Caffe' Europa
 
Editoriale

 

Prodi muove, scricchiolii a sinistra

Giancarlo Bosetti

 

 

Giancarlo BosettiCercasi politica creativa
Ci sono periodi in cui la politica ha da essere essenzialmente buona gestione, attenzione ai servizi, sorveglianza sui mascalzoni (che il numero di quelli in condizione di nuocere non superi il livello di guardia), decenza dei conti pubblici, manutenzione delle strade, operosa nettezza urbana e rispetto delle leggi. In quei periodi gli elettori non chiedono molto di piu'. Ci sono poi altri periodi in cui sono indispensabili doti di creativita', in cui non basta gestire, bisogna inventare soluzioni nuove per problemi che prima non c'erano. Da molti indizi siamo entrati in un periodo del secondo tipo. Non solo noi italiani, diciamolo pure a nostra consolazione. L'Europa che e' riuscita a darsi la moneta unica, con relativa Banca federale, ha per esempio bisogno di qualcosa di simile a una nuova Costituzione che getti le basi per impostare le politiche economiche, fiscali, sociali, industriali, per non parlare di quelle militari. Non e' detto che la presidenza tedesca di questo semestre basti alla bisogna. Anzi sembra di capire che anche in Germania scarseggino le menti creative capaci di dominare un disegno cosi' complicato, menti paragonabili a quelle che misero e tennero insieme nel dopoguerra quella costruzione europea di cui godiamo tuttora i benefici. E che sotto la guida di Helmut Kohl e' giunta a un primo compimento. E' vero invece che proprio l'uscita di scena, dopo la indiscutibile sconfitta elettorale, del maggiore leader democristiano del continente ci introduce al campo delle sofferenze in cui si contorce anche il sistema politico italiano. Da noi c'e' molto di piu' di una sconfitta elettorale, siamo ancora dentro un periodo di subbuglio dovuto addirittura alla scomparsa della Democrazia cristiana, cioe' del partito che ha controllato il governo per quasi cinquant'anni. Quel vuoto, per tanti aspetti salutare, si e' finalmente creato nel 1992 ma senza che si fossero preparati nuovi equilibri politici e senza che il sistema elettorale venisse adeguato alla nuova situazione.

Le soluzioni in cottura
In politica le novita' nascono sempre al centro, sostengono gli esperti. Se volete scrutare quali soluzioni sono in cottura per il futuro, cercate al centro. E se questo e' vero per paesi con un sistema politico fondamentalmente bipolare, e funzionante, come in Germania, in Inghilterra o in Francia, figurarsi per l'Italia dove il centro - vale a dire la Dc - e' letteralmente saltato per aria, spargendo schegge in tutte le direzioni. Si capisce allora che le discussioni che contrappongono Cossiga, Prodi, Marini, Di Pietro e tutti gli altri sono il segno di una instabilita' che non ha ancora trovato un equilibrio certo, su cui fare affidamento per il futuro. L'Ulivo era - e probabilmente e' tuttora - il tentativo piu' solido di generare un nuovo equilibrio, almeno su uno dei due versanti dello schieramento, ma era minacciato da due fattori: la precarieta' della alleanza con Bertinotti, che non ne e' mai stato parte organica, e la pericolosita' di un sistema elettorale incapace di produrre stabilita' ne' a destra ('94-95) ne' a sinistra ('96-98).

