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L'arte del bambino Paola Casella
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La prima sorpresa della mostra L'arte del bambino, che rimarrà in visione al Museo del
Risorgimento di Roma fino al 28 gennaio, è che ai disegni di bambini anche piccolissimi
viene dato lo stesso rilievo e viene accordato lo stesso rispetto di solito riservati ai
capolavori dei grandi artisti. La seconda sorpresa è che i criteri infantili di
rappresentazione vengono descritti come altrettanto validi di quelli dei maestri dell'arte
contemporanea: un braccio che si allunga a dismisura, un orizzonte verticale, una figura
di primo piano in scala inferiore a quelle sullo sfondo vengono considerati scelte
artistiche, e non ingenuità, o peggio, errori di tecnica o di percezione della realtà.

Io che suono il piano
Renzo, 13 anni
1950
Per forza: la mostra è stata voluta da Mario Lodi (vedi intervista collegata), il
celebre insegnante, scrittore e pedagogo (la cui laurea è stata conferita honoris causa,
il che significa - almeno nel suo caso - guadagnata sul campo), che è da sempre convinto
che "i canoni dell'arte infantile non coincidono con quelli dell'arte cassica, ma
ciò non significa affatto che siano sbagliati: i disegni dei bambini vanno giudicati
secondo criteri diversi, apprezzando le loro soluzioni tecniche e rispettando la loro
visione del mondo".
I lavori esposti - una cinquantina, raccolti da Lodi fra il 1950 e il 1990 - non sono
quindi divisi per categorie riferite agli insoliti canoni di interpretazione artistica dei
bambini, basati, secondo Lodi, su misure "non reali ma psicologiche": "I
presunti errori", "La trasparenza", "Le sproporzioni". Ecco
allora un disegno in cui "ogni lato del foglio ha una propria linea di base" e
le file di case sono disposte diagonalmente al terreno, in quanto arrampicate lungo il
dorso di una montagna.

Case in collina
Breda, 9 anni
1950
Le priorità dei bambini, nel raccontare il loro mondo, sono diverse dalle nostre:
c'è, ad esempio, l'esigenza di "vedere intero", per cui la tastiera di un piano
viene raffigurata in verticale, in modo che si possano vedere bene le mani del pianista
che si muovono sui tasti; oppure l'esigenza di "vedere attraverso", per cui di
un prete si vede il cappello ma anche, in trasparenza, la chierica e una casa viene
dipinta mostrandone contemporaneamente "il dentro e il fuori".
Al particolare che gli (o le) sta maggiormente a cuore (e parliamo di cuore non a caso,
perchè la dimensione priviegiata, nell'arte infantile, è sempre quella emotiva) il
piccolo artista da particolare rilievo senza riguardo per la fedeltà al vero: così un
particolare diventa sproporzionatamente grande rispetto alla figura (con uno stratagemma
che è l'equivalente della zoomata cinematografica, fa notare Lodi) e ciò che è
marginale è raffigurato come molto più piccolo di ciò che è importante, a dispetto
delle proporzioni.
I colori non sono quelli della realtà, spiega Lodi: "Non esistono toni grigi o
tinte intermedie, sono colori vivi, sgargianti, festosi: una scelta che avviene in
relazione al piacere emozionale e del bello" Anche l'organizzazione della scena sul
foglio segue logiche diverse da quelle degli adulti: il bambino non si limita a riprodurre
la realtà visibile, ma la ricompone graficamente secondo la sua particolare percezione,
seguendo come unico criterio "il piacere della reinventazione".
Un processo artistico non dissimile da quello adottato da tutta l'arte moderna adulta,
e infatti le ultime categorie di classificazione dei lavori infantili esposti nell'ambito
della mostra sono denominate Espressionismo e Astrattismo. In queste sezioni, i bambini
esprimono "sentimenti e reazioni esasperando alcuni elementi della
composizione", utilizzando "linee e colori senza richiamo alla realtà
visibile". Così Tiberio, 10 anni, descrive "un dolore che non va via" con
una serie di strisce di colore orizzontali, Fiorella, 9 anni, disegna le sue capriole come
spirali colorate, e Carolina, 8 anni, costella un foglio dipinto di verde di tanti puntini
a tinte vivaci definendolo "prato fiorito", e a chi osserva che avrebbe dovuto
disegnare direttamente dei fiori, lei risponde: "Questa non è una fotografia, è un
prato dove si può correrci dentro".

Il prete con la chierica
Elvina, 7 anni
1957
Forse il disegno più commovente è quello che è diventato l'immagine simbolo della
mostra: il fiore di Cosetta, 7 anni, che emana un profumo tanto intenso e piacevole da
acquistare dimensione corporea, diventando visibile: Cosetta lo raffigura con tante
strisce di colore, e basta guardarlo per assaporarne la fragranza.
Molte le particolarità della mostra, e tutte a misura di bambino: dalle didascalie,
semplici e stampate a caratteri ben leggibili, ai due spazi adibiti alla pittura, dove
sono a disposizione dei piccoli visitatori pannelli candidi e barattoli di colore che
aspettano solo di incontrarsi, e la possibilità, per gruppetti di minimo 5 persone, di
prenotare una visita guidata dallo stesso Mario Lodi. Le visite durano 40 minuti, costano
6.000 lire a partecipante e possono essere prenotate allo 0368-7013182.
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