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Cinema/C'e' posta per te

Paola Casella

 

 

C'e' posta per te, scritto e diretto da Nora Ephron, interpretato da Meg Ryan, Tom Hanks, Parker Posey, Greg Kinnear

Strano film, C'e' posta per te. Dietro l'apparenza zuccherosa nasconde spunti allarmanti; codificato all'interno di in un dialogo apparentemente innocuo appaiono sequenze chiave che, a pensarci bene, sono come campanelli di allarme.

E dire che questa commedia romantica era stata studiata apposta per allisciare e per tranquillizzare quello stesso pubblico (liberal, clintoniano, relativamente giovane e prevalentemente femminile) che aveva decretato il successo di Harry ti presento Sally, scritta dalla Ephron e interpretata da Meg Ryan, e di Insonnia d'amore, che vantava lo stesso ticket regista-sceneggiatrici-interpreti.

Persino la trama si presenta come intrinsecamente rassicurante: C'e' posta per te e' infatti il remake di una celebre commedia di Lubitsch, Scrivimi fermo posta, classe 1940. I protagonisti del film originale, interpretati da James Stewart e Margaret Sullavan (a proposito di facce rassicuranti), erano due commessi che si innamoravano attraverso una fitta corrispondenza postale, ma che grazie all'anonimato del fermo posta non sapevano di aver a che fare l'uno con l'altro.

I protagonisti di C'e' posta per te non sono commessi, ma proprietari di due librerie rivali: quella di Kelly (Meg Ryan) e' piccola, radicata nel territorio (l'Upper West Side di Manhattan, descritto dalla Ephron -- che abita in quel quartiere da anni -- come un villaggio da cartolina), dedicata ad un pubblico selezionato (i bambini del quartiere), ricca di tradizione (e' un negozio tramandato di madre in figlia). La libreria di Joe (Tom Hanks) e' invece un megastore, parte di una catena nazionale, dove oltre ad un'enorme varieta' di libri con lo sconto e' possibile acquistare gadget di ogni genere e consumare cappuccino.

Per chi conosce un po' l'Upper West Side, l'ispirazione del film deriva direttamente dall'attualita': richiama infatti la storia di una piccola libreria di zona (la Shakespeare and Company) che ha dovuto fare i conti con l'apertura, a pochi isolati di distanza, di uno dei supermercati della letteratura Barnes and Nobles.
C'e' posta per te e' ulteriormente aggiornato agli anni Novanta da Internet: la corrispondenza fra Kelly e Joe viaggia infatti in rete attraverso la posta elettronica, il che di partenza significa comunicazioni brevi ma intense e tempi velocissimi (in una sequenza la corrispondenza virtuale passa repentinamente al tempo reale: e noi speriamentiamo quel brivido contemporaneamente alla protagonista).

Se la trama di C'e' posta per te si muove sulla falsariga di quella di Scrivimi fermo posta, e' piu' una questione di ripetuti homage (per esempio il nome del negozio di Kelly, The shop around the corner, e' il titolo inglese del film di Lubitsch) che di aderenza alla trama. Ma piu' degli aggiustamenti drammatici conta il contesto contemporaneo (oltre alla perdita di freschezza narrativa da parte della Ephron, che ormai ricorre scopertamente alla ripetizione narrativa) che toglie a C'e' posta per te gran parte dell'innocenza che permeava Scrivimi fermo posta.

Di anacronistica ingenuita' e' ricco solo il personaggio di Kelly che, come il protagonista di Arancia meccanica, deve comunque muoversi in una realta' aggressiva e disincantata nella quale un minimo di spirito di autoconservazione e' necessario a garantire la elementare sopravvivenza.
La concorrenza di Joe nei confronti di Kelly e' a dir poco brutale, e e le sue tecniche di corteggiamento tendono alla prevaricazione (verso la fine del film una scena, che vorrebbe essere romantica, rende bene l'idea: si tratta di una vera e propria invasione di spazio privato, in una circostanza di particolare fragilita' fisica di Kelly).

Eppure Kelly, nel corso del film, concede a Joe sempre piu' terreno, non solo nel lavoro ma anche nella vita privata: Internet su di lei ha funzionato come un cavallo di Troia, creando una cortina di intimita' che l'ha spinta ad abbassare la guardia, a spogliarsi dei piu' elementari meccanismi di difesa.
Cosi' nella scena in cui dovrebbe incontrare il suo anonimo interlocutore, Kelly si presenta al luogo dell'appuntamento in anticipo, esponendosi in piena vista ad un perfetto estraneo che potrebbe essere Jack lo Squartatore senza prendere nessuna di quelle precauzioni alle quali una giovane donna newyorkese e' abituata. Lei, abbastanza abile nel mondo del commercio da mantenere in vita un negozietto locale (impresa gia' difficile a New York prima dell'arrivo dei megastore), affida la sopravvivenza della sua attivita' ai consigli del suo interlocutore virtuale, che, per quanto lei ne sappia, potrebbe essere il suo peggior rivale (...)

E' la magia incantatrice di Internet a far perdere a Kelly qualunque parvenza di buon senso? O e' la dinamica che si instaura all'interno di una cultura di massa dove per esprimere la propria individualita' si finisce per dedicare un quarto d'ora alla scelta di un caffe' (come suggerisce una delle battute piu' taglienti del film) e dove qualunque realta' parallela disposta a sanzionare la propria interiorita' ha la meglio sulla realta' quotidiana?
Kelly (che oltretutto ha l'aspetto efebico di Meg Ryan) si trasforma nella perfetta vittima anni Novanta, disposta a cedere la sua fonte di sostentamento, la sua stabilita' emotiva, persino la sua incolumita' fisica, a uno sconosciuto. Una specie di Blanche Dubois, quella che in Un tram che si chiama desiderio confidava nel buon cuore degli estranei.

Poco importa che anche Joe, dal canto suo, abbia dentro di se' una creatura tenera e gentile in attesa di uscire allo scoperto: non perde mai di vista i suoi interessi, lui, o i suoi affari, o le sue priorita'. E non e' solo una questione di ruoli sessuali (anche se da Nora Ephron, femminista dichiarata, non ci saremmo aspettati tanta leggerezza nella suddivisione delle fragilita' fra i personaggi). C'e' posta per te suggerisce che tutti gli elementi deboli della societa', cioe' i sognatori e gli innocenti, siano candidati a soccombere senza opporre resistenza: non e' un caso che The shop around the corner sia una libreria per bambini (mentre Shakespeare and Company, il modello reale cui la vicenda si ispira, era un bookstore per intellettuali).


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