298 - 05.05.06


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I lettori ci scrivono
 

DA: Romano Reuven Ravenna
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: martedì 18 aprile 2006 14.59
Oggetto Una vittoria fragile

Ho letto l'articolo di David Bidussa all'indomani delle elezioni israeliana. Oggi, 18 aprile (che data evocativa per gli italiani!), dopo l'attentato islamico a T.A., e prima di una possibile rappresaglia israeliana, data la situazione postelettorale, le previsioni al riguardo della prossima coalizione sono un po' modificate, considerando le perenni incognite condizionanti della situazione medio-orientale. Olmert, scaltro politico, non è Sharon...Egli preferisce un governo allargato , includendo Liberman, politico dalla mentalità sovietica, panno rosso degli arabi nostrani, che, tatticamente, può recitare la parte di moderato provvisorio, per mettere il bastone tra le ruote se si giungerà, con poca probabilità, a un ulteriore disimpegno unilaterale in Cisgiordania. Il nuovo leader del Labour, che si è imposto per la sua linea sociale, per i giochi della politica, sarà forse destinato alla Difesa, in giorni pregni di incognite, a capo di un dicastero che nella storia di Israele è stato per lo più presieduto da ex-generali. Gli interessi economici, trasversali, che hanno tolto almeno sei mandati al Labour, hanno posto il veto alla sua assunzione al Tesoro, sua dichiarata aspirazione. La linea socialdemocratica, nonostante i dislivelli sociali da primato, conseguenza del neotatcherismo del Likud ancora unito, non è abbastanza forte per imporsi. Aggiungo il populismo del Shas, partito coacervo di ceti disagiati dai paesi islamici e ortodossi vecchio stile, piuttosto sciovinisti, che non hanno accettato il ritiro dalla striscia di Gaza e, nel contempo, le draconiane riduzioni delle voci sociali di bilancio operate da Bibi Netanyahu, attualmente leader di un Likud, ridotto a soli dodici deputati per la defezione dei seguaci di Sharon e di ampie face di ceti popolari per decenni il nerbo della sua base elettorale. La percentuale dei votanti è stata la più bassa nelle elezioni di Israele. Poco più del 62 per cento. Si tratta di una evasione di votanti di destra contrari alla politica di Sharon modello anni 2000, soprattutto di giovani nazional messianici . Altro voto atipico: la lista dei Pensionati è entrata alla Keneset con sette eletti, votati anche da molti giovani, disgustati "dalla Politica corrotta", sintomo preoccupante per il futuro democratico. Una informazione: 1600 e più cittadini italiani hanno votato alle elezioni del 9 aprile. F.I. ha ottenuto il sessanta per cento dei voti, seguita dall'Unione.
Romano Reuven Ravenna
Collaboratore dei periodici ebraici italiani


DA: Emanuele Costamagna
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: martedì 18 aprile 2006 9.56
Oggetto Da fuori misero la parola fine

Perché aspettare la nomina del nuovo presidente? Ci sono i tempi e le
condizioni per dare subito l'incarico a Prodi. L'urgenza di cominciare
a governare in modo serio e diverso è talmente evidente che nessuna
considerazione di altro genere può avere rilievo. Governare subito
facendo la legge sul conflitto d'interessi e abolendo le leggi ad
personam. Passare all'attuazione del programma è l'unica risposta alla
politica televisiva del miliardario. Lo stile del nuovo governo dovrà
essere più lavoro e meno presenza televisiva. In chi ha votato a
sinistra il fastidio per la politica delle apparenze e dei sondaggi
fasulli, della televisione per far vedere un Italia che non c'è, dei
salotti televisivi per discutere di tutto senza risolvere niente è
stata una delle molle fondamentali. La società dell'informazione si è
rivelata essere una società della chiacchiera. La notte delle elezioni
lo ha rivelato in maniera non più contestabile.
Emanuele Costamagna, Fossano

DA: Ines e Marilena
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: sabato 15 aprile 2006 19.37
Oggetto Da fuori misero la parola fine

Finalmente è arrivata la vittoria! Fino all'esaurimento scorte di energie per una nottatata,a dir poco estenuante, tra promiscue dichiarazioni e numeri catastrofici,tazzine di caffè per placare l'infame sonnolenza devastatrice di qualsivoglia parsimoniosa capacità di intelletto, e urla furibonde contro quell'essere abominevole, che ha guidato il paese verso una folgorante idiozia, che ha prodotto un gran numero di teste vuote, scandaloso a dirsi. Poi, la quiete dopo la tempesta; io e mia figlia esultiamo di gioia, e auspichiamo una doverosa compattezza a fin di bene.
Salutoni.
Ines e Marilena

