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Cinema/Soldi sporchi

Paola Casella

 

Soldi sporchi, diretto da Sam Raimi, scritto da Scott B. Smith, interpretato da Bill Paxton, Bridget Fonda e Billy Bob Thornton

 

I soldi cambiano la vita: su questa singola e apparentemente banale premessa e' costruita la limpida parabola morale di Soldi sporchi, basata sul romanzo dell'esordiente Scott B. Smith, prima best seller americano e poi soggetto cinematografico (firmato dallo stesso Smith) conteso da un manipolo di registi di nome, da Mike Nichols a John Boorman a Sam Raimi, che alla fine e' riuscito ad aggiudicarsi il progetto.

La storia e' spaventosamente semplice (e il titolo originale del film e' proprio A simple plan): tre uomini scoprono nel bosco un aereo precipitato dentro il quale, accanto ai piloti morti, giace un malloppo di 4 milioni e mezzo di dollari (anzi, 4 milioni e quattrocentomila, e l'esattezza della cifra non e' casuale). Da quel momento in poi, i tre dovranno affrontare una serie infinita di scelte pratiche e morali dettate dalla differenza che una simile fortuna (?) puo' fare nella vita della gente comune.

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E' straordinario (e straordinariamente umiliante) vedere quanto poco, in realta', incidano il carattere individuale e la visione del mondo dei tre individui di fronte al potere di corruzione esercitato da quel sacco di soldi. Ecco allora il significato dell'esattezza della cifra: dare concretezza ad una somma di per se' inimmaginabile, in quanto non commensurabile alle capacita' cognitive della gente normale. Ognuno di quei quattrocentomila dollari conta, in quanto in grado di incidere sulle vite minime dei protagonisti, che sono, a vari livelli, "semplici" lavoratori del legname.

I tre protagonisti sono Hank Mitchell (Bill Paxton), suo fratello Jacob (Billy Bob Thornton) e Lou (Brent Briscoe), il migliore amico di Jacob. In realta' Lou e' solo la miccia all'interno della relazione gia' di per se' potenzialmente esplosiva fra i fratelli Mitchell. Jacob e' il maggiore, ma e' ritardato mentale (o "semplice"), e dunque e' sempre toccato a Hank prendersi cura di lui, addosandosi una responsabilita' non connaturata al proprio ruolo di fratello minore (e mortificante per il maggiore, espropriato del suo status all'interno della famiglia).

Per contro, ad Hank sono state date le uniche opportunita' consentite dal modesto budget a disposizione dei genitori: Hank ha studiato, ha potuto assicurarsi un lavoro decente e trovare una moglie carina e istruita come Sarah (Bridget Fonda), dalla quale adesso aspetta un bambino. A Jacob, invece, il fratello sfigato che non ha mai avuto possibilita' di avanzamento sociale, e nemmeno un amico (a parte Lou, l'individuo piu' sgradevole della contea) o una ragazza (l'unica che e' uscita con lui al liceo l'ha fatto per scommessa), papa' e mamma Mitchell hanno invece intestato una fattoria nella tundra gelata del Minnesota.

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Se siamo cosi' specifici nella ripartizione economica all'interno della famiglia Mitchell, e' perche', nel momento in cui entrano in gioco i 4 milioni e 4, qualsiasi rapporto fra i fratelli (ma anche fra i fratelli e l'"amico" Lou, e persino fra Hank e sua moglie) si trasforma in una "semplice" questione di interesse, che riecheggia e amplifica la percezione dei torti subiti da entrambi durante gli anni della crescita.

