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Libri/Che fine ha fatto lo Zen in motocicletta?


Luigi Gavazzi

 

Che fine ha fatto lo Zen in motocicletta? Cosa è rimasto della grande cavalcata, da Minneapolis al Pacifico, di Robert M. Pirsig e di suo figlio Chris, allora dodicenne, su una vecchia moto inglese, narrata in uno dei libri memorabili degli anni settanta? E’ rimasto solo quel libro, appunto, ancora oggi bello e commovente. Il resto, regalato sempre da Pirsig (un altro libro e qualche conferenza) ma anche da una schiera di seguaci, e rintracciabile anche sulla rete, non e’ all’altezza.

"Lo Zen e l’Arte della Manutenzione della Motocicletta" (1974, traduzione italiana, Adelphi, 1980; d’ora in poi Zmm; nell’edizione originale c’era anche un sottotitolo da considerare: "An inquiry into values") è stato un grande successo, di vendite ma soprattutto culturale, diventando un libro citato e discusso, scambiato, sottolineato, annotato. E non solo negli Stati Uniti.

Oltre oceano, i lettori di Zmm sono stati valutati attorno ai tre milioni, con almeno quindici ristampe fra edizione tascabile e hardcover. Ancora oggi l’editore Bantam lo vende con buona continuita’ In Italia Adelphi continua a riproporlo, da qualche anno anche nella collana economica, insieme con il secondo libro di Pirsig, "Lila", pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1991 (Adelphi, 1992). Quest’ultimo, invece, e’ stato giudicato deludente da quasi tutta la critica americana e non ha rinnovato il fenomeno Zmm.

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Pirsig, oggi settantunenne, ha anche scritto dell’altro. Sulla rete è per esempio raggiungibile il testo di una conferenza tenuta alcuni anni fa, nella quale con dovizia di particolari affronta il tema che vorrebbe fosse il centro della sua riflessione: il rapporto fra soggetto, oggetto e valori, tema anche sintetizzato enfaticamente con l’espressione "Metafisica della qualità": http://www.moq.org/forum/emn.html, abbozzato in Zmm e letteralmente esploso il "Lila".
Inoltre – segno, almeno apparente, di buona vitalita’ - sulla grande rete fervono le discussioni sui temi che Zmm e soprattutto il successore, hanno proposto.
In particolare, e’ in corso un prolungato dibattito sul significato e le implicazioni della Metafisica della Qualita’. (lilasquad@moq.org; per iscriversi si puo’ passare da http://www.moq.org, e seguire i link).

Eppure, lontano dalla sua moto e dai paesaggi dell’ovest, la filosofia popolare di Pirsig perde l’ingenuita’ che l’aveva nobilitata, diventa pedagogica e anche un po’ pedante. Doveva fermarsi all’ultima pagina di Zmm.

Fra Zmm e Lila c’e’ anche la tragedia di Chris. Il figlio di Pirsig infatti è morto nel 1979, undici anni dopo il viaggio in moto con il padre. Morto ammazzato da una coltellata in Haight Street a San Francisco.
Paradossalmente proprio in uno dei luoghi simbolici della stagione hippy alle cui contraddizioni Pirsig pensava di aver offerto una via d’uscita con Zmm: un’idea di ribellione alla cultura ufficiale che però non finisse nel rifiuto assoluto e rassegnato, come spiega in una postfazione del 1984 a una delle ristampe di Zmm. Ma gia’ in queste righe la forza di Zmm e’ dispersa dall’intento extranarrativo dell’autore che prende il sopravvento e propone un’interpretazione che imbusti il romanzo in un involucro strettamente filosofico . Pirsig gia’ si sente un maestro di pensiero, un innovatore.

Le alternative offerte dagli hippy - scrive - erano "solo pittoresche e temporanee, e alcune di esse andavano sempre piu’ assomigliando a pure e semplici degenerazioni. La degenerazione puo’ essere divertente, ma e’ difficilmente sostenibile come modo per impiegare la propria esistenza". E Zmm secondo l’autore aveva proposto un’alternativa diversa, e piu’ seria al successo materiale, totem della societa’ americana che la cultura hippy dissacrava.

Era un’alternativa che proponeva un traguardo positivo. A questo l’autore, dieci anni dopo l’uscita del libro, attribuiva il grande successo della sua opera, "perche’ esso offriva proprio cio’ di cui la cultura era in cerca".

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Superato lo shock della perdita del figlio, grazie anche a una nuova paternità, Pirsig ha scritto Lila, esplicitamente pensandolo come seguito di Zmm e soprattutto lo ha fatto calandosi, senza dubbi, nella parte dell’innovatore, del "portatore di cultura".

Ma la forza di Zmm era proprio l’equilibrio fra i tre piani di lettura del libro: il racconto del viaggio, la rievocazione (nella quale c’e’ molta autobiografia) del passato del narratore, con l’isolamento dell’ambiente accademico che non sopportava la sua audacia teorica e esistenziale; e, infine, l’esposizione della teoria della qualita’, escursione, irriverente ma anche un po’ ingenua e popolare, in un trattato di filosofia.