DA: Toni
A:redazione@caffeeuropa.it
Data: sabato 15 aprile 2006 15.57
Oggetto Da fuori misero la parola fine

Non basta demolire, bisogna anche costruire. Il governo in carica ha perso? Non lo so. Oggi l'Italia potrebbe essere realisticamente governata dalla coalizione elettorale che ha presentato Romano Prodi? E' ovvio che no. E allora?
Toni


DA: Anna Maria
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: venerdì 14 aprile 2006 17.38
Oggetto Da fuori misero la parola fine

No a menzogne e prepotenze. Pensiamo realmente di vivere in un paese democratico?
Dalle ultime letture, sembra il contrario.
Abbiamo votato. Il responso è chiaro.
Mi vergogno del pensiero gretto di tanti cittadini, inconsapevoli analfabeti politici che vogliono scendere in piazza, per fare cosa, manifestare contro le regole della convivenza o peggio?
Rammento il 'Caimano' di Moretti, incredula ma preoccupata.
Il signor B. viene dal passato, la sua persistente presenza fa male al futuro di questo paese.
Cordiali saluti e molti auguri non solo virtuali.
Anna Maria


DA: Carlo Momigliano
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: venerdì 14 aprile 2006 17.34
Oggetto Da fuori misero la parola fine

Il commento di Bosetti è molto brillante.
Ma anche un po' consolatorio, figlio della demonologia che avvelena questo Paese, e svilente della vittoria del Centro-Sinistra.
Demonologico perché chi vota a destra non può che essere un incolto, che non legge la stampa estera e che si lascia influenzare dalle tv del Cavaliere.
Svilente, perché, nonostante la straordinaria rimonta di Berlusconi, descrive un'Italia che non sarebbe cambiata, mentre è un'Italia che, come osservava Bersani è cambiata sensibilmente.
Mi dolgo di entrambi i pilastri scelti da Bosetti per costruire il suo brillante commento
Carlo Momigliano ("parcheggiatore in seconda fila")


DA: Carla e Leo
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: venerdì 14 aprile 2006 16.40
Oggetto speriamo che ce la caviamo

Le mie sensazioni in quel lunedì 10 aprile? Dalle stelle delle ore 15,00 alle stalle dalle 16,30 fino alle tre del mattino, quando infine, insieme a mia moglie riuscimmo a riveder le stelle. Ma non erano così brillanti come avevamo sperato! Ma... "speriamo che ce la caviamo"!
Carla e Leo


DA: Bruno Accarino
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: giovedì 13 aprile 2006 1.19
Oggetto Da fuori misero la parola fine

Ho letto parecchie centinaia di pagine dopo le elezioni, ma quelle di Bosetti sono tra le migliori. Complimenti.
Bruno Accarino


DA: Franco Masini
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: giovedì 6 aprile 2006 7.44
Oggetto La Chiesa

La Chiesa siamo noi o meglio saremmo noi stessi se fossimo tutti in grazia di Dio. Questa affermazione così soavemente fondata deriva non solo da una profonda riflessione e numerose letture ma anche dall’esperienza diretta, diremmo sul posto! Infatti cosa si prova entrando in San Pietro? Una calma incredibile! Una volta entrati nell’immenso edificio (perché di questo si tratta e cioè di una pallida parvenza di quello che sarà il “Regno dei Cieli”), l’animosità anche la più accesa, si placa, si calma. Non più rancori, non più grida di rabbia, dispetti, maldicenze, cattiverie ma tutto ti sembra più buono e più giusto! Passa una carrozzina con un malato, ti viene voglia di piangere; lo tocchi, speri guarisca ma intanto sostieni dentro di te una lotta impari dove la buona creanza di trattiene ma la mano di Dio ti sospinge a guarire a sanare. E poi né la fame, la stanchezza né il sonno sono cose che più ti interessano (infatti all’interno della basilica, manca e nessuno lo richiede, nessun tipo di ristorazione!) ma solo l’eccitazione per voler tutto vedere… osservare, ammirare. Anche la gente, che passa frettolosa dietro un presbitero, che corre verso un altare, sembra andare verso la vita, la felicità lungamente attesa e finalmente trovata. Questa è la Chiesa, rifugio delle genti, ospedale dei malati, dei carenti d’amore, dei delusi dalla vita e dalle emozioni, nessuno te la può negare, pena la morte.
Franco Masini


