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Editoriale


Editoriale/Beniamino Placido
Il nemico di classe!

Giancarlo Bosetti

 

 

Giancarlo Bosetti

La Resurrezione di Rinascita
La rinata "Rinascita" ha trovato un nemico di classe: è Beniamino Placido. E gli riserva il trattamento consueto nella migliore tradizione del materialismo storico dialettico: più degli argomenti conta l'"essere sociale". Ed ecco che l'intellettuale mostra la sua debolezza nel corto circuito "tra cervello e portafogli". Sottili allusioni che hanno alle spalle storia. Una storia che per qualcuno non basta mai. Per chi non lo sa, sto parlando della nuova serie dello storico settimanale della sinistra. Guardatelo: più che una rinascita è una vera Resurrezione. Da non credere: la carta, il carattere, i rossi e i neri, Berlinguer - Enrico - accanto a Cossutta - Maura -, tutto come una volta, da lasciare basiti quelli che come me leggevano e amavano la rivista della prima serie, un quarto di secolo fa. E c'e' anche lo stesso direttore, Adalberto Minucci, proprio come negli anni della Solidarietà nazionale. Se non sapete che cos'era, pazienza. Uno sforzo ammirevole dunque, vi assicuro. Nel coro di fine millennio c'è anche la sinistra radicale e non è detto che abbia un ruolo soltanto marginale. In Italia i comunisti hanno fatto cadere un governo provocando un mare di problemi, in Francia nel governo ci sono e ci restano, nell'Est europeo sono ancora una marea. E' la realtà di oggi. Ma ci perdonino gli amici che in questo sforzo si sono impegnati, il ritorno dell'ortodossia e dei tic marxisti-leninisti NO. Per favore. Se non volete farlo per noi, fatelo per voi. Amor sui. Voler bene a se stessi.

Ecco la colpa
Con che cosa ce l'ho? La mia volonterosa lettura del terzo numero ha inciampato già a pagina due in un corsivo contro il nemico: l'intellettuale borghese, colpevole di non aver capito i testi, la Torah, e di tenere in spregio nientemeno che il Manifesto del '48. Nella fase d'oro della prima serie, Palmiro Togliatti usava castigare, firmandosi Roderigo di Castiglia, celebri scrittori, mettendoli in riga o cacciandoli fuori. E non lesinava insulti, oggi diremmo, politicamente scorretti (capitò a Gide e a Vitttorini). Qui tocca a Beniamino Placido, scrittore e commentatore di Repubblica. L'accusa si rivolge al background, diciamo così, della vittima. Se Togliatti risaliva alle origini borghesi o alle abitudini sessuali "anomale" dell'avversario, qui il bersaglio viene accusato di avere messo in corto circuito le sue facoltà mentali con il denaro di Silvio Berlusconi. Quest'ultimo ha infatti pubblicato una edizione di lusso del Manifesto con prefazione di Lucio Colletti e Placido ne ha preso spunto nella sua rubrica domenicale - ecco la colpa - per una riflessione critica su Marx. Come vedete una enormità! La malafede e le male intenzioni sono garantite!

I misteri di Parigi
Si dà il caso invece che quell'articolo fosse particolarmente sapiente. E allora tanto più vale la pena di parlarne, perchè Beniamino Placido in quel pezzo (era sulla Repubblica di domenica 7 febbraio), ha approfittato della circostanza di questa nuova edizione italiana del Manifesto di Marx ed Engels per suggerirci di meditare sulla campagna che i due fondatori del materialismo storico dialettico fecero a proposito di letteratura nella Sacra famiglia, laddove si scagliarono a quattro mani non solo contro Bruno Bauer ma anche contro I misteri di Parigi di Eugène Sue. L’epico scontro – se ci fosse stata la televisione sarebbe diventata una rissa famosa – tra i due ideologi da una parte ed il narratore di grande successo dall’altra e’ infatti il prototipo di un contrasto che sarebbe durato negli anni e, sotto le piu’ diverse vesti, sarebbe arrivato fino a noi. E’ una specie di canone della battaglia tra apocalittici e integrati, tra francofortesi e hollywoodiani, tra critica di élite e audience di massa, tra Chomsky e McLuhan, tra Pierre Bourdieu e Bernard Henry-Levy, tra giacobinismo e populismo, austerita’ e circenses. Potete continuare fin dove volete, mettendoci i vostri amici e nemici preferiti, da una parte o dall’altra. E in mezzo tante posizioni intermedie: da Gramsci fino a Eco.

La fortuna dei romanzi d'appendice
Quella pagina della storia della cultura aveva gia’ colpito un sacco di gente e merita che torniamo a guardarci dentro. Placido spiega bene che la ragione fondamentale per cui gli autori del Manifesto ce l’avevano con Sue era che i suoi ricchi filantropi come i suoi poveri disgraziati erano una vera consolazione per il pubblico dei lettori, una terapia emolliente, un linimento per la sofferenza sociale. A Marx ed Engels apparivano invece come un modo per depotenziare la protesta sociale della classe operaia, un diversivo rispetto al disegno rivoluzionario, una forma di manipolazione delle coscienze. Il socialismo scientifico aveva bisogno al contrario che i proletari rinunciassero alle consolazioni individuali e sentimentali per dedicare tutte le loro energie al riscatto collettivo. Ma i Misteri di Parigi furono molto di più di una consolazione. Uno studioso francese dell'informazione, Armand Mattelart, nel suo L'invenzione della comunicazione. Le vie delle idee (Il Saggiatore, 1998) ci racconta che l'uscita del romanzo a puntate di Sue sul Journal des Débats tra il giugno del 1842 e l'ottobre 1843, in 147 dispense, fu una novità rivoluzionaria nel mondo della comunicazione per tante ragioni: fu un successo di massa, l'inizio di una strategia industriale per aumentare le vendite dei quotidiani, il primo collaudo al mondo della misurazione dell'audience (Sue modificò la storia, strada facendo, sulla base della risposta di mercato, proprio come nei serials americani, era partito dalla malavita e aveva poi spostato il soggetto sui proletari). Quello fu poi anche l'inizio di un rimescolamento tra realtà e finzione che sarebbe diventato corrente nella società dello spettacolo del ventesimo secolo.

