Max Ernst e i suoi amici surrealisti
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surrealisti
Il Surrealismo, una
filosofia della vita
Riceviamo e pubblichiamo:
Il Museo del Corso-Fondazione Cassa di Risparmio Roma,
presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele Emanuele, promuove dal 24 luglio
al 3 novembre 2002 la mostra “Max Ernst e i suoi amici
surrealisti”: circa centodieci opere esposte per la prima
volta a Roma. La rassegna è realizzata con il patrocinio della
Presidenza della Repubblica, Presidenza del Consiglio dei Ministri,
del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione
Lazio e del Comune di Roma - Assessorato alle
Politiche Culturali ed è organizzata da Alessandra Maria Sette
e Sandro Polci per Serico Srl.

Max Ernst
Figure humaine et fleur, 1928
Olio e collage su cartone, 51 x 71,5 cm
La mostra è curata da Arturo Schwarz, critico,
gallerista, poeta, mercante, che si definisce uno degli ultimi Mohicani
essendo tra i pochissimi superstiti ad avere militato nel movimento
surrealista e ad aver conosciuto quasi tutti i protagonisti da lui
scelti per questa esposizione. Curatore, tra tante altre, della
Mostra Arte e Alchimia, Biennale di Venezia 1986 e I
Surrealisti, Palazzo Reale, Milano 1989, Schwarz ha scritto
l'introduzione al catalogo di “Max Ernst e i suoi amici
surrealisti” così come le note biografiche di ogni artista. I
testi che accompagnano la mostra non sono quindi il frutto di un
esercizio accademico ma una testimonianza diretta di chi ritiene che
lo spirito surrealista sia oggi più vivo che mai.
La rilevanza dell’esposizione è determinata anche dai prestiti
fondamentali provenienti da grandi collezioni europee e americane.
“Max Ernst e i suoi amici surrealisti”, come afferma
Arturo Schwarz, è “una mostra surrealista diversa”. II
Surrealismo e i suoi artisti sono tornati sulla scena internazionale
con due grandi collettive, la prima, ancora in corso, al Centro
Pompidou di Parigi; la seconda, proveniente dalla Tate Gallery di
Londra, è ora approdata al Metropolitan di New York.
Questo rinnovato interesse si spiega forse per il fatto che il
Surrealismo è stato l'unico movimento delle avanguardie storiche a
non essersi limitato a proporre semplicemente una nuova ricetta
pittorica (com'è stato il caso dei Fauves per i quali l'importante
era il colore; o il Cubismo, che dava alla struttura dell’opera un’importanza
fondamentale). Il Surrealismo, invece, ebbe l'ambizione di
prospettare una nuova filosofia della vita.

Max Ernst
Interieur et paysage, 1912-13
Olio su cartone, 36 x 28,5 cm
La mostra “Max Ernst e i suoi amici
surrealisti” si propone di illustrare proprio tale filosofia.
Max Ernst
L’impianto critico di questa grande mostra collettiva muove da Max
Ernst, figura centrale del movimento, intorno al cui lavoro, sia
artistico che filosofico, si raccolsero molte altre personalità di
grande rilievo del Surrealismo. Nato nel 1891 presso Colonia,
intorno al 1910, dopo essersi iscritto alla Facoltà di Filosofia
dell’Università di Bonn, decide di dedicarsi esclusivamente all’arte,
convinto della necessità di rinnovare radicalmente la pittura che
si limitava all’imitazione passiva della realtà. Il primo
conflitto mondiale lo porta a contatto con le nuove teorie di Freud
alle quali unisce la conoscenza delle opere metafisiche di de
Chirico.

