Sono tempi
oscuri e pericolosi. Ovunque ci si volti si trova rancore,
astio e animosità in abbondanza. La situazione
è chiaramente illustrata dalla rivolta contro
le vignette pubblicate in Danimarca. Come risultato
dei tumulti - la cui fine non sembra prossima - in molte
parti del mondo sono state uccise delle persone e sono
andati distrutti dei beni, cose sicuramente assai deplorevoli.
La mia posizione, in ogni caso, non è di condonare
o abbuonare gli atti di violenza commessi contro persone
o beni. Tuttavia, è difficile che si tratti di
un risultato imprevisto: come in ogni scontro esistono
due facce della medaglia. E’ bene ricordare che,
in questo caso, i tumulti non sono stati istigati dai
musulmani o da Paesi musulmani. Si è trattato
piuttosto di una reazione a un incidente o una provocazione
precedenti. La ragione impone, qui e altrove, di considerare
il nesso causa-effetto, la relazione tra azione e reazione.
In questa faccenda, si è tentati di incoraggiare
il fondamentalismo da ambo le parti. Nei media occidentali,
i tumulti vengono spesso rappresentati come il conflitto
tra la “libertà” e il dogmatismo
o il fanatismo. La “libertà” in questo
contesto viene spesso trattata come qualcosa di assoluto
e quasi sacro, mentre la fede religiosa viene presentata
come riprovevole e obsoleta.
Per chi guarda con occhi occidentali, è importante
esaminare questo “assolutismo”. Libertà
vuol dire davvero che possiamo fare quel che vogliamo,
che possiamo insultare o diffamare altre persone a piacimento?
Questa tesi è in aperto contrasto con le tradizioni
sia religiose che etiche dell’Occidente. La civiltà
occidentale è spesso detta “giudaico-cristiana”,
ma né l’ebraismo né il cristianesimo
insegnano ai propri fedeli a insultare o ferire altre
persone. Al contrario, sia l’ebraismo che il cristianesimo
sostengono la prescrizione biblica di amare il nostro
prossimo (e questo non esclude i musulmani).
Uno dei punti più alti della tradizione etica
occidentale è la filosofia morale di Kant che
stabilisce come “imperativo categorico”
il dovere di trattare gli altri esseri umani come fini,
non come mezzi. E in nessuna parte, nell’opera
kantiana, si fa allusione al fatto che questo imperativo
non si debba estendere ai musulmani.
Quindi le tradizioni religiose ed etiche occidentali
sono unite nel condannare l’uso della “libertà”
come arma di insulto o offesa. E non solo osservazioni
filosofiche, ma anche considerazioni legali mirano nella
stessa direzione. In America, il giudice della Corte
Suprema Oliver Wendell Holmes ha dichiarato che la libertà
individuale non dà diritto a una persona di far
“fuoco” in un teatro affollato. Chiunque
abbia viaggiato nel Vicino Oriente, o abbia semplicemente
letto i giornali, sa che oggi il mondo musulmano è
come una miccia in cui un solo fiammifero può
provocare una conflagrazione di enorme portata. Ciò
è, o dovrebbe essere, fatto comunemente noto.
C’è un’ulteriore considerazione legale
da fare. Come deterrente alla pulizia etnica e ad altre
forme di violenza collettiva, diversi paesi e anche
alcuni stati in America, hanno adottato statuti che
proibiscono i “crimini di odio” commessi
contro gruppi di persone. Inoltre, esiste la Convenzione
Internazionale per i Diritti Civili e Politici (in vigore
fin dal marzo 1976) che in un articolo dichiara: “Qualsiasi
difesa dell’odio nazionale, razziale o religioso
che costituisce incitamento alla discriminazione, all’ostilità
o alla violenza deve essere proibito dalla legge”.
Di nuovo, non voglio in nessun modo condonare la violenza
commessa in reazione alla pubblicazione delle vignette.
Ma come ho affermato all’inizio: sono tempi oscuri
e pericolosi. L’umanità sembra procedere
a poco a poco verso la catastrofe, probabilmente una
catastrofe nucleare. Ci sono persone, in alcune capitali
del mondo, le cui dita fremono per spingere il bottone
della detonazione nucleare. In questa situazione tutti
noi dobbiamo agire con sobrietà e mantenere il
controllo sulle nostre parole e sulle nostre azioni
in modo da impedire che accada il peggio. La libertà
e la fede religiosa non danno a nessuno il diritto di
mettere a repentaglio il futuro di questo pianeta.
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