DA: Romano Reuven
Ravenna
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: martedì 18
aprile 2006 14.59
Oggetto Una
vittoria fragile
Ho letto l'articolo di David Bidussa all'indomani
delle elezioni israeliana. Oggi, 18 aprile (che data
evocativa per gli italiani!), dopo l'attentato islamico
a T.A., e prima di una possibile rappresaglia israeliana,
data la situazione postelettorale, le previsioni al
riguardo della prossima coalizione sono un po' modificate,
considerando le perenni incognite condizionanti della
situazione medio-orientale. Olmert, scaltro politico,
non è Sharon...Egli preferisce un governo allargato
, includendo Liberman, politico dalla mentalità
sovietica, panno rosso degli arabi nostrani, che,
tatticamente, può recitare la parte di moderato
provvisorio, per mettere il bastone tra le ruote se
si giungerà, con poca probabilità, a
un ulteriore disimpegno unilaterale in Cisgiordania.
Il nuovo leader del Labour, che si è imposto
per la sua linea sociale, per i giochi della politica,
sarà forse destinato alla Difesa, in giorni
pregni di incognite, a capo di un dicastero che nella
storia di Israele è stato per lo più
presieduto da ex-generali. Gli interessi economici,
trasversali, che hanno tolto almeno sei mandati al
Labour, hanno posto il veto alla sua assunzione al
Tesoro, sua dichiarata aspirazione. La linea socialdemocratica,
nonostante i dislivelli sociali da primato, conseguenza
del neotatcherismo del Likud ancora unito, non è
abbastanza forte per imporsi. Aggiungo il populismo
del Shas, partito coacervo di ceti disagiati dai paesi
islamici e ortodossi vecchio stile, piuttosto sciovinisti,
che non hanno accettato il ritiro dalla striscia di
Gaza e, nel contempo, le draconiane riduzioni delle
voci sociali di bilancio operate da Bibi Netanyahu,
attualmente leader di un Likud, ridotto a soli dodici
deputati per la defezione dei seguaci di Sharon e
di ampie face di ceti popolari per decenni il nerbo
della sua base elettorale. La percentuale dei votanti
è stata la più bassa nelle elezioni
di Israele. Poco più del 62 per cento. Si tratta
di una evasione di votanti di destra contrari alla
politica di Sharon modello anni 2000, soprattutto
di giovani nazional messianici . Altro voto atipico:
la lista dei Pensionati è entrata alla Keneset
con sette eletti, votati anche da molti giovani, disgustati
"dalla Politica corrotta", sintomo preoccupante
per il futuro democratico. Una informazione: 1600
e più cittadini italiani hanno votato alle
elezioni del 9 aprile. F.I. ha ottenuto il sessanta
per cento dei voti, seguita dall'Unione.
Romano Reuven Ravenna
Collaboratore dei periodici ebraici italiani
DA: Emanuele Costamagna
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: martedì 18
aprile 2006 9.56
Oggetto Da
fuori misero la parola fine
Perché aspettare la nomina del nuovo presidente?
Ci sono i tempi e le
condizioni per dare subito l'incarico a Prodi. L'urgenza
di cominciare
a governare in modo serio e diverso è talmente
evidente che nessuna
considerazione di altro genere può avere rilievo.
Governare subito
facendo la legge sul conflitto d'interessi e abolendo
le leggi ad
personam. Passare all'attuazione del programma è
l'unica risposta alla
politica televisiva del miliardario. Lo stile del
nuovo governo dovrà
essere più lavoro e meno presenza televisiva.
In chi ha votato a
sinistra il fastidio per la politica delle apparenze
e dei sondaggi
fasulli, della televisione per far vedere un Italia
che non c'è, dei
salotti televisivi per discutere di tutto senza risolvere
niente è
stata una delle molle fondamentali. La società
dell'informazione si è
rivelata essere una società della chiacchiera.
La notte delle elezioni
lo ha rivelato in maniera non più contestabile.
Emanuele Costamagna, Fossano
DA: Ines e Marilena
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: sabato 15 aprile 2006
19.37
Oggetto Da
fuori misero la parola fine
Finalmente è arrivata la vittoria! Fino all'esaurimento
scorte di energie per una nottatata,a dir poco estenuante,
tra promiscue dichiarazioni e numeri catastrofici,tazzine
di caffè per placare l'infame sonnolenza devastatrice
di qualsivoglia parsimoniosa capacità di intelletto,
e urla furibonde contro quell'essere abominevole,
che ha guidato il paese verso una folgorante idiozia,
che ha prodotto un gran numero di teste vuote, scandaloso
a dirsi. Poi, la quiete dopo la tempesta; io e mia
figlia esultiamo di gioia, e auspichiamo una doverosa
compattezza a fin di bene.