In Zmm i temi filosofici vengono portati in viaggio dai dettagli dell’avventura in motocicletta. Le lezioni– i chautauqua – sono apprezzati e compresi piu’ con l’intuito che grazie all’analisi serrata, che pure non manca e anzi in alcune parti e’ addirittura incalzante. Ma e’ l’intuito che porta a cogliere quel fondo di buon senso "alternativo", di pensiero semplice e morale, di consigli pratici, di ipotesi intransigenti. Lo stesso processo che porta a intuire il giusto e il morale in una chiacchierata con gli amici i migliori amici, in campeggio la sera in riva al lago.

E in questo senso e’ difficile dare credito a Pirsig quanto si sente un innovatore, un portatore di cultura nuova: Zmm invece aiutava a rassicurare i ragazzi degli anni settanta, adulti negli anni ottanta, sul fatto che le grandi idee potevano trovare uno sbocco moralmente valido anche sul piano individuale, anche dopo la fine delle illusioni collettive. Conservando cosi’ la differenza con gli altri, gli "square", i conformisti.

Il lettore e’ deliziato, coccolato, lusingato. Chi non ha amato, pur non essendo motociclista, il narratore di Zmm che dice che in moto si passa il tempo a percepire le cose e a meditarci sopra, "senza nulla che ti incalzi, senza l’impressione di perdere tempo".
O quando afferma che il viaggio e’ un’occasione per parlare, e sottintende parlare con attenzione, precisione, rispetto per gli argomenti affrontati. Rammaricandosi poi che il piu’ delle volte si abbia tanta fretta che "le occasioni per parlare sono ben poche. Il risultato – dice il motociclista alla guida – "e’ una specie di superficialita’ senza fine, una monotonia che anni dopo ti porta a chiederti che ne e’ stato del tuo tempo e a rimpiangere che sia trascorso. Ora, invece, vorrei usare il mio tempo per parlare un po’ a fondo di cose che sembrano importanti".

I paesaggi on the road descritti con dettagli vividi si alternano al racconto di cosa Fedro (lo stesso narratore, prima del crollo nervoso e del ricovero in un ospedale psichiatrico e del trattamento con elettroshock) intendesse con Qualita’. Di come provasse a risolvere l’apparente inconciliabilita’ fra soggetto e oggetto; fra razionalita’ classica e pensiero romantico; fra mente e materia; fra tecnologia e spirito. E la manutenzione della motocicletta diventa la metafora del terzo elemento che fonde gli altri due: la Qualita’ appunto. Che offre la via per vivere la tecnologia senza separazione.

Curare la propria motocicletta significa entrare in contatto con essa. Affidarla ai meccanici porta il piu’ delle volte da persone che "non tengono a quello che fanno", separati dal loro lavoro.
Soggetto e oggetto separati. Individuo e tecnologia inconciliabili.
"Il modo di risolvere il conflitto tra i valori umani e le necessita’ tecnologiche – dice il narratore di Zmm - non e’ rifuggire dalla tecnologia, ma abbattere le barriere del pensiero dualistico che impediscono un’autentica comprensione della natura della tecnologia – non sfruttamento della natura ma fusione della natura e dello spirito umano in una nuova specie di creazione che le trascende".

Che puo’ avvenire cogliendo la qualita’. "Prima di poter distingue un oggetto deve esserci una sorta di consapevolezza non intellettuale": la "consapevolezza della qualita’". Intuitiva, non spiegabile.

Ma i chautaqua di Pirsig, sono unici e immortali perche’ condotti in motocicletta; perche’ coinvolgono i personaggi di un romanzo, perche’ mettono in azione il meccanismo della finzione.
Tolti da questo spazio romanzesco rischiano di diventare predica, lamento, esercizio "su come siamo bravi noi e come e’ stupido il mondo che non ci capisce".

Il secondo libro di Pirsig, "Lila" non sta in equilibrio come Zmm e l’incanto fugge. Anche se non mancano le pagine godibili e’ il Pirsig filosofo che ha il sopravvento. Non e’ un caso che i seguaci della lista di discussione sulla metafisica della qualita’ (http://www.moq.org) abbiano come riferimento principale proprio Lila, nel quale riscontrano " un sistema filosofico completamente sviluppato e quindi necessariamente un libro piu’ difficile e per questo non cosi’ popolare".

Dalle righe della mailing list emerge un lettore di Pirsig irrigiditosi sulle formule – si parla addirittura di catechismo della qualita’ -, noioso, a volte nostalgico, dallo spirito che ricorda i seguaci della New Age. Che ha cancellato dall’orizzonte i grandi spazi e le strade sulle quali correva la motocicletta, e ha dimenticato la prospettiva storica. Pirsig e’ un favoloso narratore dello spirito di un’epoca. Che lui si senta un filosofo e’ un problema suo e dei suoi seguaci. Ai lettori rimane la sua motocicletta.

 


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