Il comunismo come romanzo
Marx ed Engels, che non avevano ancora tra le mani più sofisticate teorie della comunicazione di massa e dei suoi effetti sociali, vedevano nel diversivo consolatorio un pericolo per i loro progetti rivoluzionari. Errore, osserva giustamente Placido, tanto più che i due ideologi, pur dotati, si sa, di una certa profondità di pensiero, non si avvidero che anche il loro costrutto rivoluzionario aveva non solo una funzione politica ma anche i caratteri di una narrativa consolatoria. Verissimo: la prospettiva del riscatto sociale da parte di una classe, che non aveva da perdere che le sue catene, a nome e in rappresentanza dell'umanità intera, la promessa di un mondo nuovo nel regno della libertà, la visione scientifica di un futuro determinato dalle leggi della storia, tutto questo era anche un sostegno psicologico per i proletari costretti a una vita terribile. Il successo popolare di Sue affondava le sue radici in ragioni molto vicine a quelle del successo (pure memorabile, altrochè) del manifesto comunista. Marx questa parentela non la vedeva. La vedevano invece le autorità di polizia e gli uffici della censura, che misero subito sotto controllo questi romanzi popolari a puntate, la letteratura di colportage, come si chiamava, perchè giudicata pericolosa per la stabilità sociale. I funzionari delle prefetture si accorsero della sua influenza ideologica (saint-simoniana, socialista, populista o quel che volete) molto prima che le raffinatezze sociologiche del nostro secolo scoprissero la complessità delle interazioni tra i messaggi della comunicazione e le platee che li ricevono.

L'ozio del genero di Marx
Placido fa bene dunque a segnalare quello che Marx non vedeva. Per la prima volta, con il contrasto Sue-Marx, si manifestava una difficoltà: quella di mettere d'accordo progetti rivoluzionari e cultura del divertimento, un malinteso destinato a durare a lungo, fino al nostro secolo. Si potrebbe ricordare, per contrappasso, che la figlia di Marx sposò tale Paul Lafargue, il quale, a differenza del suocero, la funzione del divertimento l'aveva perfettamente capita, al punto che stese una grande apologia del tempo libero contro la schiavitù del lavoro salariato, condannò quella "follia" che è "l'amore del lavoro", una "passione esiziale" da cui dobbiamo liberarci con l'aiuto delle macchine. Tempo libero e piacere venivano rivendicati dal Lafargue in un libro che si intitolava Il diritto all'ozio. E questo postmoderno ante litteram, questo precoce Baudrillard del XIX secolo, che sicuramente sarebbe stato un estimatore delle soap operas, dei romanzi di John Grisham e Stephen King, è di certo più vicino ai gusti di Placido. Nonostante i suoi legami con i Marx.

Tra apocalittici e integrati
Non è detto, per niente, che tutte le ragioni in questa eterna querelle stiano dalla parte della soap. Anzi il bello è che ultimamente l'ondata del trash nella comunicazione di massa e nella tv sta segnando punti a vantaggio degli apocalittici, che si vedono crescere gli argomenti minuto per minuto. E che la discussione non è finita. Gli ideologi marx-engelsiani ce lo consentano e tengano sotto controllo il richiamo della foresta.


PS.

Cercando in rete tracce dei Misteri di Parigi, ne abbiamo trovato l'incipit. Sta in un ricchissimo repertorio di "attacchi" di tutta la letteratura mondiale, tutti tradotti in italiano, molti anche in lingua originale. L'indirizzo è: http://www.geocities. com/Athens/Delphi/7433/incipits.html

Ed ecco la prima pagina del più famoso tra i romanzi d'appendice.

Eugène Sue (1804 - 1857)
Les Mystères de Paris (I misteri di Parigi)

Un "tapis-franc", nel gergo dei ladri e degli assassini, significa un'osteria o una bettola della più triste specie.

Un uomo già condannato dalla giustizia, che, in quell'immondo linguaggio si chiama "orco", o una donna della stessa risma, che si chiama "orca", gestiscono abitualmente siffatte taverne, frequentate dalla feccia della popolazione parigina: forzati usciti di galera, truffatori, ladri, barattieri.

Appena è stato commesso un delitto, la polizia getta, se questo si può dire, una rete in quelle fogne, e quasi sempre pesca i colpevoli.

Questo esordio predice al lettore che dovrà assistere a sinistre scene e, se lui vi consente, penetrerà in bolge orribili, sconosciute; incontrerà tipi schifosi, spaventevoli, che brulicheranno in quelle tristi cloache, come i rettili nei pantani
.

(Traduzione: Franco Loi)


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