Salutoni.
Ines e Marilena
DA: Toni
A:redazione@caffeeuropa.it
Data: sabato 15 aprile 2006
15.57
Oggetto Da
fuori misero la parola fine
Non basta demolire, bisogna anche costruire. Il governo
in carica ha perso? Non lo so. Oggi l'Italia potrebbe
essere realisticamente governata dalla coalizione
elettorale che ha presentato Romano Prodi? E' ovvio
che no. E allora?
Toni
DA: Anna Maria
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: venerdì 14
aprile 2006 17.38
Oggetto Da
fuori misero la parola fine
No a menzogne e prepotenze. Pensiamo realmente di
vivere in un paese democratico?
Dalle ultime letture, sembra il contrario.
Abbiamo votato. Il responso è chiaro.
Mi vergogno del pensiero gretto di tanti cittadini,
inconsapevoli analfabeti politici che vogliono scendere
in piazza, per fare cosa, manifestare contro le regole
della convivenza o peggio?
Rammento il 'Caimano' di Moretti, incredula ma preoccupata.
Il signor B. viene dal passato, la sua persistente
presenza fa male al futuro di questo paese.
Cordiali saluti e molti auguri non solo virtuali.
Anna Maria
DA: Carlo Momigliano
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: venerdì 14
aprile 2006 17.34
Oggetto Da
fuori misero la parola fine
Il commento di Bosetti è molto brillante.
Ma anche un po' consolatorio, figlio della demonologia
che avvelena questo Paese, e svilente della vittoria
del Centro-Sinistra.
Demonologico perché chi vota a destra non può
che essere un incolto, che non legge la stampa estera
e che si lascia influenzare dalle tv del Cavaliere.
Svilente, perché, nonostante la straordinaria
rimonta di Berlusconi, descrive un'Italia che non
sarebbe cambiata, mentre è un'Italia che, come
osservava Bersani è cambiata sensibilmente.
Mi dolgo di entrambi i pilastri scelti da Bosetti
per costruire il suo brillante commento
Carlo Momigliano ("parcheggiatore in seconda
fila")
DA: Carla e Leo
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: venerdì 14
aprile 2006 16.40
Oggetto speriamo che ce la caviamo
Le mie sensazioni in quel lunedì 10 aprile?
Dalle stelle delle ore 15,00 alle stalle dalle 16,30
fino alle tre del mattino, quando infine, insieme
a mia moglie riuscimmo a riveder le stelle. Ma non
erano così brillanti come avevamo sperato!
Ma... "speriamo che ce la caviamo"!
Carla e Leo
DA: Bruno Accarino
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: giovedì 13
aprile 2006 1.19
Oggetto Da
fuori misero la parola fine
Ho letto parecchie centinaia di pagine dopo le elezioni,
ma quelle di Bosetti sono tra le migliori. Complimenti.
Bruno Accarino
DA: Franco Masini
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: giovedì 6 aprile
2006 7.44
Oggetto La Chiesa
La Chiesa siamo noi o meglio saremmo noi stessi se
fossimo tutti in grazia di Dio. Questa affermazione
così soavemente fondata deriva non solo da
una profonda riflessione e numerose letture ma anche
dall’esperienza diretta, diremmo sul posto!
Infatti cosa si prova entrando in San Pietro? Una
calma incredibile! Una volta entrati nell’immenso
edificio (perché di questo si tratta e cioè
di una pallida parvenza di quello che sarà
il “Regno dei Cieli”), l’animosità
anche la più accesa, si placa, si calma. Non
più rancori, non più grida di rabbia,
dispetti, maldicenze, cattiverie ma tutto ti sembra
più buono e più giusto! Passa una carrozzina
con un malato, ti viene voglia di piangere; lo tocchi,
speri guarisca ma intanto sostieni dentro di te una
lotta impari dove la buona creanza di trattiene ma
la mano di Dio ti sospinge a guarire a sanare. E poi
né la fame, la stanchezza né il sonno
sono cose che più ti interessano (infatti all’interno
della basilica, manca e nessuno lo richiede, nessun
tipo di ristorazione!) ma solo l’eccitazione
per voler tutto vedere… osservare, ammirare.