I soldi ritrovati sono sporchi non solo perche' frutto di attivita' illegali (il che diventa evidente quando nessuno si affretta a reclamarli), ma anche perche' sporcano chiunque li tocchi, spingendoli a commettere azioni sempre piu' scellerate. Hank, che all'inzio della vicenda sembra l'immagine dell'onesta' (azzeccatissimo il casting di Bill Paxton, un attore in grado di proiettare integrita' morale come Tom Hanks -- ma in maniera molto meno hollywoodiana), rivela una sorprendente (anche per lui) flessibilita' etica; Jacob, al contrario, pur partendo da un atteggiamento di infantile avidita', vedra' coincidere la sua "semplicita'" d'animo con una linearita' morale molto piu' radicata di quella del fratello. Agghiacciante anche la trasformazione di Sarah da mogliettina tutta sani principi a virago ambiziosa e arraffona.

La prospettiva di un insperato avanzamento economico e sociale mette la gente semplice di Soldi sporchi di fronte a scelte che fino a quel momento erano rimaste fuori dalla loro portata, e lo spettacolo che ne risulta e' una calata nel degrado morale (o una visione dark delle potenzialita' di abbrutimento morale insite nella natura umana). Possiamo immaginare lo stesso caleidoscopio di svolte, la stessa perversa reazione a catena a proposito di qualsiasi grande mutamento economico nella vita di una persona qualsiasi, ma il parallelo piu' immediato e' quello con la vincita al lotto, che spesso genera piu' disorientamento che felicita' proprio per via del carico di responsabilita' decisionale che comporta e che finisce comunque per scardinare l'esistenza quotidiana del vincitore.

Il soldi in se' bastano a sollecitare desideri inespressi che sarebbe stato meglio lasciare sopiti, a scatenare frustrazioni fino a quel momento tenute sotto il livello di guardia, persino a scoperchiare istinti animali "normalmente" moderati dal vivere civile. E qui gioca un ruolo importante l'ambientazione della vicenda in uno stato, il Minnesota, dove sopravvivere e' ancora una questione di lotta fra uomo e natura, tanto che -- come nel recente Affliction -- tutti gli abitanti possiedono un fucile. Le distese gelate, il minimalismo emotivo di gente abituata a non disperdere calore, l'apparente "semplicita'" (o candore) dei paesaggi immacolati costituiscono un background ideale per la trama, che nella sua struttura "thriller" e nel mood da independent movie (dovuto anche a un budget limitato) ricorda Frago dei fratelli Cohen, ma che nella costruzione etica fa pensare a Mamet, se non addirittura al teatro greco classico, il cui potenziale tragico, anche se scatenato da eventi esterni, si sviluppa tutto all'interno delle potenzialita' umane dei personaggi.

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E' un bene che la regia di Soldi sporchi sia stata affidata a Sam Raimi, regista con un passato horror (il cui miglior film rimane quel Darkman che coniugava i canoni del genere con un sottotesto importante) perfetto per illustrare l'orrore nell'avanzata progressiva del degrado morale fra i due fratelli. In Soldi sporchi Raimi si rivela insolitamente controllato: niente effetti speciali, niente spargimenti di sangue -- almeno non in forma grafica.

La mano del regista si apprezza soprattutto nei tocchi di humour nero che costellano il film, imprevedibili, incongruenti, e proprio per questo utilissimi a spezzare una tensione che, alla lunga, rischierebbe di diventare insostenibile. Perche' la sensazione dominante, guardando il film, e' quella di disagio: piu' ci identifichiamo nei personaggi e nei loro dilemmi, piu' ci rendiamo conto che, davanti agli stessi dilemmi, saremmo atrettanto impreparati, e altrettanto imprevedibili a noi stessi. Va detto pero' che la lunghezza del film, la lentezza delle scene e la verbosita' dei dialoghi rendono comunque onerosa la visione: la gravita' morale, quando e' cosi' cinematograficamente rimarcata, rischia di mettere a dura prova lo spettatore impreparato. Cosi' come infastidice la recitazione di Billy Bob Thornton: manierata, eccessivamente "toccante", smaccatamente "da Oscar". Non aiuta un trucco maldestro che confonde la malattia mentale con la mortificazione fisica.

 

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