Uno scarto non ricucibile?
La decisione di Prodi di presentarsi alle elezioni europee insieme a Di Pietro e, almeno nelle intenzioni, ai sindaci del centrosinistra, rimette in discussione l'assetto del sistema politico italiano, di cui peraltro nessuno ancora poteva pensare che fosse definitivamente assestato. Infatti essa, se portata a termine, comporterebbe una serie di conseguenze che muovono tutti pezzi sulla scacchiera. Limitiamoci per ora a quella piu' immediata ed evidente. La coalizione attualmente al governo e' nata dalla sostituzione dei voti venuti a mancare con la defezione di Rifondazione comunista ad opera di quelli provenienti dalla scissione di Cossutta sulla sinistra e di quelli dell'Udr di Cossiga sulla destra, e dalla sostituzione del presidente del Consiglio, da Prodi a D'Alema. Quella condizione di fatto (e il fatto scatenante era l'uscita di Bertinotti dalla maggioranza) si poteva presentare come un "arrangiamento", una "correzione" degli equilibri e della composizione della precedente coalizione. L'esperienza dell'Ulivo si interrompeva, ma non veniva rovesciata o accantonata dai suoi principali attori (tra cui i Ds, i Popolari e i Verdi), perche' si lasciava aperta la possibilita' che questa coalizione venisse di nuovo a patti con l'Ulivo e che in qualche modo lo scarto tra le due alleanze venisse a sanarsi attraverso una confluenza. La coalizione che ha preso il posto dell'Ulivo era in larga misura anche una prosecuzione del precedente governo. Nei prossimi mesi sarebbe stato forse possibile trovare una composizione delle divergenze tra i vari disegni strategici di Marini, di Prodi, di Cossiga, Dini e cosi' via (tutti nomi riconducibili peraltro alla matrice Dc). Ma l'accelerazione impressa da Prodi agli eventi produce come risultato quello immediato di dichiarare non ricucibile lo scarto tra l'alleanza che ha sostenuto Prodi e quella che sostiene D'Alema, tra la maggioranza dell'Ulivo e quest'altra maggioranza non battezzata con un nome suo proprio ma praticata per cause di forza maggiore. Il risultato delle elezioni europee potrebbe infatti rendere il contrasto tra una maggioranza virtuale e la maggioranza in carica troppo forte per consentire la prosecuziione della vita del governo.

Quanti progetti di centrosinistra?
E' vero che in questo modo, come e' stato osservato, anche il ruolo politico di Prodi subirebbe un significativo mutamento, da punto di equilibrio e di guida di una alleanza, a leader di un partito della alleanza, ma al di la' del contrasto tra due possibili premier per futuri governi, il che di per se' non fa scandalo alcuno, quello che si offusca soprattutto e' il disegno politico del centrosinistra: quanti progetti di centrosinistra ci sono? E in che cosa si diversificano davanti agli elettori?
L'azione del governo in questo periodo non e' certo priva di indizi sul senso della sua azione, a cominciare dalla concertazione sociale. Ma basta questo a definire un programma per il futuro? L'entrata in scena di un disegno politico, almeno potenzialmente, alternativo sullo stesso versante di centrosinistra, richiederebbe un chiarimento molto piu' radicale di fronte all'opinione pubblica. Destinataria di molte domande e' soprattutto la sinistra. Quella che sembra venir meno e' una zona grigia, quella che separa l'architettura della coalizione del governo D'Alema dalla architettura del progetto di governo da presentare alla prossima scadenza politica. Questa zona poteva essere lasciata nell'ombra. Intanto si governa (e si arriva all'elezione del presidente della Repubblica) poi si vedra'. Ma e' esattamente questo che la mossa di Prodi tende a impedire.

DS e Unita' in cerca di identita'
I Ds sono cosi' costretti a chiarire le loro intenzioni. Ed e' qui che si sentono gli scricchiolii di una condizione contraddittoria che difficilmente si potra' trascinare: da una parte i benefici della guida del governo che un partito non si puo' scrollare di dosso con troppa disinvoltura, dall'altra la insoddisfazione per un disegno politico non abbastanza in chiaro e certamente non esauribile nella pratica di un governo di coalizione nato da cause di forza maggiore. Sono le stesse difficolta' che si riflettono nella crisi dell'"Unita'", sulla quale pesano indubbiamente insieme agli squilibri nei conti anche la tormentosa e incompiuta ricerca di una nuova, per quanto plurale, identita' della sinistra italiana.

 


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