Anche la gente, che passa frettolosa dietro un presbitero,
che corre verso un altare, sembra andare verso la
vita, la felicità lungamente attesa e finalmente
trovata. Questa è la Chiesa, rifugio delle
genti, ospedale dei malati, dei carenti d’amore,
dei delusi dalla vita e dalle emozioni, nessuno te
la può negare, pena la morte.
Franco Masini
DA: Arnaldo
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: mercoledì 22
marzo 2006 15.09
Oggetto Inconfondibile,
Amedeo Modigliani
Cara Paola,
Modigliani è nell’Europa della I guerra
mondiale e dell’immediato dopoguerra un vero
“angelo caduto”. Ha il fascino dell’unicità
di una ispirazione felice e continua. Una vita che
si consuma nel fuoco continuo e breve d’una
fiammata, giovinezza che si consuma e autodistrugge.
Che grande tema per una biografia che non è
stata ancora scritta!
Per capirlo, Modigliani va avvicinato a Raymond Radiguet
e a tutta quella gioventù che si fece massacrare
a Verdun e dappertutto in Europa senza chiedersi perché,
in un furore di distruzione e di nichilismo che fu
l’abbandono dello spirito luminoso e progressivo
dello splendido Ottocento.
Elio Providenti
DA: Arnaldo
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: venerdì 17
marzo 2006 17.34
Oggetto Perché
ci piace guardare in faccia la verità di Guido
Rampoldi
In quanto italiano residente da oltre venti anni
in Paesi Arabi e con buona conoscenza dell’Arabo
parlato e scritto vedo con piacere i tentativi di
creare e sviluppare il dialogo e gli approfondimenti
auspicati da Rampoldi.
Mi pare che Rampoldi non si renda conto che la conferenza
in questione così come altre iniziative di
quel genere sono frequentate solamente da una parte
dell’elite socio culturale araba.
L’elite a cui mi riferisco rappresenta, secondo
i Paesi, da un 4 ad un 10% della popolazione, secondo
le stime mie e di altri cosiddetti espatriati Europei.
Non posso certamente stimare la parte che frequenta
quelle iniziative ma è necessariamente (molto?)
inferiore alle percentuali indicate.
Il rimanente 91 % o più è sconosciuto
a Rampoldi e ad altri bene intenzionati. Questa parte
importante è ignorata e include gli emigrati
(visti da qui).
Ed è quella che deve preoccupare.
Faccio presente anche che:
non si pensi che quella ristrettissima fascia che
frequenta le conferenze possa in qualche modo influenzare
parte delle masse. Al contrario! La spiegazione dei
motivi socio-culturali che portano a questa affermazione
richie una conoscenza approfondita di questo mondo.
Gli emigrati appartengono solo al rimanente 91% o
più fatto secolarmente da yesmen. Rampoldi
si compiace della loro amichevole partecipazione ai
raduni in Europa. E cosa si aspetta? Che confessino
il loro odio ai padroni di casa? Ho testimonianze
dirette su questo punto proprio da presenti (musulmani)
alla manifestazione di Copenhagen alla quale fa riferimento.
Saluti
Arnaldo
DA: Marilena
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: venerdì 10
marzo 2006 11.25
Oggetto Se
la libertà diventa un’arma d’offesa
Condivido pienamente l’articolo di Dallmayr
circa la libertà,che se non usata correttamente
diventa un’arma d’offesa; il concetto
di libertà lascia ampio spazio a discussioni
molteplici, ciò nondimeno non si considera
a quale catastrofe si potrebbe giungere qualora,tenendo
conto che i tempi sono oscuri e pericolosi,e che molte
dita inquiete fremono per pigiare il bottone della
detonazione nucleare,non si addiviene a un’unica
considerazione: tutte le discussioni portano a un
unico concetto: la libertà è rispetto
assoluto dell’altrui libertà foss’anche
il fanatismo religioso. Se di libertà si può
parlare, si deve essere liberi da preconcetti e ammonizioni.
Marilena
DA: Giovanni
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: mercoledì 22
febbraio 2006 21.09
Oggetto La
crisi di Teheran nelle mani dell’Europa
Terence Ward ha ragione,l'America sta andando verso
un pantano. La grande nazione americana ha perso la
spinta riformatrice di George Washington e invece
di pensare agli americani si è lanciata in
una avventura di predominio mondiale. Ma ora la rivoluzione
della globalizzazione ha rotto i suoi piani, questa
sta triturando le vecchie nazioni e questo porterà
a un mescolamento di razze. Fra 20 anni ci sarà
una popolazione mondiale cosmopolita.
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