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Libri/Siete anche voi vittime del "mobbing"?


Harald Ege

 

Per gentile concessione dell'editore pubblichiamo di seguito l'introduzione al libro di Harald Ege, "Il Mobbing il Italia". Introduzione al Mobbing culturale", Pitagora Editrice Bologna, 1997, pp. 108, L. 30.000

 

Negli ultimi anni l’uso del termine Mobbing per definire il complesso di azioni e reazioni che ha luogo in una situazione di terrorismo psicologico esercitato sul posto di lavoro ha conosciuto un enorme sviluppo: la parola Mobbing ha superato in fretta i confini della regione scandinava, dove è stata usata per la prima volta da studiosi di psicologia del lavoro, ed è entrata prepotentemente a far parte di molte lingue e culture. Soltanto fino ad una decina di anni fa, nessuno ne conosceva il significato. Solo con gli studi e le ricerche promosse per la prima volta in Svezia agli inizi degli Anni Ottanta la conoscenza e lo studio del Mobbing si è esteso in Germania e negli altri Paesi del Nord Europa, fino ad arrivare, l’anno scorso, anche in Italia.

La fortuna del termine Mobbing risiede nella sua particolare pregnanza di significato: una sola parola, facile da pronunciare in tutte le lingue, riassume in sé, con straordinaria efficacia e concisione, tutto il complesso e ambiguo mondo della persecuzione psicologica esercitata sul posto di lavoro. In Germania nessun’altra parola è mai entrata così velocemente a far parte dei dizionari e delle abitudini linguistiche della gente. Posso dire di aver sperimentato questo fatto anche in Italia: dopo soltanto un paio di articoli apparsi sui quotidiani, sono rimasto stupefatto all’enorme ed inaspettato numero di lavoratori italiani che, con naturalezza, si definivano "vittime del Mobbing", o "mobbizzati". Era come se, all’improvviso, avessero trovato la parola chiave con cui definire finalmente con chiarezza situazioni lavorative complesse, veri e propri grovigli di paure, frustrazioni, abusi.

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In Germania le prime notizie sul fenomeno Mobbing hanno cominciato a circolare nel 1990, sulla scia del successo di conferenze e reportages televisivi promossi dal professor Heinz Leymann. Questo ricercatore tedesco, da anni emigrato in Svezia, è considerato il fondatore di questa nuova direzione di ricerca della Psicologia del Lavoro, a cui lui stesso ha dato il nome di Mobbing, mutuando il termine dall’etologia, ove indicava un comportamento aggressivo che certi tipi di uccelli mettono in atto contro altri volatili intenzionati ad invadere il loro nido. L’analogia tra l’aggressività degli uccelli e quella manifestata da certi lavoratori nei confronti di altri diede all’autore l’idea di utilizzare il termine Mobbing come nome facile e riconoscibile per il fenomeno che stava studiando.

A Karlskrona, dove abita, Leymann ha fondato un’organizzazione per promuovere lo studio e la ricerca sul fenomeno del terrore psicologico sul posto di lavoro ed inoltre ha aperto una clinica per aiutare con terapie adeguate le vittime del Mobbing. A partire dal 1992, il Ministero del Lavoro svedese ha emesso varie ordinanze per la tutela dell’ambiente lavorativo che sono legate a doppio filo alla casistica del Mobbing: si tratta di provvedimenti contro il rischio di violenza e minacce sul posto di lavoro e contro la vittimizzazione e la persecuzione dei lavoratori. In Svezia, insomma, il Mobbing è considerato una pratica criminale e socialmente dannosa, per la cui prevenzione e repressione si sono mossi gli organismi stessi dello Stato. Il primo libro di Leymann, in cui il Mobbing è presentato e definito per la prima volta, è uscito in Svezia nel 1989 in edizione tascabile e si è rivelato un best seller. La traduzione in tedesco del 1993 ha seguito le orme dell’originale, vendendo ben 27.000 copie in un anno.

Dalla Germania, la popolarità del fenomeno si è presto propagata a tutti i Paesi di lingua o cultura germanica. Oggi la Svizzera, l’Olanda, l’Austria parlano di Mobbing, oltre naturalmente a tutta l’area scandinava. Nel 1996 il libro di Leymann è stato tradotto e pubblicato in Francia, cominciando così a diffondere la conoscenza del Mobbing anche in questo Paese. In Inghilterra il fenomeno è conosciuto come Bullying e ha avuto uno sviluppo di tipo diverso, in quanto derivato da studi americani e quindi prettamente legato alla cultura anglosassone. Il Bullying, infatti, è più legato al terrore psicologico derivato da molestie sessuale i quindi non viene normalmente considerato Mobbing, ma solo una parte di esso.

