Una galleria
di ritratti dai colori ora tenui ora accesi - rossoarancio
infuocato, gelido verdeazzurro -, dai colli esili e
interminabili e dagli ovali sempre più stilizzati,
illuminati da occhi senza pupille (ma non per questo
vuoti), solcati in verticale da nasi lunghi e alteri,
in orizzontale da bocche piccole e capricciose: è
questo il colpo d’occhio della mostra “Modigliani”
inaugurata al Complesso del Vittoriano di Roma il 24
febbraio e prevista fino al 20 giugno - la prima grande
retrospettiva che, dal 1959, la Capitale dedica a circa
100 opere dell’artista livornese.
Una
mostra ricca e commovente, che pone l’accento proprio sulla
“specialità” dell’artista: il ritratto
appunto, colorato tanto dalla capacità espressiva - ognuno di
quei visi allineati racconta una storia, un punto di vista e
un’emozione, attraverso sguardi vaghi e lontani, malinconici o
maliziosi - quanto dalla ricerca stilistica dell’artista, che
si muove verso l’idealizzazione dei soggetti da lui
rappresentati, trasformati in pure forme geometriche, in concetti di
femminile (e maschile) che con il reale conservano un rapporto saldo
ma lontano.
I
pezzi forti della mostra sono il celebre ritratto “Paul
Guillaume seduto” e tre nudi (“Nudo sdraiato con le
braccia dietro la testa”, “Nudo coricato con le mani
unite”, “Nudo coricato col braccio destro dietro la
testa”) spettacolari nella loro essenzialità grafica e
nella sensualità che nasce sia dalla sinuosità delle
forme che dalla carnalità di un rosa frutto di strati di
colore successivi, a riprodurre la dimensione tattile, il calore
corporeo della pelle scoperta.
E’
proprio la consistenza la grande rivelazione di questa mostra:
chi ha immaginato gli olii di Modigliani come freddi e distanti, per
via della stilizzazione progressiva della figura umana che vi è
rappresentata, rimarrà stupito di fronte alla materialità
di certi incarnati, alla concretezza tangibile di certi tessuti (vedi
la sciarpa cremisi al collo del ritratto di “Joseph Lévy”)
che fanno da contrasto all’impalpabilità apparente di
certe figure femminili eteree e rarefatte. Così come
l’intensità dei colori, talvolta ai limiti della
violenza cromatica, sorprenderà chi pensava a Modigliani come
ad un artista da tinte tenui, benché delimitate da un tratto
deciso. E l’attenzione quasi ossessiva ai dettagli, ancora più
notevoli all’interno di volti ridotti all’essenzialità,
come le occhiaia livide del “Nudo di donna con cappello, Maud
Abrantès”.
Nella
mostra del Vittoriano c’è gran parte del percorso
artistico di Modigliani: dai disegni evanescenti - magistrale il
ritratto della madre, visibile quasi in filigrana - alle fotografie
degli amici più cari, poi soggetti dei grandi ritratti ad
olio, dai carboncini agli acquerelli, ai pastelli, alle tempere. Ci
sono gli studi per i lavori più complessi, le suggestioni
impressioniste, la forte influenza della scultura, in particolare
quella di Constantin Brancusi, protagonista anche di un bel ritratto
a olio presente alla mostra.
Attraverso
questa galleria di ritratti di donne, ma anche di uomini e bambini,
dai volti pensosi e dagli sguardi obliqui dentro occhi dai riflessi
d’ambra e di giada, di colori diversi, disposti ad altezze
diverse, si segue il percorso stilistico di un autore con una
personalità inconfondibile, via via sempre più definta
da un segno sicuro, da una progressiva scelta di essenzialità
e di autonomia espressiva, libera dalle mode e dalle correnti del suo
tempo, unica. E l’efficacia del risultato non lascia trapelare
- come invece nei lavori di Van Gogh - il costo personale di tanta
originalità di visione.
Nella serenità ultraterrena di questi volti
non trapela l’angoscia di un uomo che visse al
confine della follia, che pagò la propria sensibilità
con l’indigenza e l’emarginazione, che,
come scrisse la sua amica russa Anna Achmatova, “era
diverso, diverso dal resto del mondo… circondato
da un compatto anello di solitudine”. Un uomo
cui fu subito chiaro il proprio destino di artista:
“L’uomo che dalla sua energia non sa continuamente
sprigionare nuovi desideri… e abbattere tutto
quello che è di vecchio e di putrido restato”,
scrisse Modigliani, “non è un uomo: è
un borghese, uno speziale”.
MODIGLIANI
Roma, Complesso del Vittoriano
Via San Pietro in Carcere (Fori Imperiali)
24 febbraio - 20 giugno 2006
Costo del biglietto: • 9,00 intero; • 7,00
ridotto
Orario: dal lunedì al giovedì 9.30 -19.30;
venerdì e sabato 9.30 - 23.30; domenica 9.30
- 20.30
Per informazioni: tel. 06/6780664
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