonista dellultimo romanzo di Niccolò Ammaniti, "Ti prendo e ti porto
via", quattrocento pagine in uscita da Mondadori la prossima settimana, Pietro
Moroni, è uno di questi personaggi che lo sai dallinizio che sono dentro un destino
che in qualche modo si deve compiere. Solo che non sai come. Sai solo che per una sua
particolare innocenza e per uno sguardo che ha sul mondo, per come parla e per come si
muove, è votato a qualche cosa che gli taglierà la vita in due per sempre.
Pietro Moroni è un ragazzino di dodici anni che frequenta le medie in
un posto dellItalia chiamato Ischiano Scalo e il romanzo si apre con lui che viene
bocciato a scuola, "non ammesso" e i sogni di noia, di pace, di "vacanze,
vacanze, vacanze", si interrompono davanti ai fogli appesi, allo scrutinio finale,
con tutte le crudeltà degli amici che sussurrano e non ti guardano e anche la ragazza che
conosci da sempre, a cui vuoi bene da sempre, anche Gloria, non capisce e non ti sta
vicino. Nessuno può starti vicino. In questa atmosfera già afosa di fine giugno 199...
termina linfanzia di Pietro Moroni, che a casa di Gloria e dei suoi genitori
"normali", aveva trovato il primo rifugio da una famiglia un po
patologica, con un padre "alcolizzato violento", una madre "malata di nervi
imbottita di medicine" e un fratello "povero idiota bocciato tre volte".
Parole, queste, pronunciate dalla professoressa Palmieri, responsabile in primis della
bocciatura di Pietro, della quale Pietro provocherà la morte, dopo essere entrato in casa
sua, per spaventarla con una biscia.
Peccato che anche la prof sia a sua volta una vittima, vittima della
cartapesta e del mondo spaventoso degli anni 90, con vallette tv in carriera e forzuti
macho che si sciolgono grottescamente come neve al sole. Questo mondo, con tutte le sue
orrende contaminazioni sentimentali da soap opera e da mostruoso talk show, con citazioni
struggenti come "Sei bellissima" di Loredana Bertè, non poteva essere rimosso
dal "pulp", le virgolette sono dobbligo, Niccolò Ammaniti, che in questo
romanzo ci regala personaggi come Graziano Biglia, mito di Ischiano Scalo anche perché
apparso su Novella 2000 che si innamora di Erica Trottel, cubista che aspira a fare la
valletta tv e che invece lui vuol sposare e trasformare in una commessa aprendo con lei
una jeanseria con maglioni canadesi (e tutto il mondo naturale e orsacchiottesco che
questo comporta). Questo mondo esiste, è il mondo deformato e iperreale in cui
continuiamo a vivere e che si intreccia ormai, sfiora paurosamente quello dei ragazzini
delle medie come Pietro visto che la professoressa responsabile della bocciatura, la
Palmieri, è lex fidanzata di Graziano, che, con perfetto tempismo Ammaniti fa
ritornare dai tropici allovile giusto il tempo per vedere il cadavere della donna
uscire da casa.
Rispetto a Branchie, dove il protagonista doveva diventare un pesce per
respirare e vivere, o dai racconti di Fango, dove, nella migliore delle ipotesi potevamo
sperare, per avere un mondo nuovo, sentimenti nuovi, nellapocalisse,
nellultimo capodanno dellumanità, stavolta Niccolò Ammaniti ci fa sentire
ancora di più il rischio del contatto con il mondo da cui da sempre si sente attratto e
da cui cerca una via di fuga. Un mondo che non ha ancora contaminato personaggi come
Gloria e Pietro che si salva, stando lontano dai suoi genitori e da Ischiano Scalo,
restando chiuso per sei anni in un istituto per rieducazione di minori. Pietro che uccide
la prof, Pietro che potrebbe tacere e si autodenuncia, prende nelle mani il suo destino.
Per cambiarlo, per crescere e per non lasciarci col rimpianto di aver capito troppo tardi,
come Zivago. Per poter scrivere a Gloria, sei anni dopo con lanimo leggero di
"un uomo di diciotto anni pronto a affrontare il mondo": "Preparati perché
quando passo da Bologna ti prendo e ti porto via".