Caffe' Europa
 
Attualita'

 

Cinema/Nemico pubblico

Paola Casella

 

 


Nemico pubblico, diretto da Tony Scott, scritto da David Marconi, interpretato da Gene Hackman, Will Smith, Jon Voight e Gabriel Byrne

E' possibile che ci sia troppa azione in un thriller d'azione? Nemico pubblico ne e' la prova: su una lunghezza di due ore e dodici minuti (che di per se fa invocare le forbici della postproduzione), una quantita' spropositata di pellicola e' dedicata a inseguimenti, esplosioni e sparatorie. In particolare un'estenuante scena di fuga dura qualcosa come mezz'ora a botte di sorprese e imprevisti sempre piu' improbabili e sempre piu' involontariamente comici: il risultato, per lo spettatore, e' una sensazione di fatica fisica, per non dire di noia incipiente.

Peccato, perche' il film parte da premesse interessanti, se non proprio innovative: la storia e' quella di un giovane avvocato, Robert Dean (Will Smith) che si trova impegolato suo malgrado (e, almeno all'inizio, a sua insaputa) in una cospirazione politica che aspira, tramite la tecnologia informatica, a mettere a segno un vero e proprio colpo di stato. La mente diabolica dietro al progetto golpista e' quella del pezzo grosso dei servizi segreti americani Thomas Reynolds (Jon Voight, ormai specializzato in ruoli di cattivo istituzionale), il cui esercito e' composto da una schiera di giovani hacker senza scrupoli, e la cui nemesi e' un ex impiegato della National Security Agency, nome in codice Brill (Gene Hackman, in una ripresa del ruolo di Harry Caul, il protagonista della Conversazione di Coppola).

Se da un lato la velocita' vertiginosa dell'azione rispecchia in pieno quella della tecnologia elettronica piu' avanzati, dall'altra l'incalzare frenetico degli eventi fa girare la testa allo spettatore, che ad un certo momento non riesce piu' a seguire la trama e finisce per disinteressarsene. Anche perche' e' difficile prendere a cuore la sorte di personaggi di cui si sa poco o nulla: nemmeno lo spessore umano di Gene Hackman riesce ad ovviare alla mancanza di caratterizzazione del suo Brill, che fa un conto esagerato sulla memoria cinematografica degli spettatori (la maggior parte dei quali, per motivi anagrafici, non ha probabilmente visto La conversazione). Un interprete del calibro di Gabriel Byrne, poi, e' totalmente sprecato in un ruolo talmente poco sviluppato da non costituire neppure un cammeo. Il produttore di Nemico pubblico, quel Jerry Bruckheimer che ha firmato i piu' recenti blockbuster d'azione, da Con Air a The Rock ad Armageddon, sembra ancora convinto che piu' si fa casino sul grande schermo piu' la gente si diverte (eppure il fiasco di Armageddon dovrebbe avergli insegnato qualcosa); il regista Tony Scott, il cui fiore all'occhiello rimane il reaganiano Top Gun, continuera' ad essere considerato il fratello meno dotato di Ridley (quello di Alien, Blade Runner e Thelma e Louise).

Da La conversazione in poi, il tema dei pericoli insiti nella tecnologia al servizio della sorveglianza di stato e' ricorrente nel cinema americano. L'informatica come minaccia alla stabilita' politica degli Stati Uniti e' uno spunto altrettanto sfruttato: pensiamo a Wargames - Giochi di guerra del lontano '83 o, in tempi piu' recenti, a Conspiracy Theory e The Siege.

Come in The Net, intrappolata nella rete, anche in Nemico pubblico il controllo informatico priva l'individuo di ogni parvenza di diritto civile: nel giro di ventiquattr'ore l'avvocato Dean viene privato della privacy, del credito bancario, del posto di lavoro e persino della propria identita'. Per non parlare delle cimici che gli vengono installate dappertutto, dando nuovo significato al concetto di invasivita' del mezzo informatico.



 


homearchivio sezionearchivio
Copyright © Caffe' Europa 1999

Home | Rassegna italiana | Rassegna estera | Editoriale | Attualita' | Dossier | Reset Online | Libri | Cinema | Costume | Posta del cuore | Immagini | Nuovi media | Archivi | A domicilio | Scriveteci | Chi siamo