DA: Arnaldo
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: mercoledì 22 marzo 2006 15.09
Oggetto Inconfondibile, Amedeo Modigliani

Cara Paola,
Modigliani è nell’Europa della I guerra mondiale e dell’immediato dopoguerra un vero “angelo caduto”. Ha il fascino dell’unicità di una ispirazione felice e continua. Una vita che si consuma nel fuoco continuo e breve d’una fiammata, giovinezza che si consuma e autodistrugge. Che grande tema per una biografia che non è stata ancora scritta!
Per capirlo, Modigliani va avvicinato a Raymond Radiguet e a tutta quella gioventù che si fece massacrare a Verdun e dappertutto in Europa senza chiedersi perché, in un furore di distruzione e di nichilismo che fu l’abbandono dello spirito luminoso e progressivo dello splendido Ottocento.
Elio Providenti

DA: Arnaldo
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: venerdì 17 marzo 2006 17.34
Oggetto Perché ci piace guardare in faccia la verità di Guido Rampoldi

In quanto italiano residente da oltre venti anni in Paesi Arabi e con buona conoscenza dell’Arabo parlato e scritto vedo con piacere i tentativi di creare e sviluppare il dialogo e gli approfondimenti auspicati da Rampoldi.
Mi pare che Rampoldi non si renda conto che la conferenza in questione così come altre iniziative di quel genere sono frequentate solamente da una parte dell’elite socio culturale araba.
L’elite a cui mi riferisco rappresenta, secondo i Paesi, da un 4 ad un 10% della popolazione, secondo le stime mie e di altri cosiddetti espatriati Europei.
Non posso certamente stimare la parte che frequenta quelle iniziative ma è necessariamente (molto?) inferiore alle percentuali indicate.
Il rimanente 91 % o più è sconosciuto a Rampoldi e ad altri bene intenzionati. Questa parte importante è ignorata e include gli emigrati (visti da qui).
Ed è quella che deve preoccupare.
Faccio presente anche che:
non si pensi che quella ristrettissima fascia che frequenta le conferenze possa in qualche modo influenzare parte delle masse. Al contrario! La spiegazione dei motivi socio-culturali che portano a questa affermazione richie una conoscenza approfondita di questo mondo.
Gli emigrati appartengono solo al rimanente 91% o più fatto secolarmente da yesmen. Rampoldi si compiace della loro amichevole partecipazione ai raduni in Europa. E cosa si aspetta? Che confessino il loro odio ai padroni di casa? Ho testimonianze dirette su questo punto proprio da presenti (musulmani) alla manifestazione di Copenhagen alla quale fa riferimento.
Saluti
Arnaldo

DA: Marilena
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: venerdì 10 marzo 2006 11.25
Oggetto Se la libertà diventa un’arma d’offesa

Condivido pienamente l’articolo di Dallmayr circa la libertà,che se non usata correttamente diventa un’arma d’offesa; il concetto di libertà lascia ampio spazio a discussioni molteplici, ciò nondimeno non si considera a quale catastrofe si potrebbe giungere qualora,tenendo conto che i tempi sono oscuri e pericolosi,e che molte dita inquiete fremono per pigiare il bottone della detonazione nucleare,non si addiviene a un’unica considerazione: tutte le discussioni portano a un unico concetto: la libertà è rispetto assoluto dell’altrui libertà foss’anche il fanatismo religioso. Se di libertà si può parlare, si deve essere liberi da preconcetti e ammonizioni.
Marilena

DA: Giovanni
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: mercoledì 22 febbraio 2006 21.09
Oggetto La crisi di Teheran nelle mani dell’Europa

Terence Ward ha ragione,l'America sta andando verso un pantano. La grande nazione americana ha perso la spinta riformatrice di George Washington e invece di pensare agli americani si è lanciata in una avventura di predominio mondiale. Ma ora la rivoluzione della globalizzazione ha rotto i suoi piani, questa sta triturando le vecchie nazioni e questo porterà a un mescolamento di razze. Fra 20 anni ci sarà una popolazione mondiale cosmopolita.





 

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