La leggerezza dellessere secondo Moses
Pendleton, inventore dei "Momix"
Antonella Fiori
"Entro così nellOttava fase: mentre ascolto la musica che
mi interessa per il nuovo show, vado in bicicletta con i pantaloncini da ciclista, le
ginocchiere, il berretto alla rovescia e gli auricolari. E pedalo per unora mentre
il sole tramonta. Al termine, dopo una seconda doccia, corro al terzo piano e mi godo, per
un momento, un bicchiere di buon Chianti". Moses Pendleton, creatore dei Momix,
racconta così lultima parte della sua giornata. La fase dopo, infatti, è extra
fase, ed è a questo punto che inizia la narrazione, la conversazione-confessione
dellartista americano cinquantenne con Elisabetta Sgarbi, editor Bompiani e
curatrice della collana Panta (Bompiani) e ora di questo "Salto di gravità", in
uscita dalle edizioni Olivares (p.162, lire 20.000), libro-intervista-ritratto fuori da
tutti i binari consueti, per il suo essere diretto a un pubblico non necessariamente di
addetti ai lavori della danza e del teatro, campi in cui Pendleton, prima con Pilobolus e
poi con i Momix è stato negli ultimi trentanni un innovatore assoluto.

Biografia e carriera, infatti, sono lasciate volutamente in secondo
piano. Quello che conta, di Moses, sono i pensieri: pensieri come aforismi: "E
molto forte in noi limpulso ad alzarci e andare via, di vibrare, volare e danzare
nellaria. Oggi cè un pensiero pesante". Elisabetta Sgarbi punta quindi
tutto sulla riflessione per "stanze della coscienza", shining, fleshback (nel
senso di ritorno alla carne), ma anche piccoli paraventi e contrasti per tentare di
restituire con la parola, attraverso passaggi attraverso la casa, le radici, la famiglia
ma senza raccontare nel dettaglio, accennando talvolta - un percorso, una storia.
Ecco quindi Moses che registra tutto quello che accade con il suo
registratore e per cui la casa è latterraggio che lo libera dallattività
della giornata appena trascorsa, Moses che coltiva i girasoli e cura se stesso con
lattenzione di un monaco, questo Moses è molto più interessante del Moses che fa
la coreografia del Parsifal di Wagner , lavora con Prince, Peter Gabriel, si esibisce in
Australia o allOpera di Parigi. La de-contestualizzazione parentesi dalla
cronologia - come se il senso della vita dellartista fosse un paesaggio da
restaurare e riscoprire in continuazione sposta lattenzione su dettagli le
statue in giardino, i girasoli - osservati e analizzati in modo particolareggiato.
Alla casa vittoriana studio-laboratorio scoperta per caso nel 78
nel Vermont, una casa di ventidue stanze e otto bagni, sono dedicati interi capitoli.
"Un appartamento a New York ci costringerebbe a essere più razionali, efficienti, ci
costringerebbe a tirare su tutto il nostro passato, pigiarlo nelle borse, stiparlo nei
bauli e abbandonarlo in uno stanzino. Qui invece non ci sono confini, barriere. I libri
non sono sugli scaffali ma per terra, aperti. Qui tutto è libero, ogni cosa vive, respira
e si muove.
E interessante vedere come il suo corpo fluttua nella casa,
dentro il suo corpo, nelle sue viscere".

Nel raccontare le radici di questo ragazzo nato nel Vermont, che ha
avuto un padre "elephant man" sfigurato giovanissimo dal fuoco e che si è
suicidato quando lui aveva dodici anni (nel libro troviamo le foto della madre e del padre
prima e dopo lincidente) la Sgarbi arriva a Pilobulus, il suo primo lavoro, uno
spettacolo di body sculpture, dove i ballerini combinavano assieme i loro corpi in un
rapporto con la carne che era quello di scolpirla direttamente, come la pietra. "Era
un balletto ironico in un certo senso prendevamo in giro la danza, era come fare disegni
animati con il nostro corpo
eravamo influenzati da Walt Disney e dalle tecniche del
muto".
Un inizio di carriera segnato dal rapporto con Frank Zappa. E un
agente a notare i Pilobolus, e a decidere che quella roba davvero strana può essere
l apertura a un concerto dei "Mothers of Invention" di Zappa. Da lì in
poi, i primi contatti con la Sexual Freedom League di San Francisco, gli Hare Krishna, i
figli dei fiori, lamore libero, fino agli spettacoli su testi di Antonin Artaud. In
questa parte del libro il racconto è aiutato dalle foto bellissime tratte dagli
spettacoli dove si fondono la famiglia (la figlia e la moglie danzano con lui) e il
lavoro

Che cosè la mente? Chiede la Sgarbi chiusa la parentesi storica.
"La mente è un altro muscolo. Il cervello è un muscolo che devi esercitare, come le
gambe. Io faccio funzionare la mia mente per quanto posso. E non penso che sia una cosa
eccezionale, non cè assolutamente intelligenza in questo. Cammino, passeggio per
ore e non appena comincio a usare il mio corpo la mia mente diventa più libera". Che
cosè il corpo, se la mente è un muscolo? Pendleton, risponde che per lui il corpo
è una scenografia, unarchitettura. Unarchitettura da tenere in piedi con un
equilibrio tra velocità e meditazione
E qui le cose si complicano. Come è
possibile conciliare il buddhismo e latletismo di chi deve essere in grado di
ripetere lo stesso movimento allinfinito, fino allesaurimento, come fanno -
esempio di Pendleton persone come Michael Jordan o Alberto Tomba? "Più riesci
a vincere il senso di gravità meno paure hai. Puoi volteggiare da una frase
allaltra e volare in una nuova idea completamente slegata da quella precedente,
senza paura" dice Moses. Per il quale non dimentichiamolo, la giornata, e quindi la
vita, è scandita in fasi che sono "piccole barriere" per non correre il rischio
di essere risucchiati da un'unica occupazione. Un modo, un altro modo, di essere liberi. E
restare, nonostante tutto, leggeri
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