Max Ernst
Lop Lop présente deux fleurs, 1930
Olio e gesso su legno, 120 x 120 cm
Già nel 1919, anno in cui aderisce alla nascita
del Gruppo Dada di Colonia, egli sperimenta la tecnica del collage,
perseguendo un’idea di spaesamento sistematico dello spettatore
attraverso l’accostamento libero di immagini di diversa natura,
palesemente estranee tra loro. Nel 1922 si trasferisce a Parigi,
dove entra a far parte del circolo di artisti ed intellettuali che,
nel 1924, daranno vita al movimento surrealista. Ernst esprime
subito la sua personale interpretazione della poetica surrealista
sperimentando tecniche sempre nuove. Sono di questi anni i primi frottages,
opere che nascono “spontaneamente” strofinando con matite
morbide fogli sovrapposti a superfici ruvide o in rilievo. La sua è
sempre un’attività artistica geniale, tanto ricca quanto
spregiudicata, che mantiene un ritmo febbrile fino alla morte dell’artista,
avvenuta nel 1976.
Intensa anche la vita privata, che lo conduce dalla Germania, suo
paese natale, alla Francia, e da lì, per sfuggire ai nazisti, negli
Stati Uniti. Si sposa quattro volte; una delle mogli è Peggy
Guggenheim, che lo aiuta a fuggire dall’Europa. Tornato in Francia
nel 1950, riceve molti riconoscimenti per il suo lavoro.
La mostra
La mostra “Max Ernst e i suoi amici surrealisti” ha un
impianto storico ed intende offrire un ampio sguardo sul Surrealismo
nella sua fase iniziale e nella sua evoluzione fino agli anni
Sessanta.
La selezione operata dal curatore prevede circa centodieci opere. Il
nucleo centrale è costituito da circa venticinque dipinti storici
di Max Ernst realizzati dal 1912 alla fine degli anni Sessanta.
Oltre a presentare l’intera evoluzione del percorso dell’artista,
le opere di Ernst esposte propongono le molte tecniche che l’artista
ha sperimentato, dall’olio su cartone dei primi anni di attività,
al frottage, alla tecnica del collage, da lui molto
amata poiché consente di accostare immagini tra loro estranee.
A questo nucleo centrale si aggiungono molti lavori, scelti tra i
più rappresentativi, dei suoi amici artisti, che, non a caso, sono
anche i maggiori protagonisti dell'esaltante avventura surrealista:
Jean ARP, Victor BRAUNER, André BRETON, Leonora CARRINGTON,
Salvador DALÌ, Giorgio DE CHIRICO, Paul DELVAUX, Marcel DUCHAMP,
Elsa von FREYTAG-LORINGHOVEN, Alberto GIACOMETTI, Konrad KLAPHECK,
Wifredo LAM, Jacqueline LAMBA, René MAGRITTE, MAN RAY, André
MASSON, Sebastian MATTA, Joan MIRÒ, Meret OPPENHEIM, Francis
PICABIA, REMEDIOS, Dorothea TANNING, Yves TANGUY e TOYEN.
Da sottolineare un’aspetto inedito ed originale della mostra: su
ventidue artisti, sette sono donne, presenti con opere di grande
qualità. La scelta di inserire sette figure femminili tra i
ventidue artisti presenti alla mostra, deriva dalla volontà di
sfatare la diceria della misoginia del movimento e degli artisti che
lo animavano.
L’esposizione propone, inoltre, una serie di disegni realizzati
dagli artisti a più mani in un gioco che essi facevano per mettere
in pratica il concetto della libera associazione di immagini, al
fine di creare una sensazione di spaesamento. Essi si riunivano,
prendevano un foglio e, dopo averlo piegato, ciascuno di loro, a
turno, tracciava un disegno su una parte piegata di questo foglio.
Alla fine, aprendolo, ne risultava un disegno unico, fatto da più
artisti, tutti ignari della parte di disegno che precedeva la loro.
La mostra romana rappresenta una delle poche occasioni per vedere
questi disegni, realizzati a più mani dai più importanti artisti
surrealisti (tra cui Masson, Tanguy, Brauner, Breton, Magritte,
ecc.). Raramente esposti, questi cosiddetti “cadavres exquis”
costituiscono un’ulteriore testimonianza della profonda ricerca
degli artisti surrealisti nel desiderio di trovare una forma d’arte
costituita dall’assoluta libertà di esprimersi attraverso libera
associazione di immagini.
Info:
Sede: Museo del Corso, Via del Corso 320 - Roma
Periodo: 24 luglio - 3 novembre 2002
Orario: tutti i giorni 10.00-20.00. Chiuso il lunedì
Biglietto d’ingresso: ? 7, 50 intero, ? 5 ridotto
Informazioni: tel. 06/6786209
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