Dal 1993 molto si è mosso in tema di Mobbing in Germania. Lungo la strada aperta da Leymann si sono incamminati psicologi, medici e legislatori. La problematica del Mobbing ha avuto fin dall’inizio un fortissimo impatto sui lavoratori tedeschi, che vi si sono identificati e ritrovati. Ciò ha portato ad un interesse sempre crescente dei Sindacati da una parte e del Servizio Sanitario dall’altra. I primi hanno promosso campagne di sensibilizzazione e strategie di intervento sui casi di Mobbing: attualmente i danni da Mobbing rientrano in Germania nella casistica delle malattie professionali e la cause per ottenere il risarcimento del danno biologico (cioè delle conseguenze psico-fisiche sulla salute della vittima) sono all’ordine del giorno. D’altro canto le varie AOK, ossia le strutture pubbliche corrispondenti alle Unità Sanitarie Locali italiane, si sono programmaticamente dotate di strumenti per la diagnosi e la cura dei danni da Mobbing e generalmente sono ora in grado di offrire un servizio di assistenza completo per le vittime del Mobbing, che comprende terapie psicologiche e cure fisiche.

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Sul versante della ricerca i risultati sono ugualmente avanzati: gli studiosi ed i teorici tedeschi del Mobbing hanno elaborato modelli sempre più perfezionati e completi per spiegare con sempre maggior esattezza l’andamento del fenomeno e giungere a soluzioni sempre più efficaci. In qualche caso sono giunti addirittura a criticare i risultati ottenuti da Leymann. In Germania, in fatti, l’opera di Leymann è ormai considerata semplicemente di base, cioè importante solo in quanto prima teorizzazione del Mobbing, che ne definisce i criteri fondamentali, ma per il resto è ritenuta dalla maggioranza degli esperti insufficiente ed in gran parte superata. Le ricerche, infatti, si sono evolute autonomamente ed i metodi sono cambiati di conseguenza. Anche in Germania esiste una Società contro il terrore psicologico sul posto di lavoro e possiamo dire che i maggiori esperti di Mobbing a libello mondiale attualmente sono tedeschi. La Germania è dunque oggi il cuore della ricerca europea sul Mobbing ed è anche il Paese in cui se ne parla di più tra la gente. Discussioni sul terrore psicologico si trovano in televisione, sui giornali, in incontri e dibattiti promossi da associazioni culturali o di difesa dei diritti civili.

Una situazione totalmente opposta si trova invece in Italia, dove il Mobbing, pur essendo molto diffuso, è praticamente sconosciuto, sia sul versante della ricerca scientifica sua su quello dei provvedimenti volti a combatterlo ed eliminarlo. Come dire, in Italia si fa e si subisce Mobbing senza saperlo e soprattutto senza rendersi conto della gravità delle possibili conseguenze. Ho conosciuto persone mobbizzate da anni che si sono dette stupite nell’apprendere che ciò che subivano sistematicamente era pericoloso; oppure persone che, nonostante tutto, continuano a rifiutare anche solo la possibilità che il Mobbing sia un problema, fornendo quella che ho scoperto essere l’argomentazione più diffusa in Italia: "Quando si lavora, è normale avere qualche problema con i capi o con i colleghi".

Tuttavia la maggior parte delle persone con cui ho parlato, dopo un primo momento di sorpresa, hanno mostrato immediatamente un enorme interesse verso il tema del Mobbing, un desiderio quasi irrefrenabile di spaerne di più, spesso accompagnato da un senso quasi di sollievo: "Era ora che qualcuno parlasse di quello che succede sul lavoro!", mi dicono. Su questa base lo studio del Mobbing sta pian piano, ma significativamente, prendendo piede anche in Italia. Man mano che le analisi e le ricerche sul campo procedono, i risultati indicano che in Italia il Mobbing è diffusissimo e che ha connotazioni e caratteristiche sue proprie, talvolta mai riscontrate negli studi condotti all’estero. Questo libro vuole mostrare come il Mobbing sia fortemente correlato all’ambiente culturale in cui ha luogo e quindi come possa giocare su stereotipi, aspettative e valori propri di una società. La comprensione dell’aspetto culturale del Mobbing costituisce un presupposto indispensabile per capire e valutare a fondo la reale portata del terrorismo psicologico sul posto di lavoro. Poiché la mia base di studio è tedesca, ma il mio lavoro di ricerca si è svolto soprattutto in Italia, saranno questi due Paesi, con le loro culture, i principali termini di paragone in fatto di Mobbing. Infine un capitolo di questo libro è dedicato completamene al Mobbing in Italia, cioè ai metodi e alle strategie propriamente "italiani" che vengono messi in atto quando si fa Mobbing all’interno della cultura e della società italiana. Si tratta del primo studio scientifico condotto in Italia sul terrorismo psicologico sul posto di lavoro. La mia speranza è che possa svegliare l’interesse di lavoratori, imprenditori e ricercatori su questo scottante problema e finalmente sgombrare il campo dalle tante, confuse e spesso del tutto errate interpretazioni sull’argomento Mobbing.

 

Sempre nella Collana Mobbing

Opere Pubblicate

Ege Harald, Mobbing. Cos’è il terrore psicologico sul posto di lavoro, 1996, Pitagora Editrice Bologna, L. 30.000

Ege Harald, Il Mobbing in Italia. Introduzione al Mobbing culturale, 1997, Pitagora Editrice Bologna, L. 30.000

Ege Harald, Stress e Mobbing, 1998, Pitagora Editrice Bologna, L. 22.000

Ege Harald, I numeri del Mobbing, 1999, Pitagora Editrice Bologna, L. 